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Cacciatore bianco, cuore nero (1990)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 lug 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

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Cacciatore bianco, cuore nero

(White Hunter Black Heart) USA 1990 dramma/avventura 1h52’


Regia: Clint Eastwood

Soggetto: Peter Viertel (romanzo)

Sceneggiatura: Peter Viertel, James Bridges, Burt Kennedy

Fotografia: Jack N. Green

Montaggio: Joel Cox

Musiche: Lennie Niehaus

Scenografia: John Graysmark

Costumi: John Mollo


Clint Eastwood: John Wilson

Jeff Fahey: Pete Verrill

George Dzundza: Paul Landers

Alun Armstrong: Ralph Lockhart

Edward Tudor-Pole: Reissar

Roddy Maude-Roxby: Thompson

Richard Warwick: Basil Fields

Catherine Neilson: Irene Saunders

Marisa Berenson: Kay Gibson, la star del film

Richard Vanstone: Phil Duncan, la star del film

Jamie Koss: Mrs. Duncan

Timothy Spall: pilota Hodkins

Conrad Asquith: Ogilvy


TRAMA: John Wilson, regista carismatico ma bizzarro e insofferente delle buone convenienze, è in Africa per fare sopralluoghi in vista di un film importante. Con lui è Pete Verrill, sceneggiatore e suo amico. Wilson, appassionato cacciatore, vuole uccidere un elefante come affermazione del proprio coraggio. La sua ossessione provoca momenti di forte tensione nella troupe e con Verrill stesso e si conclude alla fine in tragedia.


Voto 6,5

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Per parlare di questo film è necessario accennare a quali avvenimenti reali si riferisca, altrimenti pare pura fantasia, tanto i fatti reali furono avventurosi.

Dunque, il film, basato sul romanzo di Peter Viertel, qui anche nelle vesti di sceneggiatore in collaborazione con altri, narra della spedizione organizzata dalla produzione del celebre film di John Huston La regina d’Africa e della sfrenata mania di quel regista di voler organizzare alcuni safari e così uccidere qualche animale importante. Anzi il più imponente, un elefante, trofeo che sarebbe stato l’emblema del suo coraggio. Sono note le vicende che accompagnarono la spedizione perlustrativa allo scopo di girare il film nel continente nero e difatti si racconta che il regista e i famosi attori protagonisti scamparono per miracolo ad un branco di animali selvaggi ed ebbero anche altre disavventure. Riprendo da Wikipedia questa incredibile curiosità: per mostrare il suo disgusto verso le notevoli quantità di superalcoolici che John Huston e Humphrey Bogart consumarono durante le riprese, Katharine Hepburn bevve solo acqua del posto. Nonostante le scorte giungessero in bottiglie sigillate il risultato fu un forte attacco di dissenteria che colpì la Hepburn e gran parte della troupe. Gli unici a rimanere indenni furono proprio Bogart e Huston!

Ma è bene precisare anche chi erano questi divi e come vengono rappresentati a loro volta nel film di Clint Eastwood.

Clint è John Wilson, alias John Huston; Jeff Fahey è Pete Verrill, alias l’autore del libro e sceneggiatore Peter Viertel; George Dzundza è Paul Landers, in altre parole il famoso produttore Sam Spiegel; il personaggio di Marisa Berenson, Kay Gibson, rappresenta la diva per eccellenza e protagonista del film di Huston, Katharine Hepburn, mentre Richard Vanstone interpreta Phil Duncan, cioè Humphrey Bogart. Ce n’è da restare incuriositi sia dalla reale storia accaduta che dal film e come ne ha raccontato gli avvenimenti.

Nell'interpretare Wilson, Eastwood rende evidente l'ispirazione del personaggio, come dire, nei suoi manierismi, specialmente nel modo in cui allunga certe vocali, che era fondamentalmente un segno distintivo di Huston e che qui si può godere solo se si ha la fortuna di vedere il film in lingua originale. Ovviamente l’attenzione di Clint è rivolta alla ossessione del personaggio verso la caccia. Quel signore viene presentato nel film come un uomo rude nella sua mascolinità, con un grande odio per l'ignoranza, come dimostrano le varie scene in cui entra in conflitto con razzisti e antisemiti. Diventa presto chiaro che quel Wilson ha una fissazione e cioè cacciare un grande elefante bianco, ed è il tipo che permette alle sue ossessioni di interferire con tutto e tutti intorno a lui. Verrill accompagna con riluttanza Wilson nelle sue battute di caccia, e per lui l'idea di uccidere un elefante, un animale che considera maestoso, è al livello di un peccato capitale, qualcosa che invece Wilson considera una motivazione in più. Risulta chiaro come il lavoro di regia di Clint abbia il compito delicato di spiegare bene queste motivazioni.

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Avendo a disposizione una location così attraente e suggestiva (il film è stato girato nello Zimbabwe) i responsabili della scenografia e della fotografia possono mostrare tutta la bellezza e i colori del luogo. Eastwood proveniva dal sofferto Bird, che era una discesa agli inferi dell’autodistruzione e qui, quasi quasi, ci riprova con un altro tipo di inquietudine e con un altro personaggio dal grande carattere.

Sicuramente un film ingiustamente trascurato.


 
 
 

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