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The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo (2007)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 nov 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 24 nov 2023


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The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo

(The Bourne Ultimatum) USA/Germania 2007 azione 1h55'


Regia: Paul Greengrass

Soggetto: Robert Ludlum

Sceneggiatura: Tony Gilroy, Scott Z. Burns, George Nolfi

Fotografia: Oliver Wood

Montaggio: Christopher Rouse

Musiche: John Powell

Scenografia: Peter Wenham

Costumi: Shay Cunliffe


Matt Damon: Jason Bourne

Julia Stiles: Nicolette "Nicky" Parsons

David Strathairn: Noah Vosen

Scott Glenn: Ezra Kramer

Paddy Considine: Simon Ross

Édgar Ramírez: Paz

Albert Finney: dr. Albert Hirsch

Joan Allen: Pamela Landy

Tom Gallop: Tom Cronin

Daniel Brühl: Martin Kreutz


TRAMA: Jason Bourne è tornato. La sua angoscia è sempre alimentata dal bisogno di sapere chi e perché lo ha trasformato in una macchina per uccidere cancellandone l'identità. A questo si aggiunge il desiderio di vendicare la morte della sua compagna. Il teatro dell'azione è estremamente vario: da Mosca a Londra, da Torino fino a Tangeri passando per la Spagna fino a un epilogo che dovrebbe essere programmaticamente destinato a chiudere la trilogia.


Voto 7

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Dopo il buon esordio con The Bourne Identity con cui veniamo a conoscenza del personaggio, film diretto da Doug Liman, che in seguito passerà la mano e resterà nel backstage come produttore, dopo l’eccellente The Bourne Supremacy alla cui guida arriva Paul Greengrass che riesce a dare maggiore ritmo e pathos alla storia e al personaggio, ecco che ci troviamo al terzo step, sempre sotto la regia di Greengrass. Si avverte sin dai primi istanti che il regista britannico dai lunghi capelli ha ormai la padronanza assoluta della serie e ha molte idee efficaci.

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Appena dopo i titoli di testa, infatti, egli imprime una tale velocità dell’azione che bisogna trattenere il fiato sin da subito, senza neanche avere il tempo di ambientarsi: Jason corre, è inseguito ma la sua attenzione felina e l’addestramento ricevuto quando lui neanche si ricorda più lo pongono sempre in vantaggio su chi lo rincorre e lo vuole eliminare. Sa soffrire, sa resistere, ha perso definitivamente la sua donna, adesso ne ha un’altra da proteggere e che lo ha aiutato ma non è la sua donna. Nelle strade di Tangeri succede di tutto e di più: oh, ma quando si respira qui? Assistiamo ad un inseguimento degno del miglior Friedkin tra le stradine e le terrazze quasi comunicanti della città marocchina e anche degno di essere definito superlativo.

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Paul Greengrass sembra ormai avere certezze sul suo personaggio e sviluppa un'opera piena di adrenalina e di azione, utilizzando molto bene un cinema ipercinetico: velocità, giochi di macchina da presa virtuosi, assieme ad un sapiente montaggio danno come risultato un film pieno di ritmo. Scritto per lo schermo dall’esperto Tony Gilroy (e si nota), l’accoppiata ormai collaudata del regista con un Matt Damon più che mai in forma viaggia col pilota automatico e i risultati si vedono, perché il film è veramente appassionante. Bravi loro due ma bravo è tutto il cast, che vede nomi di richiamo nei ruoli importanti. Eccellono David Strathairn, Scott Glenn, una tostissima Joan Allen che mi ha davvero sorpreso ed infine il grandissimo Albert Finney, nel personaggio più misterioso della serie e chiave di lettura dei misteri che Jason Bourne si porta dietro dal primo istante.

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Matt Damon marchia a fuoco il suo agente super addestrato, in alcuni momenti (pochi) lo rende umano quando umano non può essere, lascia un segno tanto importante nel personaggio che gli altri due film che seguiranno questa trilogia sono per forza condizionati dalla riuscita dei primi tre film. Ci sono cambi di regia (arriva Gilroy, poi torna Greengrass, arriva Jeremy Renner, poi torna Damon) ma lo smalto iniziale si va disperdendo, pur se sono film piacevoli da vedere. Sono sempre stato contrario ai sequel e quando la bravura e la fortuna assistono e aiutano alla crescita di una bella serie poi bisogna fermarsi perché la curva non sale fino al cielo: meglio chiudere e godere la fama e gli elogi conquistati.

Il titolo italiano inganna: il ritorno dello sciacallo annunciato non si vede, non c’è. Semplicemente perché qui non c’è alcuno sciacallo. Mica siamo nella savana!


Riconoscimenti

2008 - Premio Oscar

Miglior montaggio

Miglior sonoro

Miglior montaggio sonoro

2008 – BAFTA

Miglior montaggio

Miglior sonoro

Candidatura miglior regia

Candidatura miglior fotografia

Candidatura migliori effetti speciali


 
 
 

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