Che Dio ci perdoni (2016)
- michemar
- 18 ott 2020
- Tempo di lettura: 3 min

Che Dio ci perdoni
(Que Dios nos perdone) Spagna 2016 thriller 2h7’
Regia: Rodrigo Sorogoyen
Sceneggiatura: Isabel Peña, Rodrigo Sorogoyen
Fotografia: Alejandro de Pablo
Montaggio: Alberto del Campo, Fernando Franco
Musiche: Olivier Arson
Scenografia: Miguel Ángel Rebollo
Costumi: Paola Torres
Antonio de la Torre: Luis Velarde
Roberto Álamo: Javier Alfaro
Javier Pereira: Andrés Bosque
Luis Zahera: Alonso
José Luis García Pérez: Sancho
Mónica López: Amparo
María Ballesteros: Rosario
TRAMA: Madrid 2011. In un agosto più caldo del solito, un milione e mezzo di fedeli stanno attendendo la visita del Papa e la città è sorvegliata da numerosi agenti di sicurezza quando diverse donne mature vengono brutalmente violentate e uccise. Due diversi ispettori, con cui nessun collega vuole avere a che fare, sono chiamati a collaborare con un ordine ben preciso e chiaro: risolvere il caso il prima possibile e in silenzio.
Voto 7

La Spagna è una terra che riesce a sfornare continuamente ottimi thriller, come in questo caso in cui si entra di filato nel genere noir. Perché di noir tanto nero si tratta, trattando di un poliziesco sì, ma con al centro della storia un efferato assassino che sceglie di agire in un momento particolare della vita di Madrid: è in arrivo il Papa Ratzinger in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Quale momento migliore per un serial killer realizzare una sequenza di omicidi riguardanti signore anziane? Nel caos dei preparativi dell’evento religioso di una città così grande, nel caldo insopportabile dell’agosto madrileno, si muovono due ispettori di polizia che più diversi non possono essere. Inoltre, poco prima delle elezioni presidenziali di novembre: insomma, nel bel mezzo di una crisi politica e di una campagna elettorale ci sono una serie di omicidi insoliti, che potrebbero mettere la gente nel panico, in particolare un settore della società.

Antonio de la Torre e Roberto Álamo sono i principali investigatori degli omicidi di cui sopra. Il primo è l'ispettore Velarde, un personaggio oscuro e tranquillo e a volte spaventoso. Con straordinarie capacità di ricerca, è l'agente principale all'interno dei casi, ed è lo stesso che solleva la teoria che tutti i casi potrebbero essere in qualche modo collegati. Il secondo è l'ispettore Alfaro, con caratteristiche quasi opposte al collega. Egli è anche il personaggio con il peso più emotivo all'interno della storia, dal momento che gran parte della sua vita personale è direttamente influenzata al caso, quindi, la miscela di queste emozioni rendono il suo personaggio più intenso. La cosa più importante che contribuisce alla riuscita del film di questo tipo è che i loro personaggi, essendo poli opposti, creano quella necessaria chimica che attraversa la vicenda.

Man mano che il film progredisce, l'oscurità diventa complice nella narrazione, mentre sappiamo di più sulla storia, le immagini diventano più scure e più chiuse, meno spazi aperti e la pioggia accentua una sensazione di desolazione, sensazione che viene il regista sa trasferire alla pancia dello spettatore. E non si tratta se ci sono poliziotti buoni o cattivi, piuttosto sono i sentori di realismo dati dal momento sociale e politico che aiuta lo spettatore a sentirsi rapidamente identificato con l'uno o l'altro dei personaggi: entrambi vogliono catturare l'assassino, entrambi stanno lottando per sopportare un peso individuale, entrambi anche se hanno un motivo così comune, hanno ragioni diverse.


Schema perfetto per un noir che conferma ancora una volta quanto si stia muovendo il cinema spagnolo di genere e questo giovane regista, Rodrigo Sorogoyen, fa sicuramente centro, avendo il grande merito di tradurre un tipo di cinema così hollywoodiano nel quadro, nella mentalità e nel modo di (re)agire europeo, e spagnolo in particolare. Merito del suo intuito di non utilizzare alcuna enfasi per far risaltare la violenza della storia, ma indicando come potrebbe diventare violenta la società stessa.
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