Agora (2009)
- michemar
- 27 apr 2022
- Tempo di lettura: 3 min

Agora
Spagna/Malta/Bulgaria 2009 biografico 2h7’
Regia: Alejandro Amenábar
Sceneggiatura: Alejandro Amenábar, Mateo Gil
Fotografia: Xavi Giménez
Montaggio: Nacho Ruiz Capillas
Musiche: Dario Marianelli
Scenografia: Guy Hendrix Dyas
Costumi: Gabriella Pescucci
Rachel Weisz: Ipazia
Max Minghella: Davo
Oscar Isaac: Oreste
Ashraf Barhom: Ammonio
Michael Lonsdale: Teone
Rupert Evans: Sinesio
Homayoun Ershadi: Aspasio
Sammy Samir: Cirillo
Richard Durden: Olimpio
George Harris: Heladius
Omar Mostafa: Isidoro
Manuel Cauchi: Teofilo
Oshri Cohen: Medoro
Charles Thake: Esichio
Harry Borg: prefetto Evagrio
Yousef Sweid: Pietro
Amber Rose Revah: Sidonia
TRAMA: Nel corso del IV secolo D.C. violenti scontri religiosi infuocarono le strade di Alessandria riversandosi anche all'interno della leggendaria biblioteca. Intrappolata all'interno dei suoi muri la brillante astronoma Ipazia, aiutata da un piccolo gruppo di fedeli discepoli, lotta per salvare il patrimonio culturale del mondo antico. Intanto due discepoli combattono per il suo amore.
Voto 7

Chi si poteva attendere dal titolo e dal soggetto un peplum di spade e sandali antichi si sbagliò di grosso. In realtà, Alejandro Amenábar puntava decisamente la barra verso un film sulle idee, un dramma basato sull'antica guerra tra la scienza e la superstizione, compreso le religioni. Al suo centro c'è una donna che nel IV secolo d.C. era scienziata, matematica, filosofa, astronoma e insegnante, rispettata in Egitto, anche se in quei tempi non ci si aspettava che le donne fossero dotate di queste virtù. Essenzialmente è la storia della vita di Ipazia (la bellissima Rachel Weisz), che è nata e cresciuta sotto l’ala culturale e scientifica di suo padre Teone (Michael Lonsdale), che era il curatore della Biblioteca di Alessandria, la missione del quale era quella di raccogliere tutta la conoscenza del mondo. Gli studiosi arrivavano in quel luogo da tutto il mondo antico, facendo ricerche e donando manoscritti. Purtroppo fu distrutta dai cristiani nel 391 e questo film ci racconta la sventura che avvenne in quegli anni, con quella perdita incalcolabile.

Il titolo del film oggi ci indica sempre un luogo di ritrovo culturale dentro il quale si possa discutere con idee libere e quel luogo nell’occasione è proprio quella eccezionale biblioteca, all’interno della quale le prime scene mostrano come Ipazia si dedichi ad insegnare a una classe di giovani che la ascoltano con aperta ammirazione. Mente evoluta e di straordinaria intelligenza, già allora utilizzava un modello per dimostrare, secoli prima di Galileo, che la Terra non fosse al centro dell'universo. Una rivoluzione pericolosa per i tempi. Ipazia ha, tra i tanti, tre studenti completamente incantati da lei e dalla sua bellezza, tanto che Davo (Max Minghella), Sinesio (Rupert Evans) e Oreste (Oscar Isaac) commettono l'errore di provare a guardarla, oltre che come scienziata, come donna desiderabile. Al contrario lei dà l’idea di essere priva di questo tipo di sentimenti, anzi forse crede che la sua vocazione glielo inibisca. È costretta persino a respingere brutalmente le avances di Oreste. Ma mentre la ragazza studia attingendo la conoscenza dalle tantissime pergamene arrotolate della biblioteca, fuori infiamma la guerra di religione tra protocristiani e il resto della popolazione di pagani ed ebrei.

Né i pagani né i cristiani si dimostrano pacifici e, anzi, entrambe le parti sono convinte di possedere la certezza che i loro avversari siano per definizione esseri malvagi. E il sangue scorre. Credendo scioccamente di avere facilmente il sopravvento, i pagani, guidati da Oreste, conducono l’assalto solo per dimostrare che esistono più cristiani di quanto immaginassero. Quando la maledetta guerra culmina però nella distruzione della biblioteca, Ipazia è costretta a correre con i suoi più fedeli studenti per salvare gli inestimabili scritti, affannosamente, alcuni dei quali sono preziosi reperti riferiti ad Aristotele e ad altri greci. Se nella tradizionale narrazione filmica i cristiani stanno sempre stati dalla parte dei buoni e dei generosi, qui non si verifica e gli uni e gli altri sono ugualmente accecati dalla convinzione che coloro che non sono della loro parte meritino comunque la morte. Dopo l'ascesa dei cristiani, le fazioni diventano ancora più militanti, tanto che un gruppo di loro si veste di tuniche nere e, spada alla mano, cerca per le strade dissidenti, eretici ed ebrei. La città è in fiamme! Millenni dopo, cioè oggi, le Storia si è ripetuta con le guerre in Medioriente.



Il merito maggiore di Alejandro Amenábar è l’aver voluto evitare le trappole più insidiose del biopic che il cinema ama tanto: la calligrafia del racconto storico, il rigido idealismo tra Bene e Male e soprattutto l’agiografia del bellissimo personaggio femminile, una femminista ante litteram che neanche pensava a queste idee tanto era assorbita dal suo compito di saggia. Filosofa rivoluzionaria, pensatrice straordinaria, oltre che scienziata, Ipazia viene così espulsa dalla Storia e prima ancora fatta a pezzi dalla cieca foga degli integralisti e da chi vede in lei, femmina folle, la personificazione del progresso della cultura, dell’attività di pensiero e dunque di un potere possibile, di una minaccia da eliminare: donna di allora con idee rivoluzionarie. È questo il fulcro essenziale del film, il nucleo attorno a cui si salda un’esposizione schiettamente biografica, non didattica ma sinceramente appassionata.
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