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Dream Scenario - Hai mai sognato quest’uomo? (2023)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 minuti fa
  • Tempo di lettura: 7 min
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Dream Scenario - Hai mai sognato quest’uomo?

(Dream Scenario) USA, Canada 2023 commedia drammatica grottesca 1h42’

 

Regia: Kristoffer Borgli

Sceneggiatura: Kristoffer Borgli

Fotografia: Benjamin Loeb

Montaggio: Kristoffer Borgli

Musiche: Owen Pallett

Scenografia: Zosia Mackenzie

Costumi: Natalie Bronfman, Kaysie Bergens

 

Nicolas Cage: Paul Matthews

Julianne Nicholson: Janet Matthews

Michael Cera: Trent

Tim Meadows: Brett

Dylan Gelula: Molly

Dylan Baker: Richard

Kate Berlant: Mary

Lily Bird: Sophie Matthews

Jessica Clement: Hannah Matthews

Cara Volchoff: Candice

Noah Centineo: Dylan

Nicholas Braun: Brian Berg

Amber Midthunder: Haley

Marnie McPhail: Claire

 

TRAMA: Un professore universitario, sciatto e fallito, diventa una celebrità globale dall’oggi al domani dopo essere apparso in sogno a ogni persona sulla faccia della Terra.

 

VOTO 6,5


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L’interessante e sorprendente Sick of Myself (un singolare soggetto in cui una giovane ragazza di Oslo, quando il suo ragazzo artista comincia a rubarle la scena, decide di assumere un farmaco dalle conseguenze potenzialmente letali pur di tornare al centro dell’attenzione, innescando un circolo vizioso) ha fatto conoscere Kristoffer Borgli, un quarantenne regista e sceneggiatore norvegese ma quando un anno dopo si è ripetuto in quest’altra commedia drammatica e surreale, si è capito che la sua è una vera passione per storie che vagano tra l’assurdo e la satira sociale. In pratica, una visione della società moderna praticata da un’angolatura trascurata da altri artisti. Prendiamo il caso di questo film, il cui titolo italiano scelto dal distributore ha un’aggiunta che cerca di spiegare la nascita del fenomeno. Perché di fenomeno psicosociale si tratta, cioè di uno strano avvenimento presentato come una sorta di epidemia onirica che si diffonde a macchia d’olio.


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Tutto nasce sulla base di una leggenda metropolitana diffusasi in questi primi anni del secolo, sebbene abbia radici già degli Anni Ottanta quando la paziente di un noto psichiatra di New York disegnò il ritratto di un uomo che appariva nei suoi sogni e che spergiurava di non conoscere. Il ritratto rimase sulla scrivania dello psichiatra per qualche giorno, fino a che un altro paziente lo riconobbe, affermando anche lui di non averlo mai visto prima. Lo psichiatra diffuse allora il ritratto fra altri suoi pazienti e tutti riconoscevano la figura, identificata solo come This Man (Quest’uomo). Il ritratto dell’uomo poi si diffuse, con molta gente da tutte le parti del globo che lo riconosceva con la curiosa caratteristica che ognuno lo abbinava a diverse conseguenze. Da qui si arriva al progetto artistico concettuale e ad una bufala creati dal sociologo e analista di mercato di origine italiana, Andrea Natella. Nel 2008, questi ha creato un sito web chiamato “Ever Dream This Man?” che descrive un presunto individuo misterioso che, secondo quanto riportato, appariva nei sogni di numerose persone in tutto il mondo.Poi, Natella rivelò che il sito era una bufala come parte di una campagna di un cosiddetto marketing guerriglia, cioè una campagna pubblicitaria non convenzionale.



Rapportando il fenomeno al film, è una specie di esperimento collettivo e sociologico, nel senso che – almeno verso di me, come spettatore – mi ha svegliato l’attenzione e l’ho guardato come una sfida a capire come avrei reagito se mi fossi trovato nei panni dello sconcertato protagonista oppure in quelli dei suoi parenti più stretti o della cerchia delle persone che vantavano di averlo sognato. Che non si assiste ad uno dei soliti film lo si intuisce immediatamente perché la prima sequenza è – come si spiega subito dopo – un semplice sogno, pur se semplice non lo sarà mai.



Beh, che si inizi con un sogno è piuttosto frequente, ma come questo mai: l’adolescente Sophie sta sognando un uomo che rastrella foglie vicino a una piscina, ma improvvisamente lei vede piombare al suolo prima un mazzo di chiavi che manda in frantumi il tavolo di cristallo che accanto a lei, poi una scarpa piomba sull’acqua della piscina, quindi altri oggetti e subito dopo lei inizia a fluttuare verso il cielo gridando aiuto all’uomo vicino che, scopriamo, è suo padre Paul Matthews (Nicolas Cage), professore di biologia evolutiva nell’università locale. Quando l’uomo scopre che una professoressa ex collega sta scrivendo un articolo su un argomento che aveva discusso con lei molti anni prima, cerca di affrontarla ma invece, avendo un carattere poco aggressivo, la supplica di ricevere un po’ di riconoscimento. In seguito succede che l’ex fidanzata giornalista di Paul, Claire (Marnie McPhail), lo incontra con sua moglie Janet (Julianne Nicholson) e gli dice che appare nei suoi sogni. Con il suo permesso, scrive un articolo sull’esperienza. Presto, centinaia di sconosciuti si fanno avanti per nominare Paul l’uomo che vedono nei loro sogni.


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Va necessariamente precisato che il protagonista è il classico uomo qualunque, dal viso che nessuno nota o memorizza, che veste quasi trasandato (quel giaccone col collo di pelliccia lo seguirà costantemente dappertutto), che vive una esistenza monotona in attesa di un avvenimento che migliori la vita ma che non solo non accade ma che lui mai stimola affinché avvenga: persino il libro che da anni dice di stare a completare forse non lo ha mai iniziato. Ed ora si arrabbia perché l’ex collega gli sta sottraendo l’argomento ed il libro sta per vedere la luce presso un editore, mentre lui, che ci studia da sempre, non è per nulla considerato. Da nessuno. Solo in casa ha una moglie innamorata e due figlie adolescenti che lo rispettano ma vivono nel mondo dei sogni dello smartphone.


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Paul, che si vede al centro dell’attenzione di tutti e di più, cosa che non aveva mai sperato in vita sua, ovviamente apprezza la copertura mediatica che questo porta, ma è frustrato dal fatto che nei sogni viene costantemente rappresentato come passivo e poco interessante. Anonimo, peraltro, come lo è davvero. In interviste con alcuni suoi studenti, sempre svogliati ad ascoltare le sue lezioni, ma ora accorsi numerosissimi in aula, scopre in primo momento che i loro sogni sono come quelli degli altri, ma in seguito i sogni diventano incubi e lui, che appare, non fa nulla per aiutarli o soccorrerli, anzi lo vedono rimanere privo di emozioni come uno spettatore passivo, fino persino a prendere iniziative criminali e violente. Siccome questo secondo tipo di sogni si sta diffondendo sempre più, nella gente prende il sopravvento l’idea che lui sia davvero pericoloso anche nella vita reale. E tutti lo evitano, facendolo piombare in un vero incubo tangibile di impossibilità di convivenza. Persino in famiglia, cacciato di casa dalla moglie.


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Una commedia che diventa tragedia umana e sociale, un fenomeno degno dei rotocalchi di cronaca cittadina che diventa un esperimento sociologico sul comportamento isterico della gente comune, ma anche dei professionisti più in vista della città. Volendo, è anche un film horror, se si riesce ad immedesimarsi nella persona di Paul, il quale, senza alcuna colpa, è evitato e dileggiato come un criminale, mentre è sempre il solito uomo qualunque, incapace di far male ad alcuno. Perché succede tutto ciò? Per rispondere è necessario un sociologo e uno psichiatra, noi possiamo solo dedurre riflessioni riguardanti l’aspetto umano e quello artistico e ciò che viene spontaneo è dedurre che anche il cinema, come spesso fa, ci può far meditare sulle psicosi collettive che non raramente additano personaggi negativi o esaltano personaggi positivi sull’onda emotiva che alcuni sono in grado di creare ad arte per i più svariati motivi. Lo scalpore spesso fa notizia e quindi audience, trascina le persone in zone comportamentali che fanno comode alla politica o a vendere taluni prodotti (crea il bisogno e vendi il tuo prodotto), e così via.



Questo film è comunque un incubo per il protagonista, fino al punto di dover perdere tutto, anche la vita anonima che sperava di migliorare e che ora gli sembra la più desiderata. È un film che sorprende, fa sorridere, fa sobbalzare, lascia perplessi: è surreale, grottesco e provocatorio. Che sicuramente è lo scopo del buon lavoro che ha svolto Kristoffer Borgli, anche mediante la indovinata scelta dell’attore che serviva all’uopo. Nicolas Cage è perfetto: spesso nei panni di personaggi in difficoltà (tantissimi: solo per fare qualche esempio Il genio della truffa, The Weather Man - L’uomo delle previsioni, Solo per vendetta), qui trova le caratteristiche che gli calzano a pennello e recita molto bene. Frequentemente bistrattato dalla critica, va senz’altro riconosciuto il suo versante giusto quando trova i personaggi ideali e in questo caso si trova a meraviglia. Gli altri attori, a cominciare dalla brava Julianne Nicholson, sono tutti secondari e girano intorno a lui perché il mondo di questo film dal contenuto assurdo trova il perno su questo perdente o sfigato (loser, come gli scrivono sull’auto) Paul, che avrebbe preferito restare nessuno e non l’uomo dei sogni, non “quest’uomo” che tutti guardano come un pericoloso appestato. Una tale assurda serie di situazioni che ad ogni cambio di scena non si sa se si sta guardando un sogno, un incubo o la vita reale, tutti mixati con una buona dose di abilità da parte di Kristoffer Borgli.


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Esperimento collettivo o meno: è una parabola su come la gente può essere condizionata dai media tramite TV e smartphone, e su come può essere influenzata e incattivita. È l’ennesima conferma di quanta incoerenza che caratterizza l’essere umano ci sia nell’aria, la facilità con la quale imputa agli altri le colpe della propria incapacità a trovare spiegazioni o il bisogno di placare le proprie ansie e paure. Debolezze che conosciamo e che qui si uniscono a uno sguardo ironico ma non banale sulle tante discussioni su mascolinità, cancel culture (la velocità con cui il protagonista passa da persona idolatrata a reietto è impressionante) e sulla capacità dei nuovi mercati di aggiornare la propria tendenza allo sfruttamento altrui. Ma stiamo parlando di un film… o no? O succede veramente?


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Il finale non è da meno ma siccome Paul si è abituato alla fugacità delle esperienze vissute si adegua e accetta perfino che il suo libro (di tutt’altro argomento) che doveva chiamarsi, appunto, Dream Scenario, è diventato – grazie al fiuto per gli affari del manipolatore Trent (Michael Cera) – “Io sono il tuo incubo”. Mica per niente l’ho anche definito, infatti, una specie di horror e un motivo c’è, alla base: il film è diretto da un esordiente, che è anche autore del soggetto, della sceneggiatura e del montaggio, ma è prodotto da Ari Aster e Lars Knudsen con la loro casa di produzione Square Peg assieme anche allo stesso Nicolas Cage. E se c’è la mano di Ari Aster…



Riconoscimenti (tra 3 premi e 18 candidature)

Golden Globe 2024

Candidatura miglior attore in commedia / musicale Nicolas Cage

 


 
 
 

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