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Cast Away (2000)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 10 nov 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 2 nov

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Cast Away

USA 2000 avventura 2h23’


Regia: Robert Zemeckis

Sceneggiatura: William Broyles Jr.

Fotografia: Don Burgess

Montaggio: Arthur Schmidt

Musiche: Alan Silvestri

Scenografia: Rick Carter

Costumi: Joanna Johnston


Tom Hanks: Chuck Noland

Helen Hunt: Kelly Frears

Leonid Citer: Fyodor

David Allen Brooks: Dick Peterson

Semion Suradikov: Nicolai

Peter von Berg: Yuri

Dmitri S. Boudrine: Lev

Nick Searcy: Stan

Chris Noth: Jerry Lovett

Lari White: Bettina Peterson


TRAMA: Durante un viaggio d'affari, l'aereo cargo del corriere internazionale per il quale lavora e su cui viaggia un ingegnere informatico precipita su un'isola deserta nel Pacifico. Unico sopravvissuto, l'uomo per quattro lunghissimi anni è costretto a sopravvivere finché non trova il modo di fuggire da quella prigione naturale. La sopravvivenza è la necessità primaria e l'uomo impara ad accendere un fuoco e a pescare. Sino a che un giorno la salvezza arriva sotto forma di una rudimentale zattera.


Voto 7,5


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Quando Daniel Defoe pubblicò nel 1719 il suo celeberrimo ‘La vita e le straordinarie, sorprendenti avventure di Robinson Crusoe’ non avrebbe mai potuto immaginare il successo e le imitazioni che ne sarebbero seguite nei secoli a seguire. Con l’avvento del cinema poi il libro è divenuto un soggetto appetitoso per tanti registi e produttori: film e serie televisive si sono succeduti quasi sempre con notevole successo e non necessariamente utilizzando gli stessi personaggi. È lo spunto letterario che serve come trampolino di lancio per la fantasia degli sceneggiatori, non è strettamente necessario usare come canovaccio il famoso romanzo: è sufficiente l’idea di partenza e si costruiscono infinite combinazioni di storie e di avventure di persone sbarcate su un’isola e via con la fantasia.


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Anche il Chuck Noland di Robert Zemeckis e William Broyles Jr. si è trovato nei panni di Crusoe suo malgrado, che come il prototipo, non aveva alcuna volontà di allontanarsi dal mondo civile e popolato. Aveva un buon lavoro anche se impegnativo che lo faceva viaggiare tanto, amava la sua donna, il futuro era lì che lo aspettava quando improvvisamente e tragicamente si ritrova solo su un’isola sperduta nell’oceano. Lo spettatore si diverte e si compenetra nel personaggio, provando vagamente le pene scomode che deve affrontare e le peripezie per sopravvivere, comunque come divertimento, come gioco mentale. Mica siamo lì, mica ci troveremo mai in quelle condizioni!... O no??? Brrr, vengono i brividi a pensarci! Ma perché, poi, soffriamo così tanto all’idea di ritrovarci in quelle condizioni?


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È sicuro che ciò che vediamo sullo schermo e ciò che immaginiamo che per gioco possa accadere anche noi è solo una similitudine dello sfortunato Crusoe? O cominciamo a star male al solo pensiero delle privazioni della vita comoda di cui godiamo? Al tempo dei fatti narrati da Defoe le comodità della vita erano quelle che erano, ma se le rapportiamo alla nostra vita attuale, come ri-vedremmo la storia del naufragio e della permanenza in un’isola deserta? Per esempio, io vi sto pubblicando questo articolo nel mio blog e lo sto scrivendo sulla tastiera di un pc mentre ascolto musica dal mio impianto di alta fedeltà, comodamente seduto su una sedia confortevole, dalla cucina arriva un appetitoso odorino che preannuncia un buon pranzo, il riscaldamento o il condizionatore è acceso… Lo so, sto esagerando, sto disegnando una situazione ideale ma molto molto realistica. Bene: spegniamo il sogno e immaginiamo di trovarci con lo schiocco delle dita nelle condizioni di Chuck Nolan, con un pallone come amico ed un paio di scarponi da pattinaggio come unico attrezzo utile. Credo che più comodità abbiamo peggiore è la sofferenza mentale che si prova privandosene. Ecco allora che il film di Zemeckis non è più un’avventura e diventa una storia di spoliazione, di tale privazione che solo l’idea ci fa star male. È forse per questo che guardando questo film si sta bene e male: nel primo caso perché lo osserviamo e basta, nel secondo se ci si lascia trasportare psicologicamente.


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Il connubio che è nato e consolidato nel tempo tra Robert Zemeckis e Tom Hanks ci regala solo film che vediamo con molto piacere: oltre a questo ricordiamo il mitico e storico precedente Forrest Gump e il seguente fantasioso Polar Express, girato in “motion capture”. Essi sono sempre e comunque in perfetta sincronia, quasi come Chuck e Wilson, il pallone che sostituisce lo schiavo Venerdì. Il talentuoso attore tiene la scena da solo quasi per l’intero film, braccato dall’obiettivo della mdp per mostrare la successione dei vari sentimenti che passano nella testa e sul viso del personaggio: scoramento, speranza, voglia di lottare, momenti di abbandono e sfiducia e… 20 chili in meno! Si narra che il film fu girato in due tronconi per permettere a Hanks di perdere tutto quel peso per le sequenze dell’isola, mentre nel frattempo il regista concludeva il set de Le verità nascoste.

Nel finale non poteva mancare il lieto fine ed invece Zemeckis ci sorprende negandocelo, ma regalando in compenso attimi di dolce tristezza, di amara comprensione e di tenerissimo addio. Ad un incrocio sconosciuto inizierà una nuova vita.


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Riconoscimenti

Premio Oscar 2001:

Candidatura miglior attore protagonista a Tom Hanks

Candidatura miglior sonoro

Golden Globe 2001:

Miglior attore in un film drammatico a Tom Hanks

Premio BAFTA 2001:

Candidatura miglior attore protagonista a Tom Hanks



 
 
 

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