Belfast (2021)
- michemar

- 11 lug 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 13 giu 2023

Belfast
UK 2021 biografico 1h38’
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura: Kenneth Branagh
Fotografia: Haris Zambarloukos
Montaggio: Úna Ní Dhonghaíle
Musiche: Van Morrison
Scenografia: Jim Clay
Costumi: Charlotte Walter
Caitríona Balfe: madre
Judi Dench: nonna
Jamie Dornan: padre
Ciarán Hinds: nonno
Jude Hill: Buddy
Colin Morgan: Billy Clanton
Lara McDonnell: Moira
Gerard Horan: Mackie
Conor MacNeill: McLaury
Lewis McAskie: Will
Olive Tennant: Catherine
Josie Walker: zia Violet
TRAMA: Belfast, 15 agosto 1969. Circondato da violenza e pericolo crescenti, Buddy, di nove anni, si trova di fronte alla brutta realtà del conflitto settario. E, mentre la soffocante morsa del crescente tumulto si stringe intorno al suo quartiere popolare un tempo pacifico, fa del suo meglio per capire la situazione. Ora, la famiglia deve trovarsi faccia a faccia con una decisione quasi impossibile e che cambia la vita: rimanere o iniziare a fare le valigie?
Voto 8

C’è molto della sua infanzia innocente nel film di Kenneth Branagh, che racconta la vita della strada di Belfast in cui abita il piccolo e meraviglioso Buddy con la mamma e il fratello Will, mentre il papà carpentiere lavora in Inghilterra. È una via che racchiude un piccolo mondo di pacifica convivenza di povere famiglie, sia di religione protestante che cattolica, che si salutano con rispetto trattandosi amichevolmente, dove i ragazzini e le adolescenti giocano assieme, specialmente al pallone. Alla loro età, ma in verità neanche tra gli adulti, nessuno pensa alle differenti origini, alla religione in cui credono: sono famiglie di proletari il cui scopo principale è sopravvivere con i miseri stipendi che i maschi riescono a portare a casa, mentre le donne badano ai figli. L’importante è riuscire a pagare i debiti con i negozianti della zona e non avere rogne con il fisco. Tanti uomini, come il papà di Buddy, lavorano lontano e vengono una volta ogni tanto.

È questo il mondo che avvolge la vita semplice del ragazzino dalla vivace intelligenza, dalla risposta pronta, che saluta i vicini con educazione contraccambiata, che corteggia la bella compagna di classe Catherine, sperando un giorno di poter sedersi nel banco vicino e conquistarla. Per lui la vita è tutta qui, completata dalla frequentazione degli adorati nonni, a cui è affezionato come fossero altri due genitori. Se vede poco il padre e la madre lo sorveglia con cura, come è giusto che sia a quell’età, la presenza e le visite ai nonni è essenziale per la sua vita: sono buonissimi con lui e generosi di consigli pratici al fine della vita quotidiana, dei rapporti con gli altri, dei modi per attirare l’attenzione della sua amichetta preferita. Il nonno, specialmente, è un anziano malandato (la vita passata a lavorare nelle miniere di carbone ha lasciato uno strascico preoccupante) pieno di risorse psicologiche che gli servono per capire le persone, mai parco di suggerimenti pratici per cavarsela in ogni circostanza. Uno spasso i loro dialoghi. Ma ciò che conquista di questo ragazzino è la spontaneità, la bontà, la parlantina che gli fornisce una presenza attiva e partecipativa alle discussioni familiari: gli occhi sempre attivi osservano tutto e fa molte domande per capire.

C’è solo una persona che lo spaventa: il pastore della chiesa che frequenta con la famiglia. Il suo sermone furente e sudato dal pulpito gli apre gli occhi sulla tremenda scelta che tocca agli uomini, se prendere la strada giusta che porta al Bene o quella del Male, predica che lo scuote e che non lo lascia sereno, fino al punto di disegnare un bivio stradale a futura memoria. Ed invece il male arriva per questioni razziali e religiose quando un gruppo di lealisti protestanti attacca le case e le proprietà dei cattolici che vivono nella sua stessa strada, spaccando i vetri e dando fuoco alle abitazioni dei suoi amici e della prediletta Catherine, che è cattolica. Buddy non è in grado di capire cosa stia succedendo veramente, perché questo è solo l’inizio dell’angoscioso conflitto nordirlandese con l’inevitabile intervento dell’esercito inglese. È il cambiamento sconvolgente della sua breve vita. Perfino il padre si fa vivo più spesso per controllare la famiglia, anche se perseguitato dal capo dei rivoltosi che lo vuole coinvolgere per forza, ricattandolo con minacce alla famiglia. Per questo il papà sta decidendo di emigrare in Canada o Australia dove la vita è sicuramente pacifica e si guadagna di più: avrebbero una bella casa con tanto di giardino per giocare.

Il bellissimo film di Kenneth Branagh, che quindi racconta buona parte della sua vita di giovanissimo irlandese dell’Ulster, inizia con i vivaci colori della panoramica sulla Belfast odierna per passare subito al bianco e nero dell’esistenza fanciullesca del piccolo Buddy. I giochi per strada, le piccole marachelle, i fiorellini donati alla bella Catherine, le furbizie (suggerite dal nonno) per prendere bei voti in matematica, le barricate costruite dagli abitanti della via per resistere alle scorribande dei violenti protestanti, i film visti al cinema assieme a tutta la famiglia quando arriva il papà ogni due settimane, le discussioni e i pianti della madre che non vuole abbandonare la strada in cui hanno sempre vissuto e alla quale lei non vuole rinunciare. Poi verrà il momento doloroso ma improcrastinabile della decisione. Il tutto condito dalle meravigliose canzoni di Van Morrison, la cui Down To Joy è andata vicina all’Oscar.


Il piccolo Buddy, quindi il bimbo Kenneth Branagh, è il punto di vista con cui guardiamo il film, girato, più che con i suoi occhi, ad altezza di bambino perché è la sua mente che seguiamo, i suoi ragionamenti che ci spiegano le vicende, le sue reazioni che ci scuotono emotivamente. Sì, perché l’emozione è inevitabile osservando le sue genuine e spontanee espressioni davanti alle vicissitudini che gli capitano (per esempio quando un poliziotto deve interrogarlo a proposito di un piccolo furto), davanti alle divergenze dei genitori, davanti ai nonni a cui non rinuncerebbe per nulla al mondo, la gioia osservando i genitori scambiarsi le coccole. Il suo mondo è quella strada e la gente che vi abita, tenendo sempre presente l’insegnamento più importante che gli ha inculcato il padre: non conta in quale religione crede quel tizio, o quale colore abbia la sua pelle quell’altro, oppure se sia inglese o irlandese. Ma lui non aveva fatto mai distinzioni, sempre disponibile con tutti e quei problemi non se li era mai posti. Il mondo che ci viene mostrato è a colori ma il presente di Buddy viene fotografato solo in b/n e la colorazione ritorna solo nella panoramica di chiusura con le dediche a chi non c’è più, a chi se ne scappò e a chi decise di restare. Ed intanto, il futuro della famiglia e del piccolo grande protagonista si realizza.



Jude Hill è il giovanissimo attore che interpreta in maniera strabiliante il Buddy al centro della storia: è formidabile come lavora, non pare neanche che reciti dialoghi a memoria: bravissimo! Lo stupore che prova nel cinema guardando lo schermo, a volte a bocca spalancata, davanti ai voli della macchina con le ali in Citty Citty Bang Bang, ricorda quel mitico primo piano del Salvatore del Nuovo Cinema Paradiso. Stessa espressione per la stessa magia del grande cinema. Ammirevoli, poi, i due genitori di cui non se sente mai il nome: Caitríona Balfe (attenzione, nata a Dublino) è la madre passionale e di forte carattere e Jamie Dornan interpreta il padre, sempre misurato e riflessivo. Due attori in prove molto positive. Ma chi esalta maggiormente il film del regista britannico è la coppia dei nonni. Judi Dench e Ciarán Hinds (quest’ultimo nativo proprio di Belfast) sono esaltanti, credibili nella loro pura pronuncia irlandese: i loro dialoghi sono tra le cose più belle di tutto il film, tanto da meritare ampiamente l’Oscar della migliore sceneggiatura originale nel 2022.



Un bellissimo film, un bellissimo racconto, che evidentemente prima o poi il bravo Kenneth Branagh doveva esternare e lo ha fatto nel migliore dei modi. Commovente il giusto (come si fa ad evitarlo ricordando la propria adolescenza e il proprio passato in una città difficile in quel periodo così tumultuoso?), ha subito qualche critica per alcune scelte registiche (qualche drone di troppo? mah!) ma non conta se è un film riuscito nello scopo di restituire la percezione della realtà di un ragazzino (non è sempre facile!) e il bisogno irrinunciabile, per crescere, di raccontare la propria esperienza persa nella memoria sepolta dagli anni.
Riconoscimenti
2022 - Premio Oscar
Migliore sceneggiatura originale
Candidatura per il miglior film
Candidatura per il miglior regista
Candidatura per il miglior attore non protagonista a Ciarán Hinds
Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Judi Dench
Candidatura per il miglior sonoro
Candidatura per la migliore canzone a Van Morrison per ‘Down To Joy’
2022 - Golden Globe
Migliore sceneggiatura
Candidatura per il miglior film drammatico
Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Caitríona Balfe
Candidatura per il miglior attore non protagonista a Jamie Dornan
Candidatura per il miglior attore non protagonista a Ciarán Hinds
Candidatura per il miglior regista
Candidatura per la migliore canzone originale a Van Morrison per ‘Down To Joy’






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