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The Bourne Supremacy (2004)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 3 giu 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

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The Bourne Supremacy

USA/Germania 2004 spionaggio 1h48'


Regia: Paul Greengrass

Soggetto: Robert Ludlum

Sceneggiatura: Tony Gilroy

Fotografia: Oliver Wood

Montaggio: Richard Pearson, Christopher Rouse

Musiche: John Powell

Scenografia: Dominic Watkins

Costumi: Dinah Collin


Matt Damon: Jason Bourne

Franka Potente: Marie Helena Kreutz

Brian Cox: Ward Abbott

Julia Stiles: Nicolette "Nicky" Parsons

Karl Urban: Kirill

Gabriel Mann: Danny Zorn

Joan Allen: Pamela Landy

Marton Csokas: Jarda

Michelle Monaghan: Kim


TRAMA: Jason Bourne, che ha abbandonato la sua vita da agente segreto, si vede costretto a tornare in missione per scoprire chi ha commesso un duplice omicidio facendo ricadere la colpa su di lui.


Voto 6,5

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Seconda puntata delle avventure dello smemorato Jason Bourne, il killer addestrato dalla Cia incappato in un buco nero dello spionaggio internazionale e della propria mente inventato dal macinatore di best seller Robert Ludlum, sequel del primo episodio firmato da Doug Liman.

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Cosa sta succedendo in questo sequel? Si apre due anni dopo la chiusura del precedente, con Jason Bourne (Matt Damon) che si è sistemato con la sua ragazza, Marie (Franka Potente) confidando in una apparente, ma sempre vigile, tranquillità. Una pia illusione. Ora, infatti, pare che qualcuno li abbia rintracciati con le peggiori intenzioni e la situazione torna ad essere preoccupante. Non solo il killer Kirill (Karl Urban) viene inviato a eliminare definitivamente il fuggitivo, ma Bourne viene addirittura incastrato per l'omicidio di un agente della CIA a Berlino. Questo riporta l'agenzia in scena, che se ne stava ad osservare attentamente. C’è proprio una squadra addetta per individuarlo ed è guidata da Pamela Landy (Joan Allen) e dal suo vecchio capo, Ward Abbott (Brian Cox). Intuendo che la CIA sia il maggiore pericolo alla sua vita, Bourne decide che la risposta più appropriata sia rintracciare alcune vecchie conoscenze e farle uscire per sempre dalla scena uccidendole, mantenendo così la promessa fatta verso la fine di The Bourne Identity.

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Pur rimanendo un film d’azione pieno di movimento e appassionante, non mantiene le attese promesse del primo film, essenzialmente proprio perché il nuovo subentrato alla regia, Paul Greengrass, si dedica, come suo solito e con la cifra stilistica che lo distingue, più che altro all’azione, trascurando un bel po’ lo sviluppo della trama e l’attenzione ai personaggi. Non è una novità per il regista londinese, reduce dal bello e drammatico Bloody Sunday: le sue mani sono più nervose e fantasiose del suo predecessore, e con l’ottimo ed esperto sceneggiatore Tony Gilroy dà vigore ed energie nuove al personaggio che ha fatto nascere una vera e propria saga cinematografica.

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Dall’India di Goa a Berlino, da Mosca a New York, il nostro eroe cerca di sottrarsi all’ennesima nuova trappola che lo allontana dalla sua ricerca della quiete e della memoria. È un susseguirsi di azioni in cui Bourne fugge, spara, precipita, aggredisce, spia e nel frattempo combatte contro i suoi incubi. Dopo i primi 15 minuti di esposizione, l’opera si svolge come una serie di lunghe sequenze di inseguimenti e combattimenti. Greengrass sa bene come distribuire l’adrenalina, come poi ha ben dimostrato con i suoi successi successivi: United 93, The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo, Captain Phillips - Attacco in mare aperto, Jason Bourne, 22 luglio (bellissimo!), Notizie dal mondo.

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Nel ruolo del protagonista, Matt Damon dimostra ancora una volta di avere le doti per essere un eroe d'azione ottimale, più nello stampo di un Mel Gibson o di un Harrison Ford che di un Arnold Schwarzenegger: se la cava egregiamente, sempre al centro delle sequenze che il regista sa girare e ricamare efficacemente aiutato dal veloce montaggio di Richard Pearson e Christopher Rouse. Brian Cox è opportunamente untuoso come il bad guy della CIA, il cui ruolo è stato ampliato rispetto al primo film, mentre Joan Allen rispolvera, come le viene sempre bene, la sua immagine di regina di ghiaccio per dare a Bourne un avversario più tosto rispetto al suo collega.

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Il film è molto godibile nonostante le citate manchevolezze e, come dimostrerà negli episodi seguenti, il regista prenderà meglio le misure per tenere sempre alta la tensione e l’attenzione su questo personaggio certamente riuscito.


 
 
 

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