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1997: Fuga da New York (1981)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 15 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
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1997: Fuga da New York

(Escape from New York) UK, USA 1981 azione/fantascienza 1h39’

 

Regia: John Carpenter

Sceneggiatura: John Carpenter, Nick Castle

Fotografia: Dean Cundey

Montaggio: Todd Ramsay

Musiche: John Carpenter, Alan Howarth

Scenografia: Joe Alves

Costumi: Stephen Loomis

 

Kurt Russell: Jena Plissken

Lee Van Cleef: commissario Bob Hauk

Ernest Borgnine: tassista

Donald Pleasence: presidente degli Stati Uniti

Isaac Hayes: il Duca

Frank Doubleday: Romero

Season Hubley: ragazza al Chock Full O’Nuts

Harry Dean Stanton: Harold ‘Mente’ Helman

Adrienne Barbeau: Maggie, la squinzia di ‘Mente’

Tom Atkins: Rehme

Charles Cyphers: segretario di stato

Nancy Stephens: capo dei terroristi

 

TRAMA: In un futuro molto prossimo l’intera città di New York, ormai ingovernabile e preda di bande metropolitane di banditi, è trasformata in un’enorme prigione dalla quale nessuno può fuggire. Caso vuole però che l’aereo presidenziale, dirottato da un gruppo di terroristi, precipiti sulla città. Salvato da una speciale capsula, il primo cittadino d’America viene preso in ostaggio dalla banda del Duca che, in cambio, chiede la propria libertà. La polizia infiltra allora Jena Plissken che in sole 24 ore deve compiere la sua missione.

 

VOTO 6,5


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Se immaginiamo una New York trasformata in un carcere gigante, dove non esistono più regole né speranza, siamo in un film di Carpenter, in cui il presente, ma anche il futuro prevedibile è una prigione. Solo un fuorilegge è, forse, l’eroe. Siamo nel 1997 (visto dal 1981) e il mondo è diventato un posto cupo, controllato e violento. In questo scenario, il Presidente degli Stati Uniti precipita proprio nel cuore di Manhattan e l’unico che può salvarlo è Snake Plissken, un ex soldato diventato criminale, con una benda sull’occhio e un atteggiamento da “non mi importa di niente”.


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John Carpenter costruisce un film d’azione che non segue le solite regole. Non ci sono eroi perfetti, né grandi discorsi patriottici. C’è solo Snake, interpretato da un Kurt Russell magnetico, che cammina tra rovine e gang con lo sguardo di chi ha già visto troppo. È un personaggio che non cerca gloria, ma libertà. E lo fa a modo suo, in una città buia, sporca, piena di pericoli. Ma è anche affascinante: un mondo dove ogni angolo racconta una storia di sopravvivenza. La musica elettronica, composta dallo stesso Carpenter, accompagna tutto con un ritmo freddo e ipnotico, come se il tempo stesse per finire.


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Il film è pieno di tensione, ma anche di ironia. Non ti dice cosa è giusto o sbagliato, ti mostra un mondo dove le scelte sono sempre complicate. E il finale, sorprendente e beffardo, lascia il segno: Snake non cambia, non si piega, e forse proprio per questo è l’unico davvero libero.


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Una cosa certa è che è un film che ha fatto scuola. Non solo per l’azione, ma per il suo stile, il suo protagonista indimenticabile e il modo in cui racconta un futuro che somiglia fin troppo al presente.


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Senza smentire la sua vocazione all’horror, l’indimenticabile maestro di questo genere scrive, dirige e compone le musiche (bellissime) di questo film notturno e allucinante, ricco di trovate, di azione e di eccellenti caratterizzazioni. Un film d’azione come non si sanno più fare oggi: insuperabile!


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Ritmo mozzafiato, grandi emozioni, visione apocalittica. Classico della fantascienza pulp, persino punk, sembra girato oggi, non invecchia mai.

 


 
 
 

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