Che - L'argentino (2008)
- michemar

- 9 ott 2022
- Tempo di lettura: 3 min

Che - L'argentino
(Che: Part One) Francia/Spagna/Messico 2008 biografico 2h14’
Regia: Steven Soderbergh
Soggetto: Ernesto Che Guevara (Diario della rivoluzione cubana)
Sceneggiatura: Peter Buchman
Fotografia: Peter Andrews (Steven Soderbergh)
Montaggio: Pablo Zumárraga
Musiche: Alberto Iglesias
Scenografia: Antxón Gómez
Costumi: Bina Daigeler
Benicio del Toro: Ernesto Che Guevara
Benjamín Benítez: Harry "Pombo" Villegas
Julia Ormond: Lisa Howard
Franka Potente: Tamara Bunke
Armando Riesco: Benigno
Catalina Sandino Moreno: Aleida March
Demián Bichir: Fidel Castro
Rodrigo Santoro: Raúl Castro
Santiago Cabrera: Camilo Cienfuegos
Édgar Ramírez: Ciro Redondo
Alfredo De Quesada: Israel Pardo
Roberto Santana: Juan Almeida Bosque
Victor Rasuk: Rogelio Acevedo
Yul Vazquez: Alejandro Ramirez
Kahlil Mendez: Leonardo Tamayo Nunez
Teofilo Torres: col. Hernandez
TRAMA: Quando il Che e una banda di esiliati cubani (guidati da Fidel Castro) raggiungono la costa cubana dal Messico nel 1956, nel giro di due anni mobilitano il sostegno popolare e un esercito e rovesciano il regime amico degli Stati Uniti del dittatore Fulgencio Batista.
Voto 7,5

Il 26 novembre del 1956, Fidel Castro, all'esilio in Messico, si imbarca alla volta di Cuba sul Granma, un piccolo scafo. Con lui ci sono 80 ribelli, tra i quali Ernesto "Che" Guevara, un medico argentino che condivide con Castro e i suoi compagni lo stesso obiettivo: rovesciare il regime del dittatore cubano Fulgencio Batista. Il Che dimostra in poco tempo di essere un combattente eccezionale, capace di apprendere e utilizzare le tecniche della guerriglia. E ben presto viene adottato dai suoi compagni e dall'intero popolo cubano. Fino a diventare l'eroe rivoluzionario che tutti oggi conosciamo.

L’eclettico Steven Soderbergh (non finirò mai di descriverlo così, data la estrema varietà del suo repertorio e dei generi che frequenta e questo film lo dimostra ancora una volta) si dedica anima e corpo ad una figura ormai leggendaria della storia centroamericana e non solo: il suo Che Guevara è una opera fluviale che ha dovuto dividere in due tronconi, scegliendo di raccontarlo nelle sue avventure militari e politiche in una maniera chiaramente antiyankee, dall’inizio alla fine, con attori e maestranze totalmente latino-americane. E non poteva che scegliere un attore protagonista che gli somigliasse, come è davvero Benicio del Toro, che scopriamo immerso come poche volte (è sempre superlativo, d’altronde) nella sua vita nel ruolo, persino per l’occasione produttore. La conquista di Cuba e la storia che ne consegue è raccontata con un piglio che sa sia di cinema puro che di documentario, tanta è la voglia di fotografarlo come era in realtà.

Siamo oltre l’icona, oltre la moda della shirt tanto diffusa, siamo nella perlustrazione vicinissima della personalità e del modo di agire tra i suoi uomini e nelle intenzioni che lo spinsero a muoversi con le armi. Sempre con idee chiarissime. È una cronaca precisa e senza intenzioni di celebrazioni con inserti in bianco e nero nei momenti importanti, come il discorso alle Nazioni Unite (“Patria o muerte!” proclamò), mostrando un personaggio che sogna l’istruzione gratuita a tutti i contadini e la totale dedizione dei suoi soldati, senza tanti ghirigori che avrebbero potuto tingere di moda un racconto che invece è storicamente fedele e più vicino alla realtà storica di qualsiasi altra commemorazione che negli anni si sono viste.

Andando nei particolari, scopriamo che il Che è un medico ma non viene descritto come e perché lo sia diventato, che è un rivoluzionario ma anche e soprattutto un vero leader; Fidel Castro è un amico fraterno ma il regista evita la descrizione che ci si può attendere da un legame così forte e poche volte – in entrambi i film – vengono mostrati assieme. La sceneggiatura è essenziale: l’uomo ha preso la decisione irrevocabile di rovesciare i governi, spiega perché nelle sue descrizioni di ingiustizia si identifica con i contadini e non con la classe dirigente, e sebbene sia nominalmente un comunista, non lo sentiamo discutere di teoria e ideologia; sembra completamente concentrato sul compito che vede davanti a lui. Il suo metodo è lineare: quello di dare voce al risentimento popolare contro un dittatore, ottenere il sostegno del popolo e demoralizzare gli eserciti opposti di soldati che lui immagina non entusiasti.

Il film diventa appassionante minuto dopo minuto e si viene rapiti dall’intensa e credibile interpretazione di Benicio del Toro che, tanto somigliante, sembra di assistere ad un documentario. Mentre ma macchina da presa lo segue sempre da vicino, questa sensazione viene esaltata dall’osservazione dei fatti, della cronaca, della frenesia di questo spostarsi continuo o anche del semplice conversare con chi lo circonda, tramite i tantissimi dialoghi scritti nella sceneggiatura. A ciò si aggiunge l’efficace sguardo del regista, che diventa nostro, visivo e sonoro, che ha lo scopo di farci sentire la terra, il fremito degli alberi, la stanchezza, l’ansimare per la marcia. Perché si avverte la netta percezione che in fondo sia un infinito procedere verso la meta.
Ne seguirà la seconda parte: Che – Guerriglia.
Film bellissimo e recitazione esaltante del protagonista.














































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