Anna and the King (1999)
- michemar

- 9 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 22 giu

Anna and the King
USA 1999 dramma biografico 2h28’
Regia: Andy Tennant
Soggetto: Anna Leonowens
Sceneggiatura: Steve Meerson, Peter Krikes
Fotografia: Caleb Deschanel
Montaggio: Roger Bondelli
Musiche: George Fenton
Scenografia: Luciana Arrighi
Costumi: Jenny Beavan
Jodie Foster: Anna Leonowens
Chow Yun-Fat: Rama IV Mongkut
Bai Ling: Tuptim
Tom Felton: Louis Leonowens
Syed Alwi: Kralahome, primo ministro
Randall Duk Kim: generale Alak
Kay Siu Lim: principe Chowfa
Melissa Campbell: principessa Fa-Ying
Keith Chin: principe Chulalongkorn
Deanna Yusoff: lady Thiang
Geoffrey Palmer: lord John Bradley
Mano Maniam: Moonshee
Shanthini Venugopal: Beebe
Bill Stewart: Mycroft Kincaid
TRAMA: Anna, giovane insegnante d'inglese, vedova da quasi due anni, arriva alla corte di re Mongkut: cinquantotto figli da educare insieme alle mogli legittime e a una ventina di concubine. Giorno dopo giorno Anna saprà avviare la modernizzazione del Siam e aprire una piccola breccia nel cuore del re.
Voto 6

Può indubbiamente sembrare una bella favola d’amore, soprattutto notando inizialmente l’incontro tra una donna incaricata di educare un nutrito gruppo di allievi e un monarca che nel corso delle frequentazioni, impepate da scontri di mentalità e di abitudini, lentamente provano un’attrazione che li porta ad innamorarsi. Detta così è proprio una storia sentimentale come le tantissime raccontate dal cinema, in particolare da quello hollywoodiano che ha sempre inseguito le trame che amorose tra persone molto diverse che si sviluppano nell’atmosfera orientale. Che siano una ballerina e un principe oppure, come in questo caso, una insegnate e un re potente, poco conta, tutto va bene. La dimostrazione è che questo non è l’unico film che narra questa vicenda, ma ci sono state altre versioni e perfino un musical e un’opera teatrale.

Però questa storia - tratta dalle memorie scritte su un diario dalla stessa Anna Leonowens, che fu davvero un'insegnante di scuola in Siam (ora Thailandia) nel XIX secolo – ha ben altro nel sottotesto, essendoci un tappeto storico che nasconde, come la classica polvere, il regime imposto dal sovrano, dal suo maschilismo e la sua ferocia. Tanto che questo film, così mi risulta, è vietato assolutamente in Thailandia perché non è stata gradita la maniera in cui è rappresentato il monarca.

La trama è davvero un classico: la vedova Anna Leonowens (Jodie Foster), con il suo giovane figlio Louis (Tom Felton), si reca in un paese che è quasi sconosciuto al mondo occidentale come insegnante assunta dal re Mongkut (Chow Yun-Fat) per educare i suoi 58 figli (!). I pregiudizi abbondano da entrambe le parti: Anna considera Mongkut un pagano despota che vive nella poligamia, mentre il re vede la sua ospite come una rappresentante arrogante dell'Impero coloniale britannico. Ma dopo lo scetticismo iniziale, la riservata donna britannica scopre che quel re è anche un leader visionario del paese, mentre l’uomo si rende conto che Anna può una risorsa per lui e il suo regno. La situazione si complica con condanne a morte e tentativi di colpi di stato, e qui la presenza della donna occidentale si rivela determinante, dal momento che, con il suo aiuto, il sovrano è in grado di difendere i suoi figli e il trono, ma entrambi si rendono conto che il loro amore non ha futuro. E Anna torna in Inghilterra da sola, dopo un ultimo ballo. Non è una favola?

Forse, ma molto oltre non si va. Per molti è un buon film, per me resta un semplice intrattenimento buonista che non affonda la mano per pescare nel torbido di un regime che viveva sulla cieca forza del potere. La fortuna di Andy Tennant (nessuna opera memorabile), autore di film nei cui titoli spesso compare la parola amore, è che poté disporre di capitali necessari per illustrare il fasto del lusso orientale (mai paragonabile a ciò che sono capaci i registi cinesi) e di due attori importanti, specialmente il premio Oscar Jodie Foster, interprete dalle grandi possibilità che tutti le riconosciamo. Al suo fianco, il divo Chow Yun-Fat, che si era già affermato nel cinema d’azione cinese di John Woo.






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