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Blow (2001)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 23 gen 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 27 mag 2023


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Blow

USA 2001 dramma poliziesco 2h4'


Regia: Ted Demme

Soggetto: Bruce Porter (romanzo)

Sceneggiatura: David McKenna, Nick Cassavetes

Fotografia: Ellen Kuras

Montaggio: Kevin Tent

Musiche: Graeme Revell

Scenografia: Michael Z. Hanan

Costumi: Mark Bridges


Johnny Depp: George Jung

Penélope Cruz: Mirtha Jung

Franka Potente: Barbara Buckely

Ray Liotta: Fred Jung

Rachel Griffiths: Ermine Jung

Paul Reubens: Derek Foreal

Jordi Molla: Diego Delgado

Cliff Curtis: Pablo Escobar

Ethan Suplee: Tuna


TRAMA: Una voce fuori campo, quella di George Jung, ci racconta la storia della sua vita. George è un allegro consumatore e piccolo spacciatore di marijuana che trascorre il suo tempo sulle spiagge della California degli anni Settanta. Poi gli viene un'idea: perché non importare direttamente la cocaina dalla Colombia? Detto, fatto: la moglie Mirtha e l'amico Diego saranno i suoi contatti in Sudamerica.


Voto 6

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Sin dalle prime sequenze si riesce ad intuire che razza di personaggio sia stato questo George Jung, che fugge verso l’Ovest e da un'infanzia poco entusiasmante vissuta nel Massachusetts con una madre implacabile (Rachel Griffiths) e un padre (Ray Liotta) che non vuole avere a che fare con le cattive notizie sul conto del figlio. In California, dove è approdato nei dintorni di Manhattan Beach, fuma erba, lancia frisbee, incontra hostess e si scatena in piani alcolici con il suo amico Tuna (Ethan Suplee) mentre si chiedono oziosamente come riuscire ad arricchirsi ma senza lavorare. Semplice, si dicono: importare marijuana dal Messico nel bagaglio delle amiche hostess non controllato dalla dogana e venderla agli studenti dei college.


Il trampolino funziona e George inizia una carriera di trafficante che lo porta, incredibilmente, a divenire uno dei maggiori trafficanti di cocaina degli Stati Uniti negli anni Settanta e Ottanta nonché uno dei pilastri di riferimento del cartello di Medellín. Lusso, ville, auto e una donna di cui si innamora perdutamente, Mirtha, la bellissima Penélope Cruz.

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Il regista Ted Demme, nipote del celebre compianto Jonathan, (ma morto a soli 38 anni per infarto l’anno seguente all’uscita del film) ripercorre la strada del maestro Martin Scorsese, per parlare dell'ascesa e del successo di un trafficante di droga dai grandi numeri. Lo stile scelto, grosso modo, è sulla scia non ripetibile di Goodfellas (c’è pure infatti Ray Liotta). La voce dell’“io” narrante ci conduce nella vita e nella storia di George e del traffico che lo arricchì a dismisura, mediante un flashback che comincia negli anni '50, quando il protagonista era solo un ragazzino.

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Anche se forse un po’ romanzato, come il film di Scorsese, è basato sul libro di Bruce Porter che narra le gesta del protagonista, che è stato detenuto a lungo in carcere negli USA. Nel 2014, a 71 anni, fu scarcerato ma con la pena di altri otto anni di libertà condizionata e ha vissuto sino al 2021.


“Danbury non era una prigione. Era una scuola di crimine. Io entrai con un diploma in marijuana, ne uscii con un dottorato in cocaina. E dopo 16 mesi ero di nuovo un uomo libero.”



 
 
 

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