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Changeling (2008)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 4 nov 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 31 ott

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Changeling

USA 2008 dramma 2h21'


Regia: Clint Eastwood

Soggetto: J. Michael Straczynski

Sceneggiatura: J. Michael Straczynski

Fotografia: Tom Stern

Montaggio: Joel Cox, Gary Roach

Musiche: Clint Eastwood

Scenografia: James J. Murakami

Costumi: Deborah Hopper


Angelina Jolie: Christine Collins

John Malkovich: rev. Briegleb

Michael Kelly: det. Lester Ybarra

Jeffrey Donovan: cap. J.J. Jones

Amy Ryan: Carol Dexter

Colm Feore: James E. Davis


TRAMA: Los Angeles, 1928. Christine, che vive in un sobborgo, lascia come tutte la mattine suo figlio Walter a casa da solo per recarsi al lavoro. Il bambino viene rapito ma l'accorata preghiera della madre perché i rapitori glielo restituiscano viene ascoltata e, dopo alcuni mesi, il piccolo torna a casa. Frastornata dalle emozioni e dalla folla di poliziotti e giornalisti, accoglie il bambino nella sua casa. Ma in cuor suo sa perfettamente che quello che è tornato non è suo figlio. La polizia, i media e l'opinione pubblica non le danno però retta. Inizia quindi unA battaglia per far emergere la verità con l'aiuto di un attivista, il reverendo Briegleb, ma incontrando una grande resistenza del sistema.


Voto 8


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Questo bel film, pacato in alcuni frangenti e straziante in altri, ha uno anomalo destino in merito ai giudizi. È comunemente ritenuto uno dei minori di Clint Eastwood e invece quando lo si guarda si rimane affascinati, dall’altro canto mai si sente dire che forse è la migliore interpretazione di Angelina Jolie. E queste considerazioni andrebbero fatte e scritte. Di Clint abbiamo sempre in mente il suo sguardo di protagonista e i suoi film se riflettiamo sono spesso fatti di sguardi (come dimenticare per esempio il finale struggente di I ponti di Madison County?). Anche questo film è concentrato sullo sguardo silenzioso e pieno di dolore e smarrimento di Angelina Jolie, che qui si scopre grande attrice in una parte certamente difficile, dove tante attrici non avrebbero saputo fare altrettanto.


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Non è facile infatti esprimere tutto lo sgomento e tutto il dolore di una mamma dopo che il figlio, ragazzino, scompare improvvisamente, i cui sentimenti vengono ancor più dilaniati allorquando la polizia, in maniera pomposa e presuntuosa, ne ritrova uno a caso che spaccia come il suo per far tacere l'opinione pubblica e quando lei si ribella all'assurdità viene sbattuta in manicomio. L’angoscia di una madre è sempre un messaggio che viaggia alla velocità della luce e perfora qualsiasi schermo per colpire brutalmente lo spettatore. E noi la subiamo addolorati e immobili.


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Il film nasce da un'idea di J. Michael Straczynski, un fumettista, sceneggiatore e scrittore statunitense, il quale ha più volte dichiarato di averlo studiato per molti anni, prima di riuscire a trovare un supporto finanziario adeguato. Per la stesura della sceneggiatura, Straczynski si è basato sulla serie di sparizioni e omicidi conosciuti come Wineville Chicken Murders, storia di un serial killer canadese, strettamente associata a questo caso di malagiustizia, e a un altro caso di sparizione seguito dal Los Angeles Police Department, che però è finito con il ritrovamento del corpo esanime del giovane scomparso. Con una regia perfetta ed essenziale e realizzando al meglio il soggetto fornitogli, Clint ci parla ancora una volta di un bambino, come era già successo con Un mondo perfetto, ancora una volta è un bimbo che viene allontanato dalla famiglia.


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I colori della fotografia e i costumi bellissimi dell’epoca dei fatti – che come abbiamo visto sono realmente accaduti – hanno un ruolo importante per la riuscita complessiva del film e saggiamente Clint usa la mano leggera, quasi sussurrando una storia che però è tragica e nefanda, attenuata appena solo dalla grazia di una mamma disperata che non si rassegna ad una evidente soluzione di comodo da parte della polizia. Un cuore di mamma sa ben riconoscere il sangue del suo sangue! Solo un appunto verrebbe da fare a proposito della lunghezza della pellicola, tutto il resto è poesia tragica: impossibile dimenticare appunto lo sguardo di Christine/Angelina in cui traspare dolore e determinazione, mai rassegnazione. Due occhi grandi quanto il suo dolore.


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Tra il regista e l’attrice era scoppiata una evidente complicità artistica, un trasporto emotivo quasi tangibile. Di lei il regista elogiò, testualmente, la capacità di essere tragica evitando gli eccessi del melodramma e lei ricambiando giurò che da quella volta in poi avrebbe voluto recitare sempre per lui. Purtroppo non è più successo.

Film meraviglioso.


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2009 - Premio Oscar

Candidatura per la migliore attrice protagonista ad Angelina Jolie

Candidatura per la migliore fotografia

Candidatura per la migliore scenografia

2009 - Golden Globe

Candidatura per la migliore attrice in un film drammatico ad Angelina Jolie

Candidatura per la migliore colonna sonora



 
 
 

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