Anime nere (2014)
- michemar
- 12 feb 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 mag 2019

Anime nere Italia/Francia 2014 noir 1h43'
Regia: Francesco Munzi Soggetto: Gioacchino Criaco Sceneggiatura: Francesco Munzi, Maurizio Braucci, Fabrizio Ruggirello Fotografia: Vladan Radovic Montaggio: Cristiano Travaglioli Musiche: Giuliano Taviani Scenografia: Luca Servino Costumi: Marina Roberti
Marco Leonardi: Luigi Peppino Mazzotta: Rocco Fabrizio Ferracane: Luciano Anna Ferruzzo: Antonia Giuseppe Fumo: Leo Barbora Bobuľová: Valeria Aurora Quattrocchi: mamma Rosa Paola Lavini: mamma di Lucia
TRAMA: Tre fratelli si riuniscono nel loro paese natale tra le montagne selvagge dell'Aspromonte, in Calabria. Uno di loro è sempre rimasto lì, due sono migrati al nord, riuscendo a trovare successo e denaro, chi in maniera legittima, chi no. Tutti però dovranno confrontarsi, in una dimensione sospesa tra l'arcaico e il moderno, con la storia della loro famiglia e con un passato quasi tribale che riemerge con violenza.
Voto 8

Il terzo lungometraggio di Francesco Munzi è un noir di folgorante bellezza. Partendo da una storia di attività illecite estese in campo internazionale, trova il nocciolo della trama e il pathos della tragedia in un lembo di terra dell’Aspromonte, lì dove è il luogo di origine della famiglia di cui parla il libro di Gioacchino Criaco da cui è tratto il film. È un paesino abbarbicato in cima alle aspre colline della terra calabra il teatro dell’ancestrale rivalità tra le cosche malavitose del luogo, rivalità ancor più accesa da quando, anni prima, è stato ucciso secondo le logiche del territorio il padre di tre fratelli. Costoro hanno avuto una matrice ed una educazione comune, ma ognuno di loro ha preso strade diverse e conduce vite differenti. Sembra quasi che non vogliano più neanche avere qualcosa in comune, avendo vedute dissimili per il loro futuro, facendo finta almeno un paio di essi di non riconoscere l’origine della loro ricchezza.

Il più dinamico è Luigi, che riesce a guidare un discreto traffico di droga facendo la spola tra la Spagna e l’Italia e mantiene ancora i contatti con gli altri due fratelli. Rocco si è sistemato a Milano, dove vive con una figlia e una bella moglie che fa finta di nulla a proposito della provenienza dei soldi del marito: lui ha sì una avviata attività edilizia ma troppo denaro arriva per vie oscure e il riciclaggio avviene tranquillamente con la sua impresa. Chi invece è rimasto al paese ma che vuole mettere una pietra tombale sul passato è il più grande, Luciano, che ha preferito occuparsi di pastorizia e cerca di avere meno contatti possibili con gli altri due. Tre fratelli, tre vite differenti, tre caratteri lontanissimi: Luigi sempre sorridente e chiacchierone viaggia e fa affari, Rocco è un serioso colletto bianco, Luciano è tetro, silenzioso e litiga sempre con il figlio Leo, che si mostra già ribelle, difficile da tenere al morso.

Apparentemente le loro strade non sembra che potrebbero incrociarsi e invece ecco che, dopo un accenno di collisione tra loro ed un’altra cosca, si ripete il dramma come ne “Il Padrino”: il più impulsivo subisce una imboscata letale e la guerra si scatena, ma chi deciderà di fare giustizia, secondo un metro del tutto personale e in un attimo di lucida follia, sarà la persona che meno ti aspetti. Sarà il finale di una tragedia greca, sarà l’epilogo più inaspettato e drammatico.

Sorprendente, in verità, non è il finale: lo è il film, nel suo complesso. Una sorpresa così bella che si stenta a credere che sia un film italiano (e un po’ francese), date le continue delusione che arrivano dalle produzioni di casa nostra. Nel suo film Francesco Munzi non sbaglia nulla, la sua regia è così perfetta che non c’è nulla fuori posto o fuori tempo, sa distribuire con sapienza la tensione – del dramma e dell’azione – che parte piano e poi si avverte con un crescendo inevitabile, come un destino già scritto che arriva in silenzio e poi si realizza con gran fragore, tutto ciò anche per merito di un montaggio ineccepibile. I meriti del film non finiscono qui, perché colpisce anche la qualità altissima della recitazione dei tre protagonisti. Marco Leonardi, Peppino Mazzotta e soprattutto Fabrizio Ferracane danno una prestazione recitativa da restare a bocca aperta, direi esemplare, anche per merito dell’efficace uso del dialetto calabrese. Un trio di attori che merita un plauso e che rende questo film tra i migliori girati negli ultimi anni in Italia e tra i migliori ultimi noir che si possano vedere.

Riconoscimenti
Festival di Venezia 2014
Premio Pasinetti miglior film
Premio Fondazione Mimmo Rotella
Premio Schermi di Qualità - Carlo Mazzacurati
Candidatura Leone d’oro
David di Donatello 2015
Miglior film
Miglior regista
Migliore sceneggiatura
Miglior produttore
Migliore fotografia
Miglior montaggio
Miglior colonna sonora
Migliore canzone originale (Anime nere)
Miglior sonoro
Candidatura migliore attore protagonista a Fabrizio Ferracane
Candidatura migliore attrice non protagonista a Barbora Bobulova
Candidatura migliore scenografia
Candidatura migliori costumi
Candidatura miglior trucco
Candidatura migliori acconciature a
Nastri d’argento 2015
Migliore sceneggiatura
Miglior produttore
Migliore montaggio
Candidatura miglior regista
Candidatura migliore attore protagonista a Fabrizio Ferracane, Marco Leonardi e Peppino Mazzotta
Candidatura migliore attrice non protagonista a Barbora Bobuova
Candidatura migliore fotografia
Globo d’oro 2015
Candidatura miglior film
Candidatura migliore sceneggiatura
Candidatura migliore attore a Fabrizio Ferracane
Ciak d’oro 2015
Miglior montaggio
Miglior sonoro in presa diretta
Candidatura migliore scenografia
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