Tutto in un’estate! (2024)
- michemar

- 23 giu
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 26 giu

Tutto in un’estate!
(Vingt Dieux!) Francia 2024 commedia drammatica 1h32’
Regia: Louise Courvoisier
Sceneggiatura: Louise Courvoisier, Théo Abadie, Marcia Romano
Fotografia: Elio Balézeaux
Montaggio: Sarah Grosset
Musiche: Charlie e Linda Courvoisier
Scenografia: Ella Courvoisier
Costumi: Perrine Ritter
Clément Faveau: Totone
Maïwène Barthelemy: Marie-Lise
Luna Garret: Claire
Mathis Bernard: Jean-Yves
Hervé Parent: André
Dimitry Baudry: Francis
Armand Sancey Richard: Cyril
Lucas Marillier: Pierrick
Isabelle Courajeot: Nadine
TRAMA: La spensierata vita adolescenziale di Totone, fatta di alcolici e feste, prende una svolta quando deve provvedere alla sorella di 7 anni.
VOTO 6,5

Il primo lungometraggio della giovane ginevrina Louise Courvoisier è ambientato nella regione del Giura, in Francia, dove ci racconta un’estate non facile per il giovanotto protagonista Totone (Clément Faveau) durante la quale la regista affronta alcuni temi tipici dei film di formazione come la famiglia, l’amicizia e il primo amore.

Lui è Anthony, per tutti Totone, 18 anni, che vive nel quella regione con il padre vedovo e la sorellina di 7 anni, oscillando tra lavoretti saltuari, fiere agricole, balli, corse di stock-car, birra, litigi e incontri pseudo-romantici spesso mal riusciti. Ma dopo una di quelle serate di sballo alcolico, il padre, più ubriaco di lui, riparte in macchina per tornare a casa e sbatte contro un albero rimanendo ucciso. Ora lui, mai veramente maturato e senza arte né parte, si ritrova con una casa, senza soldi e una sorellina da accudire, Claire. Il che vuol dire accompagnarla a scuola con la sua moto, preparare da mangiare, trovare fondi per tirare avanti. È una regione dedita all’allevamento del bestiame e alla conseguente produzione del noto formaggio DOP, il comté, molto cercato e che richiede latte di prima qualità con mucche che pascolino su prati ricchi di fiori che danno il tipico profumo e l’ottimo sapore.

Il padre se occupava ma lui non sa far nulla ed allora per prima cosa, per procurarsi denaro, svende buona parte dei macchinari del padre, restando solo con un calderone per lavorare il latte per il formaggio, ma con la testa che si ritrova non è capace di combinare nulla. Non resta che trovarsi un lavoro ma siccome va a finire nell’azienda della famiglia dei ragazzi con cui, in quella notte maledetta, ha avuto una rissa, il primo giorno di lavoro ed anche i seguenti non sono di quelli migliori e, tipico del suo carattere ribelle e mai sottomesso, si licenzia e si mette in testa un progetto per lui irrealizzabile: visto che i caseari della zona partecipano al concorso del miglior Comté e la medaglia d’oro significa un premio di 30.000 euro e quella d’argento 20.000, vuole mettersi a produrre anche lui e sistemare così le sue finanze.

Son bastati pochi minuti di film per capire che Totone è solo un giovane che pensa di trovare sempre soluzioni di comodo anche poco legali pur di raggiungere i suoi scopi: chi gli fornirà il latte necessario? Facile: rubarlo ai caseifici limitrofi, a cominciare proprio da quello dei suoi nemici. Con l’aiuto dei suoi due fidati compagni di avventure Jean-Yves e Francesco inizia la razzia, venendo a contatto la giovane Marie-Lise (Maïwène Barthelemy), un’orfana rimasta sola a gestire un grosso caseificio, pieno di vacche e buon latte profumato, adattissimo al mitico formaggio della regione. Il contatto iniziale è timido e impacciato ma, siccome la ragazza prova solitudine, presto si scivola nell’intimità e qualcosa comincia a maturare. Totone romantico? Ma neanche a pensarci: mentre lei si illude di aver trovato il ragazzo per passare momenti lieti, lui è un approfittatore (impacciato più che mai con il sesso) che non esita perfino ad organizzare furti di latte notturni ai danni della povera signorina. Poco femminile per via del lavoro che svolge, poco aggraziata per via dell’odore persistente di latte che porta addosso, ma ragazza tenace e volitiva, piena di energia che pensa solo a tirare avanti l’azienda.

Non potrà mai finire bene in queste condizioni e chi si deve adattare è la piccola Claire, sballottolata qui e là, poco accudita, ma fortemente legata al fratello e adattata alla vita che le tocca. Non si va da nessuna parte in queste condizioni e presto l’estate finirà, con le sue feste e le bravate. Sarà dura affrontare la vita, anche per il brutto sgarbo che ferisce la delusa Marie-Lise. Il bello è che Totone al formaggio ci arriva, riesce a produrne una forma davvero, ma la sua iscrizione al concorso non gli viene permessa quando scopre che solo le aziende certificate possono farlo. Che fare ora? Non resta che regalare alla buona Marie-Lise il suo formaggio come dono di riparazione.
Chiaro racconto di coming-age, crescita accelerata dagli eventi, dalle condizioni, dalle circostanze, che l’interessante Louise Courvoisier conduce con consapevolezza, dirigendo attor giovani con piglio sicuro, ben corrisposta dalla buonissima interpretazione di questi giovani attori. Non si può fare a meno di annotare che il titolo italiano è solo – come tante altre volte – fuorviante. Ok, è l’estate di questi sbandatelli, ma Vingt Dieux, come sanno bene i francesi, è un’esclamazione alquanto colorita, pressoché blasfema riferendosi agli Dei e nella versione italiana viene presa come un “porca vacca!” più ammissibile. Il titolo internazionale, invece, (Holy Cow) è una imprecazione ma nel caso celebra la sacralità della mucca come emblema della prosperità del latte prezioso che produce e della riproduzione, come mostrato in una sequenza del film. A prescindere da ciò, il film si presenta vitale, gioioso nonostante le vicissitudini, dedito al sesso spensierato giovanile e all’amicizia, senza mai drammatizzare troppo, lasciando da parte il cinema degli ultimi tipico dei Dardenne, scegliendo un tono scanzonato adatto a questi giovani che affrontano la vita in relazione alla loro età e al futuro che vedono ancora lungo e lontano. Nessun cliché bucolico o agreste poetico: sporcizia, sudore, inesperienza, odore di caglio, sballo da birra. E soprattutto la gioventù senza pensieri, che vive l’oggi. Che si gode la bella stagione.

Potrebbe essere una commedia e lo è anche, ma lo sfondo è una storia familiare e amicale che nasce da un dramma, che ha la delicatezza per sfociare in qualcos’altro e la regia predispone gli elementi affinché la trama si sviluppi coerentemente facendo emancipare, oltre ai protagonisti, anche la regione collinare e montuosa, che diventa così una scenografia giusta, l’ambientazione-casa perfetta. La regia di Louise Courvoisier integra tutto ed è capace di mescolare realismo sociale e tenerezza familiare. L’aiuta anche il bel commento musicale scritto da Charlie e Linda Courvoisier, cioè fratello e madre, con una partitura classica per archi (violoncello, contrabbasso, violino) che accompagna il viaggio interiore del nostro, che deve avvicinarsi – la vita lo pretende – a grandi passi alla maturità.

Buon film, che è dramma, commedia e critica sociale, recitato da ragazzi esordienti che si comportano come professionisti (le espressioni di Clément Faveau sono sempre sorprendenti), diretto da una regia illuminante: una vera sorpresa al Festival di Cannes 2024 nella sezione Un Certain Regard, dove ha anche vinto il Prix de la Jeunesse, per le riconosciute autenticità e delicatezza.

Riconoscimenti (su un totale di 10 premi e 10 candidature)
Cannes 2024
Prix de la jeunesse
César 2025
Miglior film esordiente a Louise Courvoisier
Miglior rivelazione femminile a Maïwène Barthelemy
Candidatura miglior commento musicale
Candidatura miglior sceneggiatura originale
Lumières 2025
Miglior esordio
Rivelazione maschile a Clément Faveau
Candidatura miglior attrice esordiente a Maïwene Barthelemy










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