A proposito di Henry (1991)
- michemar

- 6 feb
- Tempo di lettura: 3 min

A proposito di Henry
(Regarding Henry) USA 1991 dramma 1h48’
Regia: Mike Nichols
Sceneggiatura: J.J. Abrams
Fotografia: Giuseppe Rotunno
Montaggio: Sam O’Steen
Musiche: Hans Zimmer
Scenografia: Tony Walton
Costumi: Ann Roth
Harrison Ford: Henry Turner
Annette Bening: Sarah Turner
Bill Nunn: Bradley
Mikki Allen: Rachel Turner
Donald Moffat: Charlie Cameron
Nancy Marchand: O’Brien
Andy Linares: Rosella
Rebecca Miller: Linda
Bruce Altman: Bruce
Brian Smiar: dr. Marx
Mary Gilbert: Julia
Elizabeth Wilson: Jessica
Michael Haley: procuratore
TRAMA: Un avvocato di successo, cinico e spietato, viene coinvolto in una rapina e colpito alla testa da una pallottola. Salva la vita, ma resta parzialmente paralizzato e perde la memoria. La lenta riabilitazione fisica e il faticoso recupero delle sue facoltà mentali gli rivelano la sua precedente personalità. L’uomo decide di cambiare la sua vita per una nuova esistenza.
VOTO 6,5

Un film firmato da questa encomiabile regista è sempre una bella sorpresa: stavolta Mike Nichols racconta la storia di Henry Turner (interpretato da Harrison Ford), un avvocato di successo di New York. Lui è descritto come un tipico yuppie ossessionato dal sogno americano e da quel traguardo che si chiama successo, ma che, proprio per questo, ha perso i suoi valori e il contatto umano. All’inizio del film, Henry ha tutto: una carriera di successo, una partnership in uno studio legale, un ufficio lussuoso, una segretaria, una casa elegante a Manhattan, una bella moglie, Sarah (interpretata da Annette Bening), e una figlia. Tuttavia, non è realmente connesso con la sua famiglia e le persone intorno a lui. Ad esempio, ha vinto una causa contro un diabetico indifeso per conto di un ospedale e non riesce a comunicare con sua figlia, offrendo commenti superficiali invece di vero conforto. La sua vita cambia radicalmente quando viene coinvolto in un incidente in un negozio di alimentari che lo lascia gravemente ferito. Questo evento lo costringe a intraprendere un lungo percorso di riabilitazione, durante il quale deve reimparare tutto, dalle abilità motorie di base alla riscoperta delle emozioni e dei valori umani.
Harrison Ford interpreta il personaggio principale passando da maniaco del controllo a bambino impotente che, nonostante tutto, riesce a trionfare. Per interpretarlo, utilizza come al solito il suo sorriso caratteristico, una combinazione di smorfia, sussulto e sorriso, con esito comi-tragico in diverse scene. Al suo fianco Annette Bening, ottima a mostrare credibilità e calore, affrontando le difficoltà della situazione. Il caro Bill Nunn interpreta una bellissima figura (immancabile in queste trame) che si rivela fondamentale nel percorso di recupero spirituale di Henry, oltre che fisico, offrendo una performance coinvolgente e compassionevole.
Ma non si può fare a meno di evidenziare che, nonostante la premessa interessante e il colpo di scena iniziale, il film diventa prevedibile. Henry, in precedenza egoista e distante dalla sua famiglia, cambia atteggiamento riguardo a vari aspetti della sua vita, come il modo in cui tratta il portiere, il tavolo da pranzo che in precedenza detestava, e la scuola privata per sua figlia. E quindi si assiste, prevedibilmente, a un percorso lineare di redenzione e riconnessione familiare, con Henry che impara ad apprezzare le piccole cose e a valorizzare la sua famiglia.
Lo sceneggiatore Jeffrey Abrams ha chiaramente tratto ispirazione da film emotivamente coinvolgenti e di successo come Big, Rain Man, Ghost e Risvegli, quello più assimilabile. Comunque, sebbene questo film non offra nulla di veramente innovativo, è apprezzato come una storia di personaggi che cerca di far riflettere sugli aspetti più umani e importanti della vita.

Nonostante alcuni difetti e la facilità della trama, riesce a raggiungere il suo obiettivo di far sì che gli spettatori riflettano sull’importanza delle loro famiglie e delle relazioni autentiche essendo certamente una storia gratificante a livello emotivo, che invita a riscoprire i valori e le connessioni umane.


















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