Divertimento (2022)
- michemar
- 18 ore fa
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Divertimento
Francia 2022 biografico 1h50’
Regia: Marie-Castille Mention-Schaar
Sceneggiatura: Marie-Castille Mention-Schaar, Clara Bourreau
Fotografia: Naomi Amarger
Montaggio: Benoît Quinon
Musiche: Elise Luguern
Scenografia: Gwendal Bescond
Costumi: Caroline Spieth
Oulaya Amamra: Zahia Ziouani
Lina El Arabi: Fettouma Ziouani
Zinedine Soualem: Abdel Ziouani
Nadia Kaci: signora Ziouani
Niels Arestrup: Sergiu Celibidache
Laurent Cirade: Claude Burgos
Marin Chapoutot: Dylan
Louis Damien Kapfer: Lambert
TRAMA: L’incredibile percorso delle sorelle Zahia e Fettouma Ziouani, due gemelle di origine algerina cresciute nei sobborghi di Parigi negli anni ‘90. In un mondo in cui la musica classica è ancora un territorio elitario, maschile e bianco, loro osano voler entrare dalla porta principale: Zahia come direttrice d’orchestra, Fettouma come violoncellista.
VOTO 6,5

Per capire di cosa tratta il film biografico di Marie-Castille Mention-Schaar è necessario inquadrare il personaggio reale, la direttrice d’orchestra Zahia Ziouani, sorella gemella del violoncellista Fettouma. Nata nel 14° arrondissement parigino, proviene da genitori algerini approdati nel 1981 a Pantin, un comune situato nel dipartimento della Senna-Saint-Denis nella regione dell’Île-de-France, parte del primo anello della cintura parigina. All’età di 8 anni dirige già il coro della sua scuola e prende lezioni di chitarra al conservatorio. A 12 impara a suonare la viola e si unisce all’orchestra studentesca, ma il suo sogno è diventare direttore d’orchestra professionista. Diplomi, laurea in analisi musicale, orchestrazione e musicologia all’Università di Parigi-Sorbona e poi diversi diplomi di conservatorio (viola, chitarra classica, musica da camera). Il momento decisivo è quando studia direzione d’orchestra con il celebre maestro rumeno Sergiu Celibidache alla Schola Cantorum.

La regista, sin dalla prima sequenza, ci fa capire immediatamente la grande passione per la musica sinfonica della giovanissima Zahia, dovuta innanzitutto per il suo talento musicale ma anche per il grande merito del padre Abdel che in casa ascolta sempre i suoi dischi di classica: la vediamo bambina dirigere un’orchestra immaginaria affacciata al balcone di casa, con le luci della banlieue parigina a fare da sfondo. Non c’è musica, ma nella sua mente ogni suono urbano si trasforma in una sinfonia. Rientra e si accorge che il padre sta guardando in TV il famoso direttore Celibidache che dirige il Bolero di Ravel. Questo è l’humus in cui le due sorelle crescono, ambiente in cui non possono che innamorarsi istintivamente per la musica e gli strumenti orchestrali. Lei, che, come la sorella, ama suonare il violoncello, sogna soprattutto di poter dirigere un giorno una vera orchestra.

Entrambe vengono ammesse all’ultimo anno di liceo presso il prestigioso Lycée Racine, dove incontrano compagni di classe provenienti da ambienti sociali privilegiati e immediatamente risulta evidente l’aspetto collaterale del tema del film: il maschilismo imperante e il razzismo latente, perché si scontrano subito con la derisione di alcuni di loro. Donne e di origine magrebina, tanto basta per essere oggetto di scherno: quella vuol diventare maestro? Ma quando mai si è visto? Sei algerina! Sei donna! Ma figuriamoci.

Non bastasse lo sberleffo degli altri studenti, ci si mette anche il preside del liceo, che le dice chiaramente che sono sogni difficili da realizzare: “Sei una donna!”. Ma evidentemente nessuno di quelli che girano attorno alla vita di questa ragazza ha capito la volontà, la caparbietà ed il talento che la animano e che la spingeranno fin là dove lei vuole arrivare. Gli sfottò dei maschi non la toccano ed anche la sorella, che si dispiace di come cercano di frenarla, resta sorda alle derisioni. Entrambe continuano imperterrite nei loro intenti, anche perché la loro bravura ed il loro talento sono evidenti, è impossibile non notarlo: quello che prova il principale nemico e fanatico antagonista al diploma di direttore d’orchestra, Lambert, forse è solo invidia, che si manifesta con continua ma inutile derisione.

La resilienza e la forza di volontà spingeranno Zahia a tentare ogni via, fino a farsi notare dal grande Sergiu Celibidache (ah, il compianto Niels Arestrup!) che arriva al Racine e che inizia dicendole che dirigere non è un lavoro per una donna. Per fortuna, non sfuggendogli le doti della ragazza, accetta di assumerla come studentessa dopo averla vista in prova e da lì non la perderà mai più di vista, rimproverandola duramente e continuamente, dandole consigli preziosi, smontandola e rimontandola caratterialmente, come il più severo dei professori. Lui ha capito di che pasta è fatta e sotto la sua guida sa che crescerà una talentuosa direttrice d’orchestra.

Ciò che anima le due sorelle (non si dimentichi che anche Fettouma è un’eccellente strumentista) non è solo la voglia di diventare professioniste affermate ma anche la convinzione che la musica deve essere per tutti, anche per i meno fortunati, come i ragazzi che vivono come loro nella banlieue, lontani dall’arte. Con questi intenti riescono ad organizzare un’orchestra giovanile a cui voglio dare un nome che ricordi un termine a tema: Divertimento. I problemi ci sono ugualmente, perché per realizzare tutto ciò servono soldi, teatri, permessi delle autorità, ma quale spettatore penserebbe che questa testarda ragazza si possa arrendere, anche se i momenti di scoramento ogni tanto la assalgono? Tra la severità di Celibidache e la rivalità irridente dell’onnipresente Lambert quegli attimi non possono mancare. Perfino un breve periodo di depressione dovuta alla delusione di qualche bocciatura sta quasi per fermarla, ma la determinazione di chi è destinata ad emergere vince sempre. Per fortuna. La forza risolutiva della donna, pur sempre giovane, diventerà la carta vincente. Come può il destino bloccare la carriera di una donna talentuosa e dedita completamente alla musica?

Il finale, come prevedibile (d’altronde la storia è nota, basta informarsi), è da favola e la regista prova a farci commuovere, riuscendoci, perché è innegabile che usi intenti e propositi benevoli per raccontare il prodigio di questa donna che si è saputa affermare e che merita perciò un modus narrativo da eroina. Almeno per l’enorme merito che la persona ha avuto di pretendere di far arrivare la musica classica e le sue varie discipline, che sono ancora viste come scelte per un’élite borghese e per le classi benestanti, a tutti. L’opera di inclusione verso i meno fortunati e la convinzione della forza trasformativa della musica sono le sue medaglie d’oro. E questo è eroismo intellettuale.

Per questo e altri motivi si ha la possibilità di godere magnificamente di brani e spezzoni di sinfonie immortali, dalla Sinfonia dal Nuovo Mondo di Antonín Dvořák, alla Settima di Beethoven, alla suggestiva Danza dei cavalieri di Sergej Prokofiev, un festival emozionante di musiche immortali e trascinanti. In maniera astuta, Marie-Castille Mention-Schaar chiude il cerchio riallacciando le note del Bolero della prima sequenza con quelle del finale, confermando l’impressione di un’operazione creativa abilmente riuscita, decisamente positiva. Perché la coppia delle gemelle è bella e positiva, la loro storia è significativa e maestra di vita, oltre che professionalmente interessante. Chi del pubblico non conosce i brani parte svantaggiato ma è sempre un’occasione per avvicinarsi a questi capolavori e per capire la difficoltà di eseguirli alla perfezione. Interessanti sono anche le varie citazioni che riprendono aforismi e convinzioni dei maggiori direttori ed autori della Storia della Musica, da Toscanini in poi.
Gli appassionati di musica resteranno comunque soddisfatti perché i tanti attori giovani che recitano nel film suonano davvero e quindi sono veri futuri musicisti prestati al cinema ed è un piacere vedere un film in cui chi suona non fa finta. Non è un particolare secondario godere di posture e movimenti delle dita reali e professionali, fa molto piacere. Non c’è molto spazio per i rapporti sentimentali, non c’è tempo, quei giovani sono dediti principalmente alla musica e alle continue prove, dagli strumentisti ai due rivali Zahia/Lambert. È la dura vita dei giovani musicisti. Anche ciò che nasce tra lei e il sensibile clarinettista e pianista Dylan è puramente una complicità musicale, oltre che umana per via delle vicissitudini familiari del giovane.

Traendo le conclusioni, è evidente come questo non è solo un biopic e un film di musica, ma anche, prepotentemente, un’opera politica che parla di razzismo e di società patriarcale, ma anche di bullismo, e quindi delle varie forme di violenza che si aggirano nel mondo giovanile, oltre ai sorpassati giudizi dei vecchi padroni della musica. La statistica che leggiamo prima dei titoli finali esprime chiaramente come i problemi sono lontani da essere risolti: la percentuale delle donne direttrici d’orchestra nel mondo è del 6% mentre quella della Francia è al 4%. Una vergogna.

La regia di Marie-Castille Mention-Schaar (di cui conosciamo Una volta nella vita) è totalmente puntata sulle emozioni contrastanti della protagonista, che cambiano a seconda delle difficoltà che incontra, sempre in perfetta sintonia con la sorella, che le fa spesso da consolatrice ma anche da moderatrice nei momenti di maggior agitazione. La regista la studia da vicino per trasmetterci l’immenso amore per la musica, maestra sin da piccola, nell’ambito di una bella famiglia coesa, sensibile e moralmente invidiabile, a dimostrazione di quanto contino i genitori giusti. Regia apprezzata, quindi, ma il giudizio complessivo del film è positivo anche per la buonissima prova fornita da Oulaya Amamra e Lina El Arabi, sensibili ragazze che sanno comunicare le loro sensazioni momento per momento.

Un film che trasmette al pubblico l’importanza della musica nel campo educativo, persino nei quartieri meno facili delle metropoli moderne, qui forse un po’ troppo addolcite rispetto alla realtà, ma siccome la protagonista è positiva altrettanto doveva essere il messaggio del film. E se parlo di messaggio mi riferisco anche a quella che possiamo notare tra professori e maestri affermati e gli allievi, tra gli ottimi genitori e le figlie, e, perché no, tra le due affiatatissime Zahia e Fettouma, vere militanti della cultura condivisa. E siccome è una storia vera, le definiamo anche coraggiose nella vita reale: basta andare ad informarsi in rete e si scoprono cose molto belle su tutte e due.

Ambientazione ottima, come gli interni dei vari conservatori visitati e fantastica la lista delle sinfonie sentite: Saint-Saëns, Ravel, Prokofiev, Schubert sono un incanto, anche se appena accennate. Ma non si può chiudere queste riflessioni senza citare la superba prova di Niels Arestrup venuto a mancare due anni dopo. Questo è stato il suo ultimo film dove ha colto l’occasione per dimostrare ancora una volta la sua maestria di grande attore, sapendo dare una forte connotazione al suo importante ruolo di Sergiu Celibidache.

Film interessante per conoscere un personaggio sconosciuto ai più.
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