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Babyteeth - Tutti i colori di Milla (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 17 ago 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

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Babyteeth - Tutti i colori di Milla

(Babyteeth) Australia 2019 dramma 1h58’


Regia: Shannon Murphy

Soggetto: Rita Kalnejais (pièce teatrale)

Sceneggiatura: Rita Kalnejais

Fotografia: Andrew Commis

Montaggio: Stephen Evans

Musiche: Amanda Brown

Scenografia: Sherree Philips

Costumi: Amelia Gebler


Eliza Scanlen: Milla

Toby Wallace: Moses

Emily Barclay: Toby

Eugene Gilfedder: Gidon

Essie Davis: Anna

Ben Mendelsohn: Henry


TRAMA: Milla, adolescente gravemente malata, si innamora di Moses, uno spacciatore, dando vita al peggiore degli incubi per i suoi genitori. Tuttavia, il sentimento risveglia la vitalità della ragazza, mostrando come quello che sembra il peggiore dei mali sia in realtà un modo per riportare gioia e armonia in mezzo al caos della vita.


Voto 6,5

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Ok - pensa prevenuto lo spettatore che non conosce il film - ok, eccone un altro da adolescenti con malattia, con l’amore giovanile consolatorio, con il dolore dei genitori, insomma uno schema imparato a memoria e prevedibilmente da strappalacrime. Ed invece no, la esordiente Shannon Murphy, in Concorso a Venezia 2019 con questa opera prima, adattando una pièce teatrale della sceneggiatrice Rita Kalnejais, matrice che nobilita l’operazione, evita i luoghi comuni e il plot classico, sfuggendo alla vignetta del male incurabile, dell’amore come unico appiglio per resistere, della famiglia comprimaria, e sorprendentemente costruisce personaggi diversi e un approccio ben differente rispetto alle attese.

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Evitati tutti i tranelli del caso, affronta la tragica situazione con armi inusuali. Prima di tutto la sceneggiatura della scrittrice Rita Kalnejais è disarmante per l’ironia pungente, lo scherzo continuo, le battute anticonformiste. Poi la regista tratteggia personaggi – nessuno escluso – imprevedibili e curiosissimi, ognuno con i suoi tic, le sue strane abitudini, dagli sguardi obliqui. Inoltre, esclude eventuali personaggi ordinari e comuni, dai vicini alle compagne di scuola della protagonista Milla, scanzonata ragazza che si apre alla vita proprio come reazione alla malattia. Cominciando dai genitori, a cui viene dedicata la prima sequenza, essi ci stupiscono immediatamente: il papà Henry, psicologo, sta ricevendo sul lettino di ordinanza una bella donna, che si scopre non essere una cliente, ma la moglie Anna e la “visita” termina con un amplesso sul tavolo dello studio dovendo abbandonare il gustoso panino che sta consumando ma continuando a masticare. Ok, ma è sempre uno spasso osservare attentamente Ben Mendelsohn come abbia caricato il suo personaggio di padre della fanciulla con la gestualità e con l’andatura, totalmente lontano dai suoi soliti ruoli. Dal suo canto, la bella Essie Davis non gli è da meno, sempre in preda di crisi e di sconforto per la salute della figlia. E non mancano le canne.

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Capitolo a parte parlare di Milla e dell’amico improbabile che ha incontrato per caso: Moses è uno scavezzacollo senza pace, tira a campare con lo spaccio, praticamente homeless, irriverente sino al fastidio. Milla lo attira, ma è una ragazza non solo perbene, ma anche troppo lontana come estrazione sociale di fronte a lui. E poi il lusso della casa di questa famiglia non è consono alle sue abitudini. Ma. Ma accetta, quasi per pietismo, la richiesta accorata di Anna di fare compagnia e frequentare Milla, pur di farla star bene in quell’ultimo periodo della sua breve vita. Il suo linguaggio non è adeguato all’ambiente che sta frequentando ma, invece di darsi un miglior contegno, sono gli altri che si adattano a lui, con buona pace di tutti e soprattutto di Milla, che, ormai innamorata di quel giovanotto “irregolare”, si diverte un mondo a uscire con lui, a frequentare le sue amicizie, a fare tardi la notte, a dare una sterzata positiva e ottimista alla monotonia a cui ormai si stava abituando. Si veste meglio, si trucca, ride, è dinamica: questo giovanotto l’ha risvegliata a nuova vita. Sincero o falso, Moses sta al gioco e inevitabilmente comincia a provare un vero sentimento per la ragazza. Intorno ai quattro girano altri curiosi personaggi: Toby, una giovane donna con un pancione pronto a dare alla luce un bambino e che ha un cane con lo stesso nome del vicino, Henry; Gidon, il maestro di musica che insegna violino e pianoforte alla famiglia. E nessuno di questi si allontana dalla regola di personaggi fuori dagli schemi comuni.

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La vera protagonista è, ovviamente, lei, Milla, che ha solo 16 anni, un dente da latte che si ostina metaforicamente a non cadere (ecco il titolo originale) e un cancro inguaribile da poco diagnosticato. Quando il prima cadrà sarà anche l’ora definitiva del secondo, un parallelismo letale. Quando conosce Moses, non proprio coetaneo ma in tantino più grande lei, si prende una cotta che non incontrerà il favore dei suoi genitori, che però, poi, piegano il vizio tossico del ragazzo alla situazione e alla contingenza. Come si suol dire? Di necessità si fa virtù, con nonchalance, senza stare tanto a rifletterci se non il minimo e dopo una breve discussione tra Henry e Anna. Perché per loro, l’importante è far star bene Milla, a qualsiasi costo e compromesso. In questo quadro complessivo, ciò che predomina, è evidente, è la simpatia e l’umorismo sarcastico e pungente, in un ballo continuo di frecciatine e battute divertente e spiazzanti, che tengono sempre viva l’attenzione e non lasciano spazio al pietismo o alla commozione. Che però arriverà, per la disperazione di tutti. Il destino era scritto, lo sapevano ma non ci volevano pensare. Ogni momento era da godere, lì, sul posto, in quell’istante.

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Shannon Murphy è brava a fare del film una versione diversa e con un andamento inaspettato, percorso da una vitalità contagiosa, facendo diventare la commedia drammatica e problematica in una occasione per il cambiamento di tutti i protagonisti. Tutto merito suo se il film si fa guardare senza tentennamenti. Anche perché tutti gli attori sono da applausi, a cominciare dalla eccellente (e secondo me non ancora adeguatamente sfruttata per le sue qualità) Eliza Scanlen, a cui la regista dedica giustamente molti primi piani, capace di mille sfumature di espressioni. Accanto a lei la vera sorpresa è lo squinternato giovanotto: infatti c’è da annotare che Toby Wallace – l’interprete di Moses - si è aggiudicato nel Festival veneziano, di cui nell’incipit, il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore esordiente. Dal futuro assicurato.


 
 
 

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