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American Woman (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 mar 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 30 giu

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American Woman

UK, USA, Canada 2018 dramma 1h51’


Regia: Jake Scott

Sceneggiatura: Brad Ingelsby

Fotografia: John Mathieson

Montaggio: Joi McMillon

Musiche: Adam Wiltzie

Scenografia: Happy Massee

Costumi: Alex Bovaird


Sienna Miller: Debra

Christina Hendricks: Katherine

Aaron Paul: Chris

Will Sasso: Terry

Amy Madigan: Peggy

Sky Ferreira: Bridget

Kentucker Audley: Brett

Pat Healy: Ray

Maggie Castle: moglie di Brett

Alex Neustaedter: Tyler


TRAMA: Dopo la scomparsa della figlia adolescente, una donna deve crescere il nipote e trovare risposte ad alcune domande.


VOTO 6,5


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In una piccola cittadina operaia della Pennsylvania, vivono assieme la trentenne Debra (Sienna Miller), la figlia adolescente Bridget e il piccolo di quest’ultima, quando un giorno la ragazza scompare nel nulla all’improvviso e la madre si ritrova a dover crescere da sola il nipotino. La storia è raccontata nel corso di 11 anni, dal momento della sparizione e attraverso le prove e le tribolazioni degli anni successivi alla ricerca di una conclusione, della spiegazione alle domande che la donna si è posta, fino a giungere alla tanto attesa scoperta della verità.


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Vivevano nella stessa casa alla fine di un vicolo cieco di periferia, che è quasi una metafora della loro vita: ai margini di una strada senza uscita in un agglomerato di case dove l’esistenza è segnata dalla misera vita delle cittadine sperdute. Quella casa è segnata, quindi, da donne che hanno partorito ma non sono sposate, da donne che hanno partorito troppo giovani, in una routine senza particolari attese per il futuro, se non quella di sopravvivere. Debra ha una sorella, Katherine (Christina Hendricks), che vive a pochi passi, con cui va d’accordo e al massimo ha qualche divergenza di vedute come succede in ogni famiglia. Questa donna è molto disponibile verso la sorella, si vogliono bene, ed è sempre affabile, assieme al sodale marito Terry e ai suoi figli. La famigliola così ordinata e amorevole sembra un contrappasso a quella di Debra. Ma il quadro affettivo e di normale quotidianità tratteggiato in questa maniera si sgretola alla misteriosa e improvvisa scomparsa della adolescente, senza che ci sia una spiegazione logica. Succede che Bridget, dopo essere uscita a cena con il giovane e non coinvolto padre di suo figlio, Tyler, non torna a casa. Vista la situazione e constatata l’impossibilità di venirne a capo, Debra allerta la polizia e, nella crisi di nervi iniziale, accusa addirittura il giovanotto di essere coinvolto, e non solo della sparizione, con accuse infamanti sul suo conto. Nel frattempo, come succede sempre in questi casi e come abbiamo visto in centinaia di film simili, si forma un gruppo di ricerca e si affiggono manifesti e volantini per tutto il paese. Inutilmente.


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Debra è furibonda e non si arrende, mentre deve badare anche alla crescita, col passare del tempo, del nipotino. Come da schema classico, ci si aspetterebbe, nella sceneggiatura di Brad Ingelsby, che la donna, ormai divenuta più resistente nonostante qualche attimo di depressione, dia una spinta maggiore alle ricerche o che si convinca sui motivi di una eventuale fuga della figlia, ed invece la trama diventa qualcos’altro. Infatti, la storia fa un salto in avanti di qualche anno, senza alcuna spiegazione, almeno immediata, quando lei sta cercando di girare pagina e frequenta nuovi uomini. Il nipote sta crescendo, i rapporti, che erano diventati agitati, con la sorella sono migliorati, e – purtroppo come succede sempre – nessuno più parla di Bridget, anche se ci sono ricordi dolorosi sparsi qui e là: foto, la camera da letto rimasta intatta, il ricordo nel giorno del suo compleanno. Quando tutto sembra procedere allontanandosi dai fatti accaduti tanti anni prima, arriva la svolta quasi casualmente e la verità verrà a galla.


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Beh, di storie come queste è piena a vita di tutti i giorni e in ogni angolo del mondo e il film potrebbe essere alquanto ordinario, un thriller come tanti, ed invece un po’ la più che buona sceneggiatura (Ingelsby non è nuovo a belle storie complicate, Il fuoco della vendetta - Out of the Furnace, Run All Night - Una notte per sopravvivere, Tornare a vincere, un curriculum non male, direi), ma soprattutto l’attrice protagonista ne fanno un film pregevole e coinvolgente. Sienna Miller si prende in carico un personaggio forte che si fortifica ancora di più nelle sue mani, mette da parte la bella partner di tanti film di intrattenimento e diventa l’attrice drammatica che non ti aspetti. Determinata e travolgente, affronta un ruolo che poteva essere un cliché visto tante volte ed invece ne dà un’impronta personale di grande qualità, oscurando tutto il resto del cast, fino a mettersi in concorrenza con le migliori performance che ricordiamo di donne sole e combattive, da Patricia Arquette di Boyhood, a Frances McDormand di Tre manifesti a Ebbing, Missouri fino alla Angelina Jolie di Changeling. Per non parlare della più combattiva di tutte, la Norma Rae di Sally Field.

Sì, Sienna Miller è bravissima e meritava sicuramente qualche riconoscimento. La sua Debra è un po’ tutte quelle madri, non perfette ma inarrendevoli e se riesce a dare questa impressione è gran parte merito di una interpretazione trascinante, apprezzata ovviamente dalla sua vera voce, in originale.



 
 
 

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