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Boyhood (2014)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 27 feb 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

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Boyhood

USA 2014, drammatico, 2h45'


Regia: Richard Linklater

Sceneggiatura: Richard Linklater

Fotografia: Lee Daniel, Shane F. Kelly

Montaggio: Sandra Adair

Scenografia: Rodney Becker

Costumi: Kari Perkins


Ellar Coltrane: Mason Evans

Ethan Hawke: Mason Evans Sr.

Patricia Arquette: Olivia Evans

Lorelei Linklater: Samantha Evans

Tamara Jolaine: Tammy

Nick Krause: Charlie

Jordan Howard: Tony

Evie Thompson: Jill

Sam Dillon: Nick

Marco Perella: Bill Welbrock

Brad Hawkins: Jim

Jenni Tooley: Annie

Zoe Graham: Sheena


TRAMA: Il film segue la vita del giovane Mason, dai sei anni, quando frequenta la scuola elementare, fino ai diciannove anni, quando entra al college, raccontando il rapporto con i genitori divorziati, i traslochi, le nuove scuole, i matrimoni falliti della madre, il rapporto conflittuale con la sorella Samantha, la nuova relazione del padre, seguendo anche l'evoluzione degli oggetti d'uso quotidiano, tecnologici e non, e i cambiamenti culturali, sociali e politici degli anni.


Voto 7,5


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Il pregevole film di Richard Linklater, paziente autore del cinema indie, è molto di più del classico esempio di racconto di formazione, va parecchio oltre. Basti pensare che abbraccia non solo una storia che dura 12 anni e il coraggioso regista lo ha anche girato in tutto questo arco di tempo: nel maggio 2002 egli – anche sceneggiatore - annuncia che nell'estate inizierà a girare un film, con il titolo provvisorio di The Twelve Year Project e ogni anno, per dodici anni, ha costantemente radunato la stessa troupe e lo stesso cast per girare alcune scene, al fine di seguire la crescita dei personaggi a pari passo con quella degli attori, mettendo al centro della narrazione il giovane Mason, mostrandocelo dalla sua tenera età a quella adolescenziale. Si intuisce che più che un romanzo di formazione sia un vero esperimento nell’argomento. Per realizzare con efficacia questa opera ha scelto la strada di puntare l’obiettivo della camera da presa con spirito documentaristico, con l’occhio più di osservatore della crescita e della maturazione del giovane che quello del regista classico, lasciando, presumo, spesso carta bianca nella recitazione e nei dialoghi, così spontanei.


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La carriera di Linlkater è stata parecchio caratterizzata dal successo di quel trittico intelligente e maturo che (anche in quel caso) segue le vicende affettive di una coppia per diversi anni: Prima dell’alba (1995), Prima del tramonto (2004) e Before Midnight (2013) raccontano le mutazioni dei rapporti tra due persone che si vogliono bene, che si incontrano, si amano, si lasciano, si ritrovano, tra lunghi dialoghi sempre vivaci e interessanti, con ritorni di fiamma e addii mai definitivi. Un po’ come avviene anche in una coppia che passa tutta la vita assieme. È proprio il suo pallino, quello di raccontare le storie lunghe di maturazione degli individui ma in particolar modo quelle che riguardano i giovani. Diciamo che è la faccia calma, pacata e riflessiva di una medaglia su cui l’altra troveremmo quella inquieta degli adolescenti di Gus Van Sant.

Boyhood è una passeggiata negli anni filmata con delicatezza nonostante le asprezze di qualche passaggio nella vita della famiglia del piccolo Mason, un viaggio fatto in equilibrio, un viaggio biografico che non punta – si badi bene – alla nostalgia ma al cambiamento, perché non è un fantasy che usa la macchina del tempo per andare indietro piuttosto un reality che avanza utilizzando la vita di ogni giorno fino a diventare grandi. È un flusso continuo che seguiamo con forte empatia verso il bambino e verso il giovane pieno di parole, di sentimenti e di oggetti mentre il papà si allontana dalla famiglia, la mamma cambia compagni e quasi sempre questi sono i meno raccomandabili che si potevano trovare, i dissidi con la sorella, il papà che ritorna per lui, perché tra lui e il padre il legame è forte e Mason sa che su di lui può contare sempre.

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Oltre al fisico dei personaggi che cambia nel tempo, sono appunto gli oggetti mostrati che ci portano per mano negli anni, quelli che anche noi ritroviamo nelle vecchie foto di famiglia, dettagli che segnano il tempo di tutti i viventi: il nastro delle canzoni, il mangiacassette, il 45 giri, il Commodor, i giocattoli di una volta, le partite allo stadio, al bowling, i capelli lunghi, poi quelli corti, le prime ragazzine, il primo bacio! No, non è un’operazione nostalgia, è una bellissima dolce intelligente passeggiata lungo gli anni, come quando noi genitori vediamo crescere i nostri figli e li sorreggiamo e li lanciamo nel loro futuro perché poi toccherà a loro. Ovviamente il film è lungo ma ha il grande merito che non fa mai cadere l'attenzione perché pare un romanzo appassionante di cui vogliamo conoscere il destino dei vari personaggi, in particolar modo di Mason, le sue reazioni, i suoi sentimenti più intimi. E Linklater ci riesce benissimo, non ci fa mancar nulla.

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Alla regia ammirevole e direi perfino amorosa verso i personaggi si aggiungono le performanti prove di Ethan Hawke e della vulcanica Patricia Arquette, oltre ovviamente alla sorpresa del giovane Ellar Coltrane.


Oscar 2015: Patricia Arquette miglior attrice non protagonista

Golden Globe 2015: miglior film drammatico, miglior regista e Patricia Arquette migliore attrice non protagonista.



 
 
 

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Il Cinema secondo me,

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