Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie (2014)
- michemar

- 26 dic 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 2 giu 2023

Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie
(Dawn of the Planet of the Apes) USA 2014 avventura fantasy 2h10'
Regia: Matt Reeves
Soggetto: Pierre Boulle (romanzo)
Sceneggiatura: Mark Bomback, Rick Jaffa, Amanda Silver
Fotografia: Michael Seresin
Montaggio: William Hoy, Stan Salfas
Musiche: Michael Giacchino
Scenografia: James Chinlund
Costumi: Melissa Bruning
Andy Serkis: Cesare
Jason Clarke: Malcolm
Gary Oldman: Dreyfus
Keri Russell: Ellie
Toby Kebbell: Koba
Keir O'Donnell: Finney
Kodi Smit-McPhee: Alexander
Enrique Murciano: Kemp
Kirk Acevedo: Carver
Judy Greer: Cornelia
Karin Konoval: Maurice
Nick Thurston: Occhi Blu
TRAMA: Dopo dieci anni dalla rivolta delle scimmie, gli umani del pianeta sono decimati dal virus da loro stesso creato mentre i primati capitanati da Cesare, si sono stabiliti nella foresta, vivono in pace ed aumentano di numero. Ma le due razze entrano nuovamente in contatto quando i superstiti di San Francisco, nel tentativo di riattivare la centrale elettrica, si inoltrano nel territorio delle scimmie. Il primo incontro è ricco di tensione e da entrambe le parti c'è chi auspica un dialogo e chi, al contrario, si prepara allo scontro.
Voto 6,5

Il mito della trilogia del pianeta delle scimmie non è mai stato dimenticato e dopo tre anni da L'alba del pianeta delle scimmie, il remake del primo indimenticabile originale, ecco il sequel, che attraversando generi diversi approda in un ambiente postapocalittico con le città divorate dalla vegetazione. Con l'immancabile Andy Serkis. Questo secondo step non è solo un solido film di fantascienza dal sapore distopico a sé stante, ma di certo alza il livello qualitativo del precedente, il cui finale era parso alquanto affrettato. Questa puntata avvicina gli eventi a un punto di fusione con il mitico Il pianeta delle scimmie del 1968, pur mantenendo una sua propria identità.

La narrazione è strutturata come una tragedia shakespeariana e l’idea del nome del capo delle scimmie, Cesare, è un riferimento non certo casuale. Come nel caso degli altri film della serie, la storia è allegorica ma non c'è alcun senso pesante di retorica, piuttosto, con il pretesto, si sviluppa in una sorta di cinema d’avventura. Come non sono trascurabili anche gli accenni chiari sulla distruttività dell'odio razziale in modo strutturato, dando corpo alle personalità sia delle persone che per le scimmie. La trama inizia un periodo non specificato dopo la conclusione del film precedente: l'umanità, devastata da un virus e dall'illegalità che è sorta sulla sua scia, ha perso la sua posizione di rilievo in cima alla catena alimentare globale. Il collasso della civiltà ha portato a una società frammentata e primitiva, in cui una band di San Francisco sotto la guida di due sopravvissuti, Dreyfus (Gary Oldman) e Malcolm (Jason Clarke), lotta per recuperare parte di ciò che è stato perso. Il loro obiettivo immediato è quello di ripristinare la rete elettrica ma per farlo, però, devono avventurarsi nella foresta di sequoie del Muir Woods dove le Scimmie, ancora guidate da Cesare (Andy Serkis), sono diventate sempre più avanzate e sofisticate. Il capo ha imparato la parola (un'abilità presto padroneggiata da altri). Uomini e scimmie si scontrano e, mentre gli elementi moderati di ogni specie lottano per mediare un accordo per promuovere la cooperazione reciproca e prevenire una guerra, gli elementi più estremi cercano solo una cosa: l'annientamento dei loro avversari.

Il regista Matt Reeves (che andava affermandosi nel cinema spettacolare e lo confermerà con un’opera ad alto budget, The Batman) mantiene la macchina da presa molto mobile per seguire i tanti movimenti della storia ma fa il bravo e non causa fastidi come spesso succede. Anzi, in diverse occasioni predilige i campi profondi e ampi e occasionalmente qualche virtuosismo, soprattutto quando la tensione aumenta in prossimità delle battaglie. Un elogio a parte va attribuito al contributo di Andy Serkis: l'attore (di cui come sempre non si vede il corpo), che ha dato vita a personaggi memorabili come Gollum e King Kong, merita la parte del leone per aver reso il suo Cesare un personaggio più avvincente dell’altra volta. Qui è una buonissima creazione che unisce e fonde la recitazione umana e le immagini generate al computer. A suo tempo, la critica si divise tra chi avrebbe voluto che l’attore fosse candidato ai premi importanti e chi era contrario per questioni di principio, ma in ogni caso la sua importanza complessiva per i film di genere dall'inizio del XXI secolo è innegabile e una sorta di Oscar speciale prima o poi gliela si deve.

Le persone umane non fanno apparizione per diversi minuti iniziali, in quanto il film si concentra principalmente sulla presentazione dei personaggi delle scimmie e della loro società. Oltre a Cesare, tra i principali personaggi pelosi emergono Maurice l'orango, il figlio adulto di Cesare, Occhi Blu e l'amareggiato Koba. Gli umani sono rappresentati da Malcolm e dai suoi compatrioti: Ellie (Keri Russell), Alexander (Kodi Smit-McPhee) e Carver (Kirk Acevedo). Gli sceneggiatori Mark Bomback, Rick Jaffa e Amanda Silver si preoccupano efficacemente di dare personalità ad ogni essere umano importante mediante scene adeguate. Ottima la lunga scena della battaglia che porta il film al culmine dello spettacolo.
Buon film, più appassionante del precedente e sufficientemente attrattivo. Ma il capostipite degli anni ’60 resta irraggiungibile, pur con tutti i limiti della tecnologia del tempo.
Riconoscimenti
2015 - Premio Oscar
Candidato per i migliori effetti speciali






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