Borsalino (1970)
- michemar

- 28 ott 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 giu 2023

Borsalino
Francia/Italia 1970 gangster 2h5’
Regia: Jacques Deray
Soggetto: Eugène Saccomano (romanzo Bandits à Marseille)
Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Jean Cau, Jacques Deray, Claude Sautet
Fotografia: Jean-Jacques Tarbès
Montaggio: Paul Cayatte
Musiche: Claude Bolling
Scenografia: François de Lamothe
Costumi: Jacques Fonteray
Jean-Paul Belmondo: François Capella
Alain Delon: Roch Siffredi
Catherine Rouvel: Lola
Françoise Christophe: Simone Escarguel
Andrè Bollet: Poli
Arnoldo Foà: Marello
Michel Bouquet: Rinaldi
Corinne Marchand: M.me Rinaldi
Laura Adani: M.me Siffredi
Nicole Calfan: Ginette
Hélène Rémy: Lydia
Daniel Ivernel: commissario
Mireille Darc: prostituta
TRAMA: Nella Marsiglia degli anni Trenta, due giovani delinquenti, Roch Siffredi e François Cappella si mettono assieme per cercare di prendere una fetta del mercato malavitoso della città. La città è però dominata da due gangster Poli e Marello, che controllano uno il mercato delle carni e l'altro le bische e i locali notturni. Dopo aver conquistato una relativa agiatezza, assicurandosi il controllo del mercato del pesce, Roch e François decidono di dare la scalata all'impero di Poli e ci riescono. Allarmato dalla loro intraprendenza Marello li invita a rispettare l'accordo di non interferenza negli affari.
Voto 6,5

Nonostante il successo dei film che lo vedevano protagonista, Alain Delon non si sentiva soddisfatto e pienamente realizzato e decise di avere più potere nei film e nella produzione, fin quasi a pensare di passare dieto la macchina da presa. Ciò che lo interessava vivamente in quel periodo era un romanzo di gangster di Eugène Saccomano che trattava di due contrabbandieri che durante l’occupazione tedesca si dettero da fare collaborando con la terribile Gestapo: nella vita reale a Marsiglia in effetti una parte della diffusa criminalità si comportava veramente così, al contrario dell’altra metà che invece proteggeva i partigiani.

Fatto sta che Delon, attratto dal soggetto letterario, in qualità di produttore chiamò alla regia Jacques Deray, il regista con cui l’anno precedente aveva lavorato nel famoso e bellissimo La piscina e come partner d’avventura l’amico-rivale Jean-Paul Belmondo, il quale accettò pur chiedendo alcune garanzie, la prima delle quali (destinata a diventare un casus belli) era quella di precedere il nome del collega nel poster per motivi di ordine alfabetico.

Paul Carbone e François Spirito diventarono così François Capella e Roch Siffredi ed il film venne realizzato appunto da Jacques Deray con la sua ben riconosciuta professionalità, tanto da riportare un grandissimo successo e di cassetta nelle sale francesi. Il segreto fu quello di trasformare il celebre duo in una coppia di criminali di medio livello scatenati in avventure picaresche, sempre navigando a metà strada tra la commedia e il polar e diversificando il carattere dei due uomini: l’uno, quello di Belmondo, simpatico e guascone; l’altro, quello di Delon, più serio e riflessivo. D’altronde basta osservare il loro physique du rôle e i loro soliti personaggi per capire che erano perfetti così. E non solo: il secondo era così convinto della riuscita del progetto che lasciò volentieri il ruolo più importante e prevalente al collega. Il risultato fu che se la presenza magnetica di Alain era innegabile, a maggior ragione per quel copricapo celebre che dette il nome al film, fu Jean-Paul che offrì la migliore prestazione artistica e di spessore narrativo, dato che fu lui a causare la guerra aperta con la banda rivale per morivi passionali e fu il protagonista nella scena madre finale.

Grande successo, quindi, anche per la celebre musica che accompagna le scene, aumentato in seguito anche per la pubblicità che ne scaturì per la battaglia legale che scatenò Belmondo a causa del fatto che il nome del collega era scritto due volte sul poster, come produttore e come attore. Ma per via della popolarità, del successo e degli incassi fecero ben presto pace. Erano davvero due simpatiche canaglie!
E che pubblicità fu per il già famoso marchio di cappelli!
(Evito ogni tipo di allusione sulla fortuita coincidenza dei due cognomi dei protagonisti, che messi assieme suonano allusivi, ma solo ai giorni nostri).






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