Brubaker (1980)
- michemar

- 20 ott 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 set 2023

Brubaker
USA 1980 dramma 2h11'
Regia: Stuart Rosenberg
Soggetto: Thomas O. Murton, Joe Hyams
Sceneggiatura: W.D. Richter
Fotografia: Bruno Nuytten
Montaggio: Robert Brown
Musiche: Lalo Schifrin
Scenografia: J. Michael Riva
Costumi: Tom Bronson, Bernie Pollack, Aida Swinson
Robert Redford: Henry Brubaker
Yaphet Kotto: Richard 'Dickie' Coombes
Jane Alexander: Lillian Gray
Murray Hamilton: John Deach
Joe Spinell: Floyd Birdwell
David Keith: Larry Lee Bullen
Everett McGill: Eddie Caldwell
Morgan Freeman: Walter
Matt Clark: Roy Purcell
Tim McIntire: Huey Rauch
John McMartin: senatore Charles Hite
Jon Van Ness: Zaranska
TRAMA: Nominato direttore del carcere di Wakefield, Harry Brubaker vi si fa rinchiudere sotto falso nome e scopre che, all'interno del penitenziario, c'è del marcio in abbondanza. Gettata la maschera, avvia coraggiose riforme, persegue i violenti e i corrotti insediati nell'amministrazione. Ma, quando scopre i cadaveri di alcuni prigionieri torturati a morte e segretamente sepolti, un potente senatore dello Stato decide che è il momento di licenziarlo per bloccare il pericoloso scandalo.
Voto 7,5

In piena era della New-Hollywood, un qualsiasi regista che voleva dare il proprio contributo al cambiamento e un segnale dell’impegno politico nel mondo del cinema non poteva non includere nel cast – ma come protagonista, ovviamente – l’attore che meglio esprimeva quel momento: il rosso Robert Redford. Dal canto suo, il bel Robert non si era mai sognato di mollare la presa degli argomenti sociali, e un terreno fertile per fare politica e chiasso attorno ad un argomento scottante è proprio quello importante dell'ambiente carcerario.

Ed eccoci allora con un prison-movie coi fiocchi! Ispirato alle autentiche disavventure di Tom Morton, direttore di un penitenziario dell'Arkansas alla fine degli anni Sessanta, vede Redford impegnato come poche altre volte (o forse come sempre?), intenzionato a farne un cavallo da guerra per le sue battaglie. Conosciamo bene come son dure le carceri americane ma quella di Wakefield va oltre ogni immaginazione. Il trattamento che subiscono i detenuti è alquanto disumano e rasenta la definizione di campo di concentramento. Gli uomini rinchiusi sono trattati da schiavi e quelli che li sorvegliano si comportano da aguzzini, capeggiati dallo strapotere anche ricattatorio del direttore, sfruttati e violentati nell’anima e nel corpo, fino a subire torture e morte. Più che stupore, Henry Brubaker prova orrore, più che disgusto il suo è aberrazione, e sente che il suo compito non sarà tanto porre rimedio quanto mettere fine allo scempio che ha scoperto. La strada da percorrere non è facile, anzi piena di difficoltà in quanto trova molte resistenze all’interno dei guardiani, troppo abituati e resi inumani dall’abitudine e dalle convenienze personali. Ma è nell’ambiente in generale è dove riscontra i maggiori ostacoli, dai politici prima di tutto.

Il nuovo direttore, arrivato in incognito, non è sicuro che riuscirà negli intenti, tutti gli sono contro e lo scarso aiuto che trova solo in alcuni non può bastare. Anche quello esterno è un muro invalicabile e la sconfitta, umana prima che sociale e professionale, è più probabile e insperata. Una battaglia che nei primi momenti darà qualche frutto ma che poi porterà allo svilimento anche nello spirito. L’appaluso ritmato finale dei carcerati è un ringraziamento senza speranza per loro ma un auspicio per il futuro dei diritti degli ultimi della terra.

Il film in alcuni momenti impressiona, colpisce duro e indubbiamente lascia il segno e se poi fa riflettere vuol dire che per lo meno raggiunge il suo scopo, quello di svegliare le coscienze. Mentre la regia di Stuart Rosenberg sa bene come muoversi nel genere (è autore tra l’altro anche di Nick mano fredda e Detective Harper: acqua alla gola), Robert Redford è al centro della scena in maniera magnifica ed efficacissimo con il suo sguardo attonito, attorniato da un buonissimo cast di ottimi comprimari, ben allenati a storie di questo genere.
Riconoscimenti
1981 - Premi Oscar
Candidatura miglior sceneggiatura originale






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