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Any Day Now (2012)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 31 ago 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

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Any Day Now

USA 2012 dramma 1h38’


Regia: Travis Fine

Sceneggiatura: George Arthur Bloom, Travis Fine

Fotografia: Rachel Morrison

Montaggio: Tom Cross

Musiche: Joey Newman

Scenografia: Elizabeth Garner

Costumi: Samantha Kuester


Alan Cumming: Rudy Donatello

Garret Dillahunt: Paul Fliger

Isaac Leyva: Marco DeLeon

Gregg Henry: Lambert

Jamie Anne Allman: Marianna DeLeon

Chris Mulkey: procuratore distrettuale Wilson

Don Franklin: Lonnie Washington

Kelli Williams: Miss Flemming

Frances Fisher: giudice Meyerson

Alan Rachins: giudice Resnick

Mindy Sterling: Miss Mills

Michael Nouri: Miles Dubrow

Louis Lombardi: Mr. Blum


TRAMA: Sul finire degli anni Settanta, un adolescente affetto da un grave handicap mentale è stato abbandonato al suo destino. Lo ritrovano, però, Rudy e Paul, due omosessuali che decidono di prendere il ragazzo con loro e trasformarlo nel figlio che non potranno mai avere. Quando le autorità vengono a conoscenza di ciò, Rudy e Paul si ritrovano a combattere contro un sistema giudiziario iniquo per ottenere l'affidamento di quello che per loro è ormai un componente indispensabile della loro famiglia.


Voto 8

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Rudy Donatello si guadagna da vivere esibendosi come drag queen in un locale gay di Los Angeles e una sera conosce il timido viceprocuratore distrettuale Paul Fliger, con cui ha un fugace rapporto sessuale. Quando la vicina di casa di Rudy, la tossicodipendente Marianna, viene arrestata, il figlio di lei, Marco, viene affidato ai servizi sociali. Marco è un ragazzo di quattordici anni con la sindrome di Down. Una sera rientrato a casa, Rudy lo trova davanti al suo appartamento solo e sconsolato, dopo essere fuggito dai servizi sociali, così decide di prendersi cura del ragazzo. Ricordandosi del suo lavoro, Rudy chiede a Paul di aiutarlo ad ottenere la custodia temporanea. Non avendo un reddito fisso, il nuovo amico suggerisce all’uomo di trasferirsi a casa sua con Marco, e ben presto tra i due uomini nasce un'intensa storia d'amore, imparando giorno dopo giorno il difficile e gratificante mestiere del genitore. Quando Marianna viene rilasciata e la relazione tra i due uomini viene a galla, inizia una dura battaglia legale per l'affido di del ragazzo, in cui i giudici mettono in discussione che due omosessuali possano essere dei buoni genitori.

Questa trama – ricavata da una storia vera! - la si può ricavare dalla rete in tante modi, come ho fatto io da Wikipedia e l’ho ricopiata per un motivo semplice: ho esteso la sinossi consueta per approfondirla e mettere un punto di partenza delle riflessioni, perché qui non si tratta del solito dramma ma è molto, molto di più. Almeno perché è un film struggente come pochi.

Gli argomenti relativi alla libertà dell’orientamento sessuale, le difficoltà burocratiche e non solo (è anche una questione di mentalità e di conseguenza anche legislativa) a proposito delle adozioni, le complicazioni che derivano se queste richieste giungono da persone dignitose e rispettabili che dichiarano apertamente la propria omosessualità, la mentalità retrograda che non solo negli anni in cui si svolge la storia ma ancora – purtroppo – oggi da parte della popolazione di molti Paesi, tutti questi motivi, insomma, fanno diventare la trama descritta un dramma umano e sociale di ampia portata. Quando disgraziatamente si tratta di diritti dei gay e dell’intera sequela che oggi abbreviamo in LGBTQIA+ ci rendiamo conto che solo qualche decennio fa sembrava di essere nel Medioevo, ma siccome è migliorato solo qualcosa, mai in modo sufficiente, una storia come questa è sempre di attualità, è una grande lezione, anche perché (piccolo spoiler) non è detto che l’happy end ci debba stare per forza, anzi quando il finale è durissimo si può imparare di più e soprattutto diventa un invito a riflettere.

Chiaro, è facile scrivere una sceneggiatura che faccia commuovere, ma quando è efficace che meglio non si può, lo scopo si raggiunge con molta efficacia. Ma nulla fa pensare alla tragedia nella maggior parte del film: Rudy Donatello (il fantastico Alan Cumming) non è il tipo che cerca di mascherare la sua omosessualità, ne è giustamente fiero, tranquillo, conscio che gli tocca combattere ogni momento della vita contro i pregiudizi e purtroppo si arrabatta per poter sopravvivere. Sì, proprio sopravvivere, con, spesso, l’affitto arretrato da pagare in un piccolo e poco raccomandabile appartamentino dove ha come vicino una donna single che riceve frequentemente uomini e caccia nel corridoio il povero figlioletto Marco, affetto, oltre ad una obesità dovuta alla cattiva nutrizione, da un ritardo mentale aggravato dai maltrattamenti psicologici che subisce dalla madre. Lui si tiene abbrancato tutto il giorno alla sua bionda bambola, come un salvagente psicologico. È lì, in quel corridoio, assordato dalla musica rock ad altissimo volume della madre che Rudy lo trova e gli dà riparo, affezionandosi. A maggior ragione quando lo vede portato via dai servizio sociali che lo porteranno in chissà quale famiglia di affido o centro di permanenza.

Il rapporto che Rudy sta instaurando con il viceprocuratore distrettuale Paul Fliger (Garret Dillahunt), quindi un esperto legale, si è ormai consolidato e nonostante la situazione creatasi, contenti e pronti a soddisfare i bisogni di Marco e a renderlo felice da un lato, e la dura battaglia legale per definirne l’affido definitivo nonostante l’ostracismo del giudice e del pubblico ministero dall’altro, sono fortemente convinti della bontà della causa per cui stanno lottando. Nel frattempo, Paul ha perso il lavoro dopo che l’ufficio ha scoperto le sue tendenze e Rudy cerca, con un certo successo, di abbandonare la sua precaria attività di drag queen per una probabile riuscita carriera di cantante, arte in cui eccelle. Ma questo successo artistico non può però compensare l’infelicità incombente per le scarse possibilità di poter vivere con il povero ragazzino, che viene sballottolato tra famiglie sconosciute e la madre, che era stata già arrestata e una volta rilasciata è ricaduta nella trappola della droga e della prostituzione.

Il finale sarà più che drammatico.

Nonostante una parte terminale affrettata, che avrebbe richiesto maggior approfondimento, oltre che essere un buonissimo film scritto bene e in maniera adeguata, senza la ricerca affannosa della lacrima facile, oltre che essere una storia appassionante, con rari momenti di tranquillità e felicità, i pregi maggiori vengono dalla recitazione. Se i cattivi sanno essere cattivi e insopportabili, se chi dovrebbe saper prendere le giuste decisioni non le intuiscono, data anche la mancanza di comprensione e compassione, il ritratto della coppia gay è molto convincente. Inoltre, se Garret Dillahunt è bravo e fondamentale, Alan Cumming è di una bravura mostruosa. La sua interpretazione è forte, sentita, sensibile, pienamente persuasiva, dando una prova definitiva delle sue enormi potenzialità, forse anche per la sua stessa natura di persona, dichiaratamente bisessuale. Senza mai dimenticare che essere etero o omo non è mai una scelta. Se il film è commovente è soprattutto per suo merito.

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Ma chi stupisce è il bravissimo Isaac Leyva (un attore esordiente con la stessa sindrome del personaggio), che è un punto di forza dell’opera di Travis Fine: la chimica che esplode tra lui e l’eccellente protagonista è la vera sorpresa e si prova la sensazione che lui reciti non per sé o per il pubblico ma per l’attore del suo genitore adottivo. Davvero un bravo ragazzo. Ma, è d’obbligo rimarcarlo, Alan Cumming è strepitoso, persino superiore alle altre sue ottime apparizioni. L’unico peccato è vederlo poche volte a cinema, dato che l’attore inglese viene chiamato perlopiù nelle fortunate serie in streaming e in film di scarso successo, il che vuol dire che è un artista sprecato, oltretutto uno straordinario performer vocale, come ha modo qui di dimostrare. Sia nel brano omonimo che dà il titolo al film che in I Shall Be released (Bob Dylan), la emozionante e commovente canzone che sigilla il finale:

They say every man must needs protection

They say every man must fall

Yet I swear I see my reflection

Some place so high above the wall

I see my light come shining

From the west unto the east

Any day now, any day now

I shall be released

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Pochi film come questo mi hanno fatto emozionare. E che rabbia, alla fine!

È così difficile capire cosa vuol dire donare amore e riceverlo senza nulla chiedere in cambio?

Ovviamente, candidature e premi in tutto il mondo, in particolare al Tribeca Film Festival 2012.


 
 
 

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