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After Love (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 10 feb 2023
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 23 mag 2023


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After Love

UK 2020 dramma 1h29’


Regia: Aleem Khan

Sceneggiatura: Aleem Khan

Fotografia: Alexander Dynan

Montaggio: Gareth C. Scales

Musiche: Chris Roe

Scenografia: Sarah Jenneson

Costumi: Nirage Mirage


Joanna Scanlan: Mary Hussain

Nathalie Richard: Geneviève

Talid Ariss: Solomon

Nasser Memarzia: Ahmed

Sudha Bhuchar: Farzanna

Nisha Chadha: Mina


TRAMA: Nella città costiera di Dover, nel sud dell'Inghilterra, Mary Hussain si ritrova vedova dopo la morte inaspettata del marito Ahmed. Il giorno dopo il funerale, scopre che l'uomo nascondeva un segreto a soli 34 km di distanza, dall'altra parte del canale della Manica, a Calais.


Voto 8,5

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Il film è ambientato tra Dover e Calais, città sulla Manica, e racconta la storia di Mary Hussain (Joanna Scanlan), una donna convertitasi all'Islam prima di sposare Ahmed, un uomo musulmano. Quando quest'ultimo muore, però, Mary fa una scoperta eclatante: il suo matrimonio, che credeva felice e sereno, non era così in verità, perché suo marito la tradiva. L'uomo viaggiava spesso per lavoro e la meta dei suoi spostamenti era la Francia, dove vive tutt'oggi la sua amante. Rimasta sconvolta da questa scoperta, Mary decide di partire alla volta della Francia per conoscere la donna che è stata la sua rivale in amore, ma quest'incontro cambierà per sempre la vita di entrambe.

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Per amore, l’opulenta donna inglese Mary aveva rinunciato alla sua piena identità occidentale e si era convertita alla religione islamica per sposare Ahmed, un uomo che viaggiava spesso e quindi si assentava per giorni dalla loro casa vicina alle mitiche bianche scogliere di Dover, presumibilmente – vista la foto incorniciata conservata in casa – come marittimo sul traghetto tra la cittadina e la sponda francese di Calais. Una sera, rientrando a casa, l’uomo si siede davanti alla TV e mentre la moglie continua a parlargli, muore all’improvviso. La signora, tranquilla e silenziosa di carattere, reagisce con compostezza, tanto che nella giornata dei funerali, in casa è una delle persone più riservate, contenendo il dolore in un mutismo religioso e civile encomiabile. Tutto l’affetto che aveva riversato sul marito adesso è compresso in un atteggiamento fermo e dignitoso, mentre le donne vicino a lei piangono. Il giorno seguente, mettendo in ordine e cercando piccoli segni del consorte sparsi nella casa, scopre il suo cellulare e ciò che conservava tra i suoi documenti ed inizia a curiosarvi, scoprendo ciò che non avrebbe mai immaginato di trovare: un documento di identità e la messaggistica costante e chiaramente affettiva con una donna francese. Lo stupore supera persino l’imprevisto e la curiosità di capire cosa le aveva nascosto il marito la spinge ad accertarsi della persona sconosciuta. Una donna che vive a Calais, città verso cui parte immediatamente.

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Il dramma si tinge di giallo psicologico. Sistematasi in un albergo, si dirige verso l’indirizzo della donna e mentre osserva l’ingresso, quest’ultima, Geneviève (Nathalie Richard) la scambia per la colf che attendeva dall’agenzia e fa entrare Mary, che, impacciata e impreparata per la accoglienza errata, accetta volentieri per capire bene con chi ha a che fare e chi è veramente la seconda donna del suo uomo. Sta al gioco e finge di essere davvero la donna delle pulizie. Inizia così uno strano rapporto di datore di lavoro e dipendente che diventa giorno dopo giorno un gioco pericoloso in cui necessita stare attenti per non rivelare la reale identità. Inevitabile, nel corso del servizio, che nelle chiacchiere tra le due donne, tra un minimo di confidenza e le notizie relative alla propria vita, anche familiare, in un “dico e non dico”, qualche omissione comoda, qualche notizia vaga, le due donne si conoscono meglio. Un equilibrismo innocente da parte di Geneviève, all’oscuro di tutto, contrapposto a quello esplorativo con estremo tatto da parte della affranta musulmana, anche perché la prima è sempre più preoccupata dalla persistente mancanza di notizie dell’uomo. Fin quando il figlio della francese e del defunto Ahmed, l’adolescente Solomon, sempre in dissidio con la madre e con una gran voglia di andare a vivere dal padre che non sente da molto tempo, causa un litigio tra i tre, che fa crollare il castello delle bugie, fino alla rivelazione completa della situazione. Ora è battaglia dichiarata tra la donna francese e quella inglese, oltre che con il giovanotto.

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Un dramma bifamiliare in un dramma di relazioni, un thriller psicologico tradotto in un duello mentale tra due donne rivali: una che, pur al corrente che il suo uomo e padre di suo figlio aveva una regolare famiglia al di là della Manica, voleva tenerlo solo per sé e sognava una vita familiare più stabile, l’altra che ignorava tutto e si è mossa solo per capire chi fosse la donna che aveva condiviso suo marito, com’era, come aveva mai potuto tradirla senza mai dare un segnale. “Why?” si chiede davanti allo specchio appannato. Forse perché l’altra è magra e bionda e moderna, mentre lei è grassa e non si prestava a presentarsi più attraente? Forse è per questo che un giorno si specchia controllando le sue eccessive rotondità, con la carne che le abbondava il grosso seno, i fianchi e il ventre? Eppure, tolto il velo onnipresente ha ancora un bel viso, dagli occhi sinceri e chiari, un bel sorriso empatico che la rendono amabile e rivelatori di una bellezza sfiancata dalla pinguedine. Era stata madre, di un figlio perso molto presto che ora riposa a fianco del padre nel cimitero musulmano ed oggi è rimasta una credente molto osservante, si fa chiamare Fahima, con le regolari preghiere recitate sul tappeto dopo il rituale lavaggio. Una donna ligia ai doveri di casalinga che oggi si chiede perché quella bionda, neanche lei giovane, abbia potuto essere la donna segreta di suo marito, madre anch’ella di un bell’adolescente ribelle e affezionatissimo a quel poco presente padre con cui amerebbe andare a vivere.

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Come conciliare le esigenze della spartizione del ricordo di Ahmed? Come spiegare la reale situazione che si trascinava da tanti anni? Come spiegare al giovane Solomon, ignaro di tutto?


Il giallo si intensifica perché Mary, con il cellulare tramite cui è risalita all’altra vita francese fa finta, ha instaurato un segreto dialogo con il giovane che chiede all’uomo di poter andare a vivere da lui e che gli confida che gli manca tanto. E lei risponde. Impaurita da tali circostanze, temendo anche di peggiorare le cose, è tentennante ma la tenerezza che le smuove il figlio del suo uomo è più forte. Sa che se esplode la verità, sarà fragorosa, se accadrà – e pare inevitabile – non si sa quali danni e quali contrasti si dovranno affrontare, come sarà possibile, in modo civile, mettere in piano le asperità di una condizione piena di ostacoli affettivi e di convivenza pacifica. Non si può risolvere semplicemente dandosi battaglia, anche se una è atea e l’altra islamica osservante che ragiona sui principi sani e rispettosi degli altri. L’unica, vera, attendibile e corretta soluzione è la comprensione reciproca e l’accettazione pacifica l’una verso l’altra ed entrambe verso l’affezionatissimo Solomon.

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Nathalie Richard è un’ottima attrice che ha lavorato sempre, moltissimo e bene, tra l’altro ultimamente con François Ozon (È andato tutto bene) e Michael Haneke (Happy End). Il giovane Talid Ariss si rivela un eccellente promessa, tanto da aver ottenuto più di un riconoscimento per questa prova. Lascio per ultimo il giudizio sulla straordinaria, immensa, strepitosa Joanna Scanlan, solitamente un’attrice che lavora sempre in secondo piano, una di quelle che nessuno nota tra i personaggi secondari, una dalla presenza anonima e che invece stupisce lo spettatore alla pari di una delle meraviglie del mondo artistico. Esagerato? No, direi persino diminuente, dato che merita ogni tipo di elogio, ogni esclamazione di merito, una standing ovation a più riprese durante tutta l’ora e mezza del film. Specialmente quando, con o senza hijab, guarda dritto nella cinepresa o negli occhi degli interlocutori o verso l’orizzonte delle coste di Calais, fissando il suo sguardo blu e il sorriso appena accennato in un bel florido viso che esprime ogni tipo di sentimento, trattenuto e mai esternato con enfasi, contenendo educatamente e per rispetto verso gli altri l’emotività provata nell’intimo. Ed ogni volta dà questa impressione, con precisione, tanta delicatezza e sensibilità. Attrice sbalorditiva. Ma dov’è stata fino ad oggi? Premiata con il British Independent Film Award del 2021 come il giovane attore, assieme al film, alla regia, e alla sceneggiatura, oltre al debutto del regista; in più, il definitivo premio quale miglior attrice protagonista ai BAFTA del 2022. Se vi sembran pochi.

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Elogio a parte per il bravissimo Aleem Khan, altra rivelazione, che spiega: “Questa storia è nata dal mio desiderio di parlare della mia esperienza personale, in bilico tra due mondi e tra due pelli. Sono inglese e pakistano, il che significa che sono cresciuto tra due differenti culture. Inoltre, essendo musulmano e omosessuale, ho dovuto condurre due vite separate per molto tempo. Quando ero giovane, era difficile convivere con queste dicotomie e sentivo profondamente di non appartenere a niente e nessuno. A 19 anni, ho avuto una svolta. Ero al college e mi sentivo come se stessi in lite con me stesso. Alla fine, ho accettato la mia sessualità e abbandonato la religione con cui sono cresciuto e di cui ho seguito i precetti. Le domande che mi sono posto e la riconfigurazione della mia vita sono arrivate in corrispondenza della crisi di identità che in quel momento mia madre stava vivendo. È una storia composta da diversi strati ma al centro c'è una donna che lotta per mettere insieme i pezzi della sua vita così come quelli della sua identità in frantumi. Cerca la verità, la comprensione e in ultima analisi una famiglia.”

“Il film è una riflessione sul concetto di identità. Siamo abituati ad adattare i nostri comportamenti all'ambiente e alle persone con cui ci troviamo, e lo facciamo anche per coloro che amiamo. Possiamo persino arrivare a creare un nostro io in base alle esigenze degli altri... ma perché? Per renderci più desiderabili, accettabili, amabili? Lo facciamo perché abbiamo troppa paura di essere rifiutati se ci mostriamo come siamo veramente? Mary adotta la religione e la cultura di Ahmed al punto di cancellare chi era prima e questo spinge a chiederci quanto di noi stessi ci appartenga davvero. Attraverso il viaggio di Mary, volevo esplorare come affrontiamo il lutto, come accettiamo l'idea di perdere la nostra ‘altra metà’ e come diventiamo dopo che l'elaborazione del lutto è terminata. Ero anche interessato a mostrare come verità, etica e bugie si intreccino nelle relazioni e come i personaggi di questa storia hanno gestito e violato il proprio codice morale. Per me, era importante non condannare o giudicare i personaggi: chiunque è colpevole di tradimento e va ben oltre i limiti, compresa Mary. Nonostante sia la vittima di un terribile tradimento, Mary è come diventata complice delle bugie di Ahmed. Spero che guardando il film chiunque rifletta sulle proprie relazioni, sui segreti che nascondono e sulle bugie che dicono a coloro che amano.


Una scoperta inaspettata, un film meraviglioso, con una regia impeccabile e una sceneggiatura delicata e curatissima, protagonista strepitosa: applausi per tutti!

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2021 – British Independent Film Award

Miglior film indipendente

Miglior regia

Miglior attrice a Joanna Scanlan

Miglior attore non protagonista a Talid Ariss

Miglior sceneggiatura

Miglior debutto alla regia

Candidatura alla miglior attrice non protagonista a Nathalie Richard

Candidatura al miglior casting

Candidatura al miglior debutto alla sceneggiatura ad Aleem Khan

2022 – BAFTA

Migliore attrice protagonista a Joanna Scanlan

Candidatura al miglior film britannico

Candidatura al miglior regista

Candidatura al miglior esordio britannico da regista, sceneggiatore o produttore ad Aleem Kahn



 
 
 

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