Beckett (2021)
- michemar

- 16 ago 2021
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 17 lug

Beckett
Italia, Brasile, Grecia 2021 thriller 1h48’
Regia: Ferdinando Cito Filomarino
Sceneggiatura: Kevin A. Rice
Fotografia: Sayombhu Mukdeeprom
Montaggio: Walter Fasano
Musiche: Ryūichi Sakamoto
Scenografia: Elliott Hostetter
Costumi: Giulia Piersanti
John David Washington: Beckett
Boyd Holbrook: Tynan
Vicky Krieps: Lena
Alicia Vikander: April
TRAMA: Durante una vacanza in Grecia, il turista americano Beckett diventa l'obiettivo di una caccia all'uomo dopo un incidente devastante. Costretto a fuggire per rimanere in vita, Beckett attraversa tutto il paese per raggiungere l'ambasciata statunitense e riabilitare il suo nome, in un crescendo di tensioni mentre le autorità si avvicinano, disordini politici e una pericolosa rete di cospirazioni.
Voto 7

Se negli Stati Uniti d’America un cittadino si trova nei guai o nella necessità di chiedere aiuto in uno stato diverso dal suo è facile che abbia qualche difficoltà a cavarsela da solo, in quanto (e lo notiamo nella letteratura, nel cinema, nella cronaca quotidiana) ogni stato ha una tale autonomia legislativa che gli abitanti fuori sede devono organizzarsi e informarsi. Figuriamoci quando si recano in altre nazioni, peggio ancora in continenti diversi come l’Europa, zona del mondo che loro amano visitare e passarvi le vacanze. A parte il problema della lingua (l’americano si sa, pretende sempre che tutti lo capiscano), sono proprio le differenti usanze e organizzazioni che li fanno sentire scomodi al di fuori delle loro abitudini, ma comunque sanno anche ben adattarsi, venendo a conoscere gli usi locali. Il problema è che, consci della potenza dello status “statunitense”, immaginano sempre che una soluzione adeguata alle loro esigenze si trovi sempre ed in ogni occasione. Vedi per esempio il caso e le disavventure di un ragazzone di nome Beckett che sta trascorrendo una felicissima e romantica vacanza invernale con la sua amata April nella bellissima Grecia nella zona di Giannina, nel nordovest dello stato a diverse centinaia di chilometri da Atene.

Inizialmente, non conoscendo il soggetto, si può pensare ad un film sentimentale, dove i due fidanzati affrontano un viaggio per godere il bel paesaggio e le millenarie rovine della magnifica antica Grecia: cenette con cibo locale, effusioni amorose, sorrisi. C’è tutto quello che può promettere una vacanza romantica in Europa. Invece, dopo qualche minuto il mondo crolla addosso ai due: un terribile incidente stradale, dovuto ad un colpo di sonno dell’uomo, li porta fuori strada facendoli cappottare più volte e finire contro una casa abbandonata di campagna, sfondando il muro e uccidendo sul colpo la povera April. A questo punto ti aspetti che diventi un film drammatico, in cui la tragedia condiziona il futuro del giovane e causa una crisi e un senso di colpa difficile da smaltire. Ed ecco la svolta: mentre Beckett, salvo e ferito, cerca di rimettersi in piedi per soccorrere l’esanime fidanzata, appare un ragazzino dai capelli rossi prontamente portato via da un adulto. Invece di prestare soccorso, le due comparse scompaiono immediatamente. Perché? È la svolta della trama e lo svelamento del reale soggetto del film, costruito con i classici ingredienti del thriller d’azione, come da canone, che ne formano la struttura solida e consolidata nella storia del cinema.

Siamo nella Grecia del 2010 in piena crisi finanziaria con la emblematica troika europea che ha posto le condizioni ferree per il salvataggio del bilancio statale ellenico, tra due incubi: quello del default e quello delle frange estremiste di destra, maggiormente rappresentate da Alba Dorata, i neonazisti locali. Può mica immaginare Beckett che sulla sua strada (purtroppo nefasta) abbia incrociato un bambino che ne condizionerà l’immediato futuro? Influenzata da diversi mitici film, in primis I tre giorni del Condor, Il fuggitivo, Fuggiasco, la storia intraprende una via apparentemente senza uscita. Beckett ha visto quello che non doveva, Beckett è un ospite straniero divenuto un testimone pericoloso. Beckett è un uomo che deve sparire, deve essere eliminato, deve morire. È ovviamente un classico che il diretto interessato non sia al corrente di quello che ha visto e di ciò che gli sta accadendo e quanto mai abbia intuito, ferito, affamato e stanco, cosa rappresenti lui per la polizia locale e per alcuni funzionari dell’Ambasciata americana ad Atene, città che cerca di raggiungere con ogni mezzo, immaginando (illudendosi) che sia la sua scialuppa di salvataggio in mezzo al mare tempestoso. Un mare abitato da poliziotto collusi con l’estremismo greco, da cittadini che parteggiano con la destra in ascesa, da americani che appoggiano le operazioni di delegittimazione dei greci che protestano contro le pesanti misure di austerità imposte dalla UE. Cosa veramente rappresenta quel bambino che, come scopre Beckett, è stato rapito? A cosa serve il ricatto che lo utilizza come pedina politica e sociale? E soprattutto, chi ha congegnato quel piano?

Ogni frangente è per il giovanotto una prova difficile da superare: poliziotti che lo prendono di mira con le armi, inseguimenti per le aspre montagne, accoltellamenti nella metro ateniese, treni presi al volo da cui deve precipitosamente scendere. Tutto gli si rivolta contro senza mai capire il perché, se non progressivamente vedendo come un thriller un film in cui non avrebbe mai voluto essere il protagonista. Solo, scoperto, senza difese, ferito, affamato, assetato, barricandosi lì dove può, per poi subito riprendere la fuga sperando di giungere in un posto sicuro. Ma resisterà? È solo contro tutto il mondo, ad eccezione di una ragazza, un’attivista dell’opposizione che intuisce la situazione, strana e assurda ma quanto mai veritiera. Beckett deve correre, zoppo e sanguinante, deve arrivare al traguardo che si è imposto, perché, com’è facilmente intuibile, soltanto riuscendo a salvarsi può spiegare la sua estraneità ai fatti e a far conoscere al mondo quello che (gli) sta succedendo.

Per motivi di mercato il titolo si è adeguato alle esigenze ma quello originario immaginato da Luca Guadagnino, che lo ha prodotto e in cui ha creduto ciecamente, affidando la regia al milanese Ferdinando Cito Filomarino, allora suo fedele aiuto, che riscuoteva pochissima fiducia dagli altri produttori (tra cui Rai Cinema), Born to Be Murdered, era sicuramente più esplicativo e adeguato, ma tant’è. Intanto, però, il 35enne regista se l’è cavata egregiamente, fotografando le rocce e i sassi delle montagne greche con molta efficacia, come per inasprire l’ambientazione che circonda il povero fuggitivo, inconsapevole del destino che lo attendeva. Un turista innocuo a cui servono le sue capacità di uomo robusto e combattivo, pieno di idee nei momenti più cruciali, con una resistenza fisica che lo sorregge nelle peggiori situazioni. Qualunque uomo ordinario non avrebbe retto, lui ne è capace. E qui occorre accennare a qualche obiezione, perché anche se normalmente, nei film di questo tipo, l’eroe protagonista resiste ad ogni fendente mortale per un qualsiasi altro umano, alle ferite d’arma da fuoco, ai colpi di spranga letali, e ne viene fuori bellamente con cicatrici di ogni genere, il nostro Beckett, cittadino comune pur ben fornito dalla natura, sopravvive a tutte le avversità – cominciate con un incidente automobilistico spaventoso – anche se ogni volta pare crollare sfinito, perfino in alcuni frangenti con le mani legate dai morsetti del poliziotto colluso: praticamente invincibile. Ma così è stato sempre, anche con gli altri eroici personaggi dei film d’azione.

Nonostante qualche esagerazione comprensibile, il film è apprezzabile per diversi motivi. Prima di tutto dopo i primi minuti, con l’inizio della fase thriller, il ritmo si mantiene infernale con una continuità da far trattenere il fiato costantemente ed ogni volta che sembra stia arrivando un attimo di sosta, ecco che la corsa ricomincia. Il montaggio di Walter Fasano ne diventa il perno principale, dovendo rendere al massimo l’azione che non conosce pause, aiutato dai buoni movimenti di macchina. Adeguata ed efficace il commento musicale di Ryūichi Sakamoto. Se la bellezza e la sensualità fa risaltare l’iniziale protagonista femminile con la grazia naturale di Alicia Vikander, se la seconda presenza di donna è quella struccata e volutamente trasandata tipica da contestatrice con la fisicità di Vicky Krieps (dalla bellezza nascosta in questa occasione), emerge in tutta la sua potenza il fisico e la duttilità di un attore in inarrestabile ascesa chiamato John David Washington, che sta dando grande lustro al papà Denzel e alla sua gloriosa carriera dai mille personaggi. Il big John David ormai è richiesto da tanti registi e per ogni genere di cinema, dimostrando le qualità di un attore che (figuriamoci) deve ancora crescere, ma si nota ormai da tempo che ha davanti a sé una strada tracciata che lo porterà lontano. Una menzione meritata a parte per Boyd Holbrook, in un ruolo ingrato interpretato molto bene.

Rivela candidamente John David Washington: “A parte in due salti davvero troppo alti, non mi sono mai fatto sostituire dagli stunt. Non scherzo! Ferdi (diminutivo del regista) mi ha fatto correre come se fossi veramente in pericolo di vita! Mi ha messo alla prova. Beckett non è un marine o un ex militare, è un uno che da giovane magari ha giocato un po' a football, ma che con gli anni non si è preoccupato troppo del fisico. Ed è così che mi sono calato nel personaggio. Non sono andato regolarmente a correre per prepararmi al ruolo. Ho preso un po' di peso e ho pagato pegno, ma fa parte del lavoro! Devo ringraziare la Krispy Kreme con i suoi dolci e tutti gli altri sfizi che mi sono concesso per rendere più credibile la fatica di dover correre a perdifiato.”
Buono il soggetto, scritto sufficientemente bene incrociando politica, finanza pubblica ed estremismi sociali; la regia di Ferdinando Cito Filomarino attenta e sicuramente promossa; un protagonista eccellente ed espressivo; ritmo incessante. Tutti elementi che contribuiscono a rendere molto interessante e piacevole un film fatto molto bene.
Perché lui, Beckett, è Born to Be Murdered, nato per essere ucciso. È un protagonista “sbagliato”, è un turista per caso che diventa un eroe per caso, che in un ambiente adrenalinico si rivela per quello che è: umano, che in molti momenti avverte lo sconforto e la debolezza dell’uomo comune.






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