Ben Is Back (2018)
- michemar

- 10 apr 2019
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 15 mag 2023

Ben Is Back
USA 2018 dramma 1h43’
Regia: Peter Hedges
Sceneggiatura: Peter Hedges
Fotografia: Stuart Dryburgh
Montaggio: Ian Blume
Musiche: Dickon Hinchliffe
Scenografia: Ford Wheeler
Costumi: Melissa Toth
Julia Roberts: Holly Burns
Lucas Hedges: Ben Burns
Kathryn Newton: Ivy Burns
Courtney B. Vance: Neal Beeby
Alexandra Park: Cara K
Rachel Bay Jones: Beth Conyers
David Zaldivar: Spencer "Spider" Webbs
Mia Fowler: Lacey Burns-Beeby
Jakari Fraser: Liam Burns-Beeby
Cameron Roberts: James Lamson
Michael Esper: Clayton
Myra Lucretia Taylor: Sally
Tim Guinee: Phil
TRAMA: Ben Burns si è appena disintossicato quando torna a casa dall'ignara famiglia in tempo per una fatidica Vigilia di Natale. Holly Burns, l'amorevole ma sfinita madre di Ben, deve fare tutto ciò che è in suo potere per tenere il figlio lontano dal pericolo in un arco di 24 ore che potrebbero cambiare per sempre il corso delle loro vite.
Voto 7,5

La tossicodipendenza, come le altre dipendenze gravi, è un serio problema che affligge da moltissimo tempo (da sempre?) tante famiglie. È un problema personale e sociale doloroso e oltre a colpire duramente la persona interessata diventa la preoccupazione principale della famiglia coinvolta, a volte perfino la completa rovina. Ognuno di noi conosce casi simili, vicini o meno, ognuno di noi ha conoscenti o parenti o amici invischiati nella palude della droga, dell’alcol, dei farmaci che creano dipendenza. A tutto ciò spesso si aggiunge la vergogna e la voglia di nascondere il problema e i conseguenti dissidi che sorgono nell’ambito familiare. Premessa retorica, la mia, quanto necessaria per entrare nell’argomento.
Il cinema si è frequentemente interessato a questa materia e innumerevoli sono i film che raccontano vicende che in buona sostanza sono spesso simili: c’è sempre una “caduta” seguita da una costante discesa agli inferi accompagnata da una penosa e faticosa lotta con se stessi e con l’ambiente per vincere la terribile guerra e poterne uscire, più o meno indenni. Ma i caduti in questa terribile guerra sono tantissimi. Di conseguenza è anche difficile per un regista realizzare un’opera che non sia liturgicamente uguale alle altre, con il pericolo costante che si racconti sempre la stessa storia banalizzando il male, quel male. Molto dipende da come si affronta l’incipit e da come si riesce a descrivere l’ambiente in cui la storia si sviluppa. Determinante infine è che gli attori siano credibili.

Per lo sceneggiatore e regista Peter Hedges questo tipo di soggetto è proprio una novità, indubbiamente un campo che per lui rappresenta una vera svolta artistica. Fino adesso si era fatto conoscere per alcune sceneggiature (il film più riuscito senz’altro About a Boy - Un ragazzo) e qualche regia e sempre riguardanti piacevoli commedie che vedono al centro di interesse la famiglia americana, più o meno felice. Opere oscillanti tra il brillante e il fantasioso, tra l’ironia e il surreale, con personaggi timidi e romantici. Romanzi di intrattenimento che allietano il cinema in sala e a casa. Ed invece ecco, come un pugno nello stomaco, un film così drammatico girato come un thriller. Che per giunta all’inizio si presenta con il suo schema preferito: una mamma sorridente (chi può avere un sorriso migliore di Julia Roberts in tutta Hollywood?) e amorevole che si destreggia tra tre figli che devono recitare e cantare la Notte di Natale nel coro della chiesa che frequentano. Sembra insomma ancora un film scritto da Peter Hedges, in tutto e per tutto. La svolta è quasi immediata e la riceviamo come fosse un messaggio inaspettato, proprio quando quel meraviglioso sorriso si spegne e si trasforma in una dolorosa smorfia, pur se attenuata dallo sguardo sorpreso e commosso che può avere solo una mamma quando rivede un figlio che ritorna dalla guerra sano e salvo, dopo averlo quasi creduto morto.

Ben Is back, è tornato senza preavviso dopo una lunga degenza in un centro di riabilitazione dalla tossicodipendenza. La famiglia Burns, composta dalla mamma Holly, dalla adolescente Ivy e dal figlio maggiore Ben, oltre che dai due piccoli avuti dal nuovo marito Neal, è – o almeno pare – una di quelle famiglie felici e moderne tipiche delle trame del regista. Non averlo in casa aveva significato dare pace e tranquillità alla casa e ai suoi abitanti, pronti, tra preparativi di regali e di costumi per il canto natalizio, a festeggiare la Santa Festività nei migliori dei modi. Invece rieccolo lì, Ben, senza alcun avvertimento, senza un minimo segnale preparatorio. Soprattutto non atteso e per adesso non desiderato, perché tutta la famiglia sa perfettamente che Ben porterà scompiglio, rovinerà l’equilibrio faticosamente raggiunto con la sua assenza. In realtà tutti gli vogliono bene e tutti sognano che guarisca e torni il bravo ragazzo di prima, ma sanno con assoluta certezza che è troppo presto perché questo accada: la sorella Ivy è addirittura terrorizzata al pensiero che l’atmosfera domestica venga stravolta da questo arrivo improvviso e temuto, per giunta proprio in occasione della Vigilia di Natale. Se i due piccoli sono felici e gli fanno grande festa e se il nuovo papà Neal lo accoglie con forte e non celata perplessità, la mamma Holly abbraccia calorosamente il figliuol prodigo, augurandosi che tutto andrà per il meglio. La vacanza di ventiquattr’ore di Ben, se tenuto sotto costante e ferreo controllo anche fisico, può portare solo felicità. Ammesso che tutto fili liscio.

Sono proprio i due fotogrammi di Holly che riassumono il momento dell’arrivo: prima sorridente e gioiosa, poi, alla vista del figlio, preoccupata e cupa, pur se felice di riaverlo in casa. È cosciente del fatto che nella cittadina in cui risiedono si faranno vivi i vecchi compagni di scuola e di svago, alcuni dei quali hanno condotto Ben nell’inferno delle sostanze tossiche. È cosciente che si prospettano ventiquattro ore di grandi aspettative affettive ma anche di enormi pericoli che possono mandare all’aria con pochi gesti il sogno di rivedere il figlio guarito e fuori dal tunnel. Saranno delle ore in cui la tensione crescente terrà in grandi ambasce tutti e in particolar modo la madre, che si è assunto l’arduo compito di custodirlo come un gioiello prezioso e di tenerlo a bada costantemente, in modo che poi possa tornare in clinica e riprendere il cammino virtuoso.
La bravura della scrittura e della regia è proprio lì: sa mantenere una tensione così alta sin dai primi minuti fino alla fine che si finisce esausti, noi spettatori così come la mamma Holly, il cui comportamento e la cui dedizione ha il sapore eroico che solo le mamme possono avere, perché il loro istinto materno supera ogni sentimento che può provare un padre o una sorella. Le preoccupazioni di questa sono le nostre: sorridiamo a vedere Ben in casa, tranquillo e felice di vedere i suoi, ma come Ivy siamo sulle spine, non ci fidiamo, sappiamo che basterà un attimo di debolezza e lui rischierà ancora l’irreparabile. È una sfida enorme, smisurata, una guerra senza quartiere, dove la diffidenza della gente oppure l’alleanza con un’altra madre sofferente, che ha già perso la guerra e il figlio, possono condizionare la riuscita dell’impresa o la resa incondizionata. Holly passerà la peggiore Notte di Natale della sua vita, con Ben senza Ben alla ricerca di Ben, ma l’importante è che non sia l’ultima.
Finale palpitante, inevitabilmente.

Una storia dolorosissima e avvincente, con l’apprensione continua e con l’angoscia imperante, che il regista ha saputo mantenere per l’intera durata del film. Se ci si lascia coinvolgere emotivamente è una sofferenza anche per noi spettatori. È per questo motivo che secondo me parte della critica ufficiale non lo ha apprezzato (il film ha subito infatti anche forti critiche): semplicemente perché qualcuno non si è fatto coinvolgere dal punto di vista emozionale e quindi si è annoiato. Gran merito va a quell’attrice che per anni è stata valutata per la sua bellezza e per il suo sorriso ma che nella maturità abbiamo scoperto come grande interprete drammatica: se tutti la ricordiamo come Pretty Woman o come vincitrice dell’Oscar per Erin Brockovich - Forte come la verità (recensione) col pensiero io vado invece ad un film che amo moltissimo, I segreti di Osage County (recensione) e Julia Roberts in questa occasione aggiunge un altro tassello alla sua bravura di attrice. La vera sorpresa però rimane quel giovane attore che ormai sta scalando la vetta della qualità che si chiama Lucas Hedges, figlio del regista stesso. Il giovanotto, già notato in Manchester by the Sea (recensione) e Tre manifesti a Ebbing, Missouri (recensione) e apprezzato per l’impegno profuso in Boy Erased - Vite cancellate (recensione), qui si può affermare che dà la sua migliore prova per diplomarsi bravo: una performance di alto livello che dà credibilità al giovane tossico del racconto. Ha una faccia sicuramente particolare e si sta facendo le ossa in film non facili, sempre drammatici: il futuro è davanti a sé. Auguri!

Racconta il papà regista Peter Hedges: “Io stesso vengo da una famiglia profondamente colpita dalla dipendenza, sia dall'alcool sia dalla droga. Alcuni miei familiari si sono ripresi, altri non ce l'hanno fatta e qualcuno sta ancora lottando per tornare sulla giusta strada. Dopo aver subito la perdita di una persona a me molto vicina e averne osservata un'altra in riabilitazione, volevo realizzare un film che esplorasse come una persona, emotivamente ferita e spezzata, potesse avere un impatto drammatico su tutti i componenti sulla sua famiglia. Per drammatizzare al meglio gli eventi, ho deciso che il tutto si svolgesse in un arco ristretto di 24 ore cominciando dalla mattina della Vigilia di Natale. Cosa accade se qualcuno in rehab rientra a casa prima del previsto e lo fa in un giorno per tutti speciale? Ho sempre scritto di figure materne piuttosto interessanti per i miei film, da Buon compleanno Mr. Grape a Schegge di April. Quando è emersa la figura di Holly Burns ho però capito quanto fosse diversa dalle altre. Complessa, sfaccettata e a tutto tondo, ha anche lei dei difetti, non fa tutto bene e compie scelte discutibili ma conserva sempre la speranza di proteggere i suoi figli".
Sì, perché la vera mattatrice di questo film angoscioso è lei, la mitica Julia Roberts, che mette in pratica tutto ciò che il regista si aspettava da lei. Bravissima!






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