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58 minuti per morire - Die Harder (1990)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 6 ott 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

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58 minuti per morire - Die Harder

(Die Hard 2) USA 1990 azione 2h4’


Regia: Renny Harlin

Soggetto: Walter Wager (romanzo)

Sceneggiatura: Steven E. de Souza, Doug Richardson

Fotografia: Oliver Wood

Montaggio: Stuart Baird, Robert A. Ferretti

Musiche: Michael Kamen

Scenografia: John Vallone

Costumi: Marilyn Vance


Bruce Willis: John McClane

Bonnie Bedelia: Holly Gennaro

William Atherton: Richard Thornburg

Reginald VelJohnson: Al Powell

Franco Nero: Ramon Esperanza

William Sadler: col. Stuart

John Amos: magg. Grant

Dennis Franz: cap. Carmine Lorenzo

Art Evans: Leslie Barnes

Fred Dalton Thompson: Trudeau

Tom Bower: Marvin

Sheila McCarthy: Samantha Coleman

Don Harvey: Garber

Robert Patrick: O'Reilly

Robert Costanzo: serg. Vito Lorenzo


TRAMA: Il tenente di polizia John McClane si reca all'aeroporto ad aspettare la moglie. Ma l'aeroporto viene sequestrato da un gruppo di terroristi, capeggiati da un ex ufficiale dei corpi speciali, che non esita ad abbattere un aereo pieno di passeggeri per perseguire il suo scopo: fare atterrare e prelevare, salvandolo così dal meritato processo, un dittatore sudamericano trafficante di droga.


Voto 6,5

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È raro che il sequel di un buon film sia all'altezza del precedente e mantenga (quasi) le aspettative. È il caso di questa volta, un ritorno, un po' accomodato nella sceneggiatura ma comunque divertente, del personaggio diventato eroe di John McClane, impersonato dal solito coriaceo Bruce Willis. La vera questione è che il primo film aveva le caratteristiche per dare adito ad un seguito e il protagonista non si poteva certamente accantonare, visto il successo e la possibilità di dargli ancora spazio, ma c’è anche da dire che il nuovo regista, Renny Harlin, non è più l’esperto John McTiernan, e lo si nota dal minor ritmo dell’azione.

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Siamo alla Vigilia di Natale e John McClane è, suo malgrado, di nuovo costretto dagli eventi ad intervenire alla sua maniera. Questa volta, la scena non è più la Nakatomi Tower di Los Angeles, ma l'aeroporto internazionale Dulles di Washington dove un gruppo di terroristi (ci sono sempre terroristi in questi film) guidati dal colonnello rinnegato Stewart (William Sadler) ha preso il comando delle piste e della torre di controllo. A meno che le loro richieste, che includono l'immediato rilascio del signore della droga Ramon Esperanza (Franco Nero) mentre viene trasportato negli Stati Uniti per il processo, non vengano soddisfatte, la banda di Stewart intende iniziare a far schiantare gli aerei. La moglie del nostro eroe, Holly McClane (sempre Bonnie Bedelia) è su uno di quegli aerei, girando all'infinito nel cielo mentre una bufera di neve invernale avvolge l'aeroporto già paralizzato. Ecco allora la presenza e l’azione di John McClane.

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Magari la trama di questo sequel è più ambiziosa di quella dell'originale, anche a guardare gli spazi in cui si svolge, perché i confini della torre Nakatomi della volta precedente erano più limitati e qui ampliati in un enorme aeroporto, anche se la maggior parte dell'azione si svolge ancora nell'area limitata dell’edificio. Tuttavia, non sono solo i terroristi con cui McClane deve fare i conti, ma lo rallentano un esercito di giornalisti, un capitano della polizia locale (Dennis Franz) che non lo sopporta, la squadra antiterrorismo del governo e una tempesta invernale che sta chiudendo gli aeroporti lungo tutta la costa orientale. Insomma, John deve badare a tante cose. In ogni caso, si ha come l’impressione che la presenza di così tanti elementi possa sminuire l'efficacia del film. Beninteso, il film è ancora un giro da brivido con il tempo contato, ma, come detto, a Renny Harlin, che è un buon sostituto sulla sedia del regista, manca la misura del passo e l’esperienza dell’altro.

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Alcuni personaggi vengono direttamente dal primo film, altri sono stati sostituiti con figure simili interpretate da attori di minor efficacia, ad iniziare dall’assenza di un attore tanto bravo a fare il buono quanto il cattivo, Alan Rickman: qui il colonnello Stewart di William Sadler non ha lo stesso spessore, indubbiamente. In più pare logora l’idea che domina i criminali che pensano ancora "Il comunismo deve essere fermato a tutti i costi", con la coincidenza che nel frattempo il Muro di Berlino era ancora in piedi quando questo film è entrato in produzione, ma era stato demolito l’anno precedente all’uscita. Diversi personaggi, comunque, ritornano: i più ovvi (e necessari) sono John e Holly McClane, torna anche per un cameo Reginald Veljohnson (che mangia di nuovo twinkies), e William Atherton è ancora qui. I nuovi arrivati includono Art Evans come ingegnere che usa la sua esperienza elettronica per combattere i terroristi, John Amos come il maggiore che ha insegnato al colonnello Stewart tutto ciò che sa e Fred Dalton Thomas come l'uomo responsabile nella torre di controllo.

In sintesi, un film d'azione dilettevole ma con qualche accomodamento nella sceneggiatura, come spesso capita in questo genere, per poter portare in porto la trama secondo la linea tracciata in partenza: intrattenimento è la parola d’ordine e il film esegue ubbidiente.



 
 
 

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