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Capitano Koblic (2016)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 19 ott 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

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Capitano Koblic

(Kóblic) Argentina/Spagna 2016, drammatico, 1h32’


Regia Sebastián Borensztein

Soggetto: Sebastián Borensztein

Sceneggiatura: Sebastián Borensztein, Alejandro Ocon

Fotografia: Rodrigo Pulpeiro

Montaggio: Pablo Blanco, Alejandro Carrillo Penovi

Musiche: Federico Jusid

Scenografia: Nieves Monterde, Dario Feal, Nieves Monterde


Ricardo Darín: Tomás Koblic

Oscar Martínez: Velarde

Inma Cuesta: Nancy

Marcos Cartoy Díaz: Luis


TRAMA: Nel 1977, durante i giorni della dittatura argentina, un ex pilota e capitano della Marina disobbedisce a un ordine e per sopravvivere è costretto a darsi alla fuga. Decide allora di nascondersi in una piccola città del sud, dove la sua presenza catturerà presto l'attenzione del commissario locale fedele al regime.


Voto 6


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Non si riuscirà mai, ahimè, a stilare una classifica dei peggiori crimini umani che sono accaduti nella storia dell’uomo. In ogni nazione, in ogni continente, da quando esiste l’uomo, con o senza armi, eccidi e pulizie etniche, la soppressione degli oppositori ai regimi, delle voci degli ultimi e dei diversi, sono stati tutti silenziati dalla violenza di chi è al comando coadiuvato dagli adulatori spesso di comodo. L’elenco è lungo e disumano, al massimo si potrebbe stilare un ordine cronologico e sicuramente ci si dimenticherebbe di qualche strage.


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Questo film argentino ripercorre un periodo più che buio che ha riguardato quella terra sudamericana. In che periodo siamo lo si legge nell’introduzione: “Tra il 1976 e il 1983 la dittatura militare argentina commise numerosi crimini di lesa umanità. Uno dei modi più aberranti utilizzati per uccidere consisteva nel lanciare prigionieri vivi in mare da un aereo militare. Erano chiamati 'I voli della morte’.”


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Al centro della storia c’è un ufficiale di quell’esercito che era al servizio del dittatore Jorge Rafael Videla, un militare chiaramente in fuga che cerca riparo e anonimato. Il motivo lo si scoprirà piano piano, quando inquadreremo meglio il passato da cui scappa e che lui stesso vuole cancellare. Deciderà così di nascondersi sotto falso nome in una piccola cittadina del sud dell’Argentina dove però la sua presenza non passerà inosservata, anzi attirerà su di sé l’attenzione di un violento maresciallo, del tutto privo di morale e scrupoli.


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Il film di Sebastián Borensztein riesce a ricreare fedelmente le atmosfere orribili di un periodo storico che ha segnato indelebilmente l’Argentina grazie a un lavoro di documentazione e di ricerca storica davvero eccezionale. L’attore protagonista è l’argentino più noto in questi decenni, Ricardo Darín, più impettito di sempre per rendersi credibile come militare. Da pilota della marina argentina in fuga, arriva nella città immaginaria di Colonia Elena, situata da qualche parte nella provincia di Buenos Aires, per lavorare come pilota di fumigazione nei campi della zona, presentandosi con altro nome e senza passato. Ma Velarde, il commissario locale, si insospettisce e per fortuna la bella Nancy, che gestisce una pompa di benzina, gli viene in aiuto. Ma l’atmosfera è pesantissima e non ci vuole molto al commissario per risalire alla verità sul conto del forestiero. Per il fuggiasco Tomás Koblic (quanti fuggiaschi ci sono nel cinema?) la situazione peggiora all’improvviso, conscio che prima o poi sarebbe potuto succedere. Anche noi scopriremo così cosa abbia spinto il pilota ad abbandonare la vita che conduceva per svolgere un lavoro certamente inferiore nella pampa desolata.



 
 
 

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