Agente 007 - L’uomo dalla pistola d’oro (1974)
- michemar

- 29 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Agente 007 - L’uomo dalla pistola d’oro
(The Man with the Golden Gun) UK, USA, Thailandia, Cina 1974 spionaggio 2h5’
Regia: Guy Hamilton
Soggetto: Ian Fleming
Sceneggiatura: Richard Maibaum, Tom Mankiewicz
Fotografia: Ted Moore, Oswald Morris
Montaggio: Raymond Poulton, John Shirley
Musiche: John Barry
Scenografia: Peter Murton
Costumi: Elsa Fennell
Roger Moore: James Bond
Christopher Lee: Francisco Scaramanga
Britt Ekland: Mary Goodnight
Maud Adams: Andrea Anders
Hervé Villechaize: Nick Nack
Clifton James: J.W. Pepper
Richard Loo: Hai Fat
Soon-tek Oh: ten. Hip
Marc Lawrence: Rodney
Lois Maxwell: Miss Moneypenny
Marne Maitland: Lazar
Desmond Llewelyn: Q
James Cossins: Colthorpe
Yao Lin Chen: Chula
Bernard Lee: M
TRAMA: Un simpatico regalo arriva società di copertura dell'Intelligence britannico. Un proiettile d'oro con inciso un numero: 007. Messaggio chiaro, a mandarlo (forse) un killer di origine cubana, Scaramanga, allevato in un circo e amante degli animali, delle belle donne e della sua proverbiale pistola d'oro. Nessuno l'ha mai visto: ma James Bond cerca di rintracciarlo seguendo varie piste, da Beirut a Hong Kong fino ad un'isola della Thailandia, base segreta del sicario. Al fianco di 007 la pasticciona Mary Goodnight.
VOTO 6

Dalli e dalli, pensando di essere furbi e di far soldi facilmente, sfruttando l’ormai collaudato marchio 007, i mitici produttori Albert R. Broccoli e Harry Saltzman con la loro EON Productions continuano imperterriti ma fanno quasi un buco nell’acqua, ed ora eccoci qui con il film numero 8 della saga, secondo con Roger Moore, che qui sembra meno in palla, ma non è tutta colpa sua.

Considerato addirittura da molti critici dell’epoca (modestamente anche per me) il più sciocco tra i film di James Bond (o quasi, tenendo presente anche Casino Royale del 1967), questo quarto ed ultimo diretto da Guy Hamilton, gioca costantemente con la parodia. Sì, pare proprio, purtroppo, una parodia. Dal ritorno del grottesco sceriffo J.W. Pepper alle improbabili arti marziali in cui due ragazze sconfiggono decine di avversari mentre Bond osserva divertito, l’avventura sembra non prendersi mai sul serio. Eppure, dopo la cupezza di Vivi e lascia morire, questa leggerezza appare quasi come una boccata d’aria, una sosta. Il killer Scaramanga, interpretato da Christopher Lee, non è il classico villain bondiano, ma si avvicina più di quanto avessero fatto i nemici del film precedente.

Roger Moore, al suo secondo incarico come 007, non ha ancora trovato la piena misura del personaggio – cosa che forse accade solo con La spia che mi amava – ma qui appare più a suo agio, iniziando a delineare una caratterizzazione personale. Attorno a lui tornano i volti familiari: M severo e inflessibile, Q burbero e ironico, Moneypenny ormai un po’ troppo avanti con gli anni per continuare i giochi di seduzione.

La trama intreccia due linee narrative: da un lato la caccia di Bond a Scaramanga, che ha già inciso il numero 007 su una delle sue pallottole d’oro; dall’altro la contesa per un dispositivo capace di convertire l’energia solare, tema che riflette la crisi energetica degli anni ’70. Lee, veterano dei film horror, dona al suo personaggio un carisma sinistro e glaciale: il suo personaggio non è mai ridicolo, ma un eremita vanitoso che uccide per sport e nutre un rispetto segreto per Bond.

Le Bond girl sono due: Britt Ekland nei panni dell’imbranata assistente Mary Goodnight e Maud Adams come Andrea, la compagna del villain. Accanto a loro, Hervé Villechaize è Nick Nack, spalla caricaturale di Scaramanga, mentre Clifton James torna a incarnare il buffo Pepper, stavolta in vacanza in Oriente, protagonista di un inseguimento automobilistico che culmina con il nemico che letteralmente prende il volo.

Il film raramente si concede serietà: Goodnight è goffa, Pepper e Nick Nack sono figure da fumetto. Eppure, proprio grazie al tono scelto e alla presenza magnetica di Christopher Lee, il film rimane un episodio curioso, sospeso tra il ridicolo e l’intrigante, un Bond che non teme di flirtare con la farsa ma che trova nel suo antagonista un’ombra di autentica minaccia.
Dimenticabile.






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