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Caddo Lake (2024)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 2 ore fa
  • Tempo di lettura: 5 min

Caddo Lake

USA 2024 thriller/mistery 1h43’

 

Regia: Logan George, Celine Held

Sceneggiatura: Logan George, Celine Held

Fotografia: Lowell A. Meyer

Montaggio: Logan George

Musiche: David Baloche

Scenografia: Debbie DeVilla

Costumi: Begonia Berges

 

Dylan O’Brien: Paris

Eliza Scanlen: Ellie

Caroline Falk: Anna

Lauren Ambrose: Celeste

Eric Lange: Daniel

Sam Hennings: Ben

Diana Hopper: Cee

 

TRAMA: Una bambina di 8 anni scompare misteriosamente con la barca sul lago Caddo. Mentre la famiglia, disperata, cerca la piccola svanita nel nulla, una serie di morti e sparizioni avvenute nel passato iniziano a collegarsi fra loro creando un quadro sconcertante.

 

VOTO 6,5


Un thriller profondamento psicologico che si trasforma, a metà dell’opera, in un mistery apparentemente inspiegabile, come è ogni film di questo tipo, ma che al termine trova una sua logica, pur se fantasiosa. Però, sono proprio lì la bellezza e il filo appassionante che lega lo spettatore al film. Comincia come un dramma familiare e finisce per svelare una spirale di eventi impossibili, dove il tempo si torce su se stesso e i legami di sangue diventano paradossi. Diretto da Logan George e Celine Held con l’impronta della produzione della Blinding Edge Pictures di M. Night Shyamalan (quindi, da lui garantito) il film ci trascina nel buio, nel fango e nelle acque torbide di una palude al confine tra Texas e Louisiana, il lago Caddo, un luogo reale che al tempo stesso è fuori dal tempo o perlomeno di altri tempi, diventando così lo scenario di fatti misteriosi e inspiegabili: sparizioni, traumi del passato e verità sconcertanti rimaste sommerse per generazioni, anche in quel liquido.



Sin dall’inizio si svolgono due storie parallele, che quindi non devono mai incrociarsi, ma che sono destinate, da quando hanno avuto origine, a trovare il complicato nesso che darà la spiegazione all’intera trama. Il mistero. Sono le storie di Ellie (Eliza Scanlen) e di Paris (Dylan O’Brien). Lo scenario è quel lago con i suoi piccoli agglomerati di abitanti sulle rive, che si trasforma in una trappola paludosa nei periodi di siccità: l’acqua si abbassa, diventa difficile la navigazione soprattutto per le imbarcazioni che la puliscono dai rifiuti e dalle carcasse, tornano animali che possono correre sulla superficie scoperta, si ritrovano reperti persi e dimenticati. Li ci lavora Paris, che infatti draga il lago, un giovane rimasto traumatizzato dalla morte della mamma avvenuta proprio in quell’acqua in seguito ad un incidente stradale causato da un attacco epilettico quando era alla guida accanto a lui. Ha rotto con la fidanzata Cee (Diana Hopper) la quale invece insiste con pazienza per tornare assieme e rasserenarlo. Lui ha solo un pensiero fisso: capire come è morta la madre, se è stato davvero per la malattia di cui non aveva sintomi da tempo.



Ellie è un’adolescente solitaria e ribelle in costante conflitto con la madre Celeste (Lauren Ambrose). Vive anche con il patrigno Daniel (Eric Lange), un pastore molto religioso, e la figlia di questi, Anna, ovviamente, come tutti, sulle rive del lago. Succede che questa piccola sorellastra scompare una sera uscendo con la sua barchetta: la famiglia e la comunità si mobilitano e iniziano a cercarla. Anche Ellie va alla ricerca e si ritrova in una parte del lago dove l’acqua si è ritirata e può camminare sul letto asciutto. Quando torna a casa scopre, incredula, di essere stata 3 giorni nel passato perché la bimba ancora non è scomparsa. In preda al panico, torna al lago e ritrova Anna, ma stavolta è un mese nel passato quando invece era scappata prima.



Solo adesso lo spettatore percepisce, assieme alle statistiche che il papà di Paris, Ben (Sam Hennings), raccoglieva, ora in mano al giovanotto, che il lago Caddo ha un fenomeno di spostamento temporale che si attiva quando i livelli dell’acqua scendono. Cioè, ci sono zone della foresta acquatica che per un fenomeno inspiegabile, durante la siccità, sono fuori dal tempo e ci si ritrova in altri periodi precedenti quando gli eventi del presente, ovviamente, non sono ancora accaduti. Ciò che succede ad Ellie, succede anche a Paris, che si trova catapultato nel 1952, quando ancora lui non era sposato con Cee, e trova, richiamato da strani suoni, la piccola Anna esanime e ferita sul terreno tra gli arbusti spezzati.



Non è il caso di creare spoiler, ma qualcosa, lo stretto necessario, andrebbe detto. Ellie cerca da sempre e ancora il padre (scappato con un’altra? morto? disperso?) e non sopporta la sua sostituzione con Daniel. Ellie cerca anche Anna, che trova ma non può riconoscere. Paris cerca indizi sulla madre deceduta in quelle circostanze misteriose, respinge Cee, la sposa, fa una figlia, la reincontra e non può riconoscerla. Invece lei sì. Personaggi che girano vorticosamente intorno alle vicende personali e familiari, si reincontrano, si scansano, si cercano disperatamente. Per capire, per essere felici, per stare assieme.



Domande senza risposta, domande che una ragazza intelligente e logica come Ellie cerca risposte in internet e negli archivi delle scuole. Tutte domande nate con la sparizione di Anna, che diventa la chiave di lettura di una trama avvitata in paradossi temporali e in legami familiari impensabili. Ma ciò che dominano il film sono il dolore, la perdita, il senso di colpa, ma anche - forse prima di tutto – il bisogno di capire e di darsi una spiegazione. Che è poi quello di cui ha bisogno il pubblico. Un’indagine emotiva, profondamente psicologica, che deve far combaciare i tasselli di un puzzle che non può essere ricomposto secondo tradizione. Unica traccia tangibile è un oggetto: una medaglietta del segno zodiacale appesa alla collanina della mamma morta e di Anna. Ce ne sono due in giro e sono la soluzione, forse. Il finale è dolceamaro, non tutti capiscono tutto ma si riconciliano e le incomprensioni vengono appianate



Astruso, complicato fino alle spiegazioni (il)logiche finali, fantasioso. Possono essere le accuse sul film da parte di chi non lo amerà, eppure, secondo me, trova qui l’eccitante attrazione, seppure dolorosa, che lega al film, apprezzando la notevole interpretazione di ogni singolo interprete. Bravissima Eliza Scanlen, come d’altronde Dylan O’Brien, i due perni su cui gira l’intera opera voluta da Shyamalan e su cui il duo Logan George - Celine Held (coppia anche nella vita) può contare per una buona resa alla visione. Ottima l’ambientazione con i tipici particolari lacustri tanto fotografati dal cinema americano: in quelle paludi si son visti tantissimi personaggi di svariate storie, tutte più o meno inquietanti, come o più di questa, abitate da persone che paiono venire dal passato.



Recitato benissimo, diretto con piglio sicuro (il sovraintendente garantisce), con musiche perfettamente intonate alla visione, colori adatti, il film, ambizioso e destabilizzante, certamente non perfetto, con qualche difetto visivo, a me è piaciuto perché sa coinvolgere, sconvolgere, emozionare.

Offro una lettura per chi si perde e per chi vuole informarsi prima.



***SPOILER*** Attenzione!

Le coordinate temporali delle due storie, quella di Paris e quella di Ellie, non coincidono. Paris agisce nel 2003, Ellie nel 2022. Anna, caduta nella zona magica della foresta, viene ritrovata da Paris e portata nel 1952. Lì cresce, cambia nome, e (colpo di scena) diventa la madre di Paris. Il che fa di Anna la nonna biologica della stessa Ellie.



 
 
 

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michemar

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