Child 44 - Il bambino numero 44 (2015)
- michemar

- 10 feb 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 23 mag 2023

Child 44 - Il bambino numero 44
(Child 44) Rep.Ceca/UK/Romania/Russia/USA 2015 thriller 2h17'
Regia: Daniel Espinosa
Soggetto: Tom Rob Smith (romanzo)
Sceneggiatura: Richard Price
Fotografia: Oliver Wood
Montaggio: Pietro Scalia, Dylan Tichenor
Musiche: Jon Ekstrand
Scenografia: Jan Roelfs
Costumi: Jenny Beavan
Tom Hardy: Leo Demidov
Noomi Rapace: Raisa Demidov
Gary Oldman: gen. Mikhail Nesterov
Joel Kinnaman: Vasili Nikitin
Charles Dance: magg. Grachev
Jason Clarke: Anatoly Brodsky
Vincent Cassel: magg. Kuzmin
Paddy Considine: Vladimir Malevich
Tara Fitzgerald: Inessa Nesterov
Nikolaj Lie Kaas: Ivan Sukov
Fares Fares: Alexei Andreyev
TRAMA: Nella Russia sovietica non esiste il crimine e l'ordine è mantenuto dalla MGB, polizia segreta e paranoica che sospetta tutti e arresta soltanto innocenti. Leo Demidov è un ufficiale efficiente agli ordini del maggiore Kuzmin che ha deciso di archiviare come incidente la morte di un ragazzino violato e strangolato da uno psicopatico. Ma un secondo caso lo convince presto a indagare, trasformandolo da predatore in preda.
Voto 6

Tom Hardy interpreta l'ex agente MGB Leo Demidov, che ha il compito di indagare su una serie di feroci omicidi di bambini nell'URSS di Stalin. Le scene iniziali ci introducono il personaggio come un giovane che ottiene lo status di eroe alla fine della Seconda guerra mondiale essendo stato fotografato mentre alza la bandiera sovietica sulla Berlino catturata. La sua caduta di figura militare arriva diversi anni dopo, quando si rifiuta di denunciare sua moglie, Raisa (Noomi Rapace), dopo che è stata accusata di attività antipatriottiche. La sua punizione è l'esilio. Mentre si sta godendo un'esistenza lontana da Mosca, l’uomo e il suo nuovo comandante, il generale Mikhail Nestero (Gary Oldman), iniziano a esplorare la possibilità che diversi omicidi di bambini apparentemente non correlati possano essere opera di un singolo uomo. Per Leo, l'indagine diventa una corsa contro il tempo poiché molti dei suoi ex colleghi MGB stabiliscono che il miglior servizio che potrebbe fornire all'URSS è morire nell'anonimato. Le cose a casa non vanno meglio, dove la moglie insegnante lo ha sposato per paura e lo disprezza per i suoi metodi. In un clima di terrore crescente, in cui indisturbato agisce quell’omicida seriale di bambini, i due scopriranno le falle del Sistema e troveranno un nuovo equilibrio sentimentale.

Trasposizione del romanzo omonimo di Tom Rob Smith, è un thriller paranoico che combina con sufficiente efficacia storia e cronaca. Da una parte la Russia socialista a un passo dalla morte di Stalin, dall'esecuzione di Bérija, capo della polizia segreta sovietica, e dall'investitura di Nikita Chrushcëv, dall'altra, dislocati negli anni Cinquanta, gli efferati delitti del mostro di Rostov, che tra il 1978 e il 1992 assassinò cinquantadue persone. Duro e realistico, il film fu interdetto sugli schermi russi per “alterazione dei fatti storici”. Infatti, il governo russo del momento in cui uscì il film contestò l'autenticità della rappresentazione dell'Unione Sovietica nei primi anni 1950, sebbene sia in linea con la prospettiva occidentale comunemente accettata all'epoca.

Il film, che in un primo momento doveva essere diretto da Ridley Scott – che sicuramente lo avrebbe girato molto meglio ma preferì passare le redini al suo prescelto, Daniel Espinosa - passa troppo tempo a riesumare reliquie culturali a scapito della trama principale: ci sono momenti in cui l'indagine di Leo sembra affrettata e viene infilata nella storia più ampia della corruzione nel MGB (l’ente predecessore del KGB). Inoltre, il film non è sempre in grado di fondere efficacemente i suoi tre filoni narrativi principali: l'indagine, le lotte di Leo con la MGB e il rapporto marito e moglie. Ha però il merito di scavare negli animi, nella storia sovietica e nell'atmosfera difficile di quegli anni, caratteristica che il regista fa avvertire molto bene.


Il gran cast recita al meglio, forse perfino oltre le righe in qualche frangente, come per cercare di migliorare un film che stranamente dà continuamente l'idea che manchi qualcosa, che manchi il guizzo decisivo. In ogni caso si può notare che la recitazione è adeguata, pur con qualche difetto: Tom Hardy si fa strada attraverso il ruolo senza mostrare molte emozioni (se vogliamo, non è mai stato il suo forte); Gary Oldman è sottoutilizzato, apparendo solo in una manciata di scene prima di scomparire senza tante cerimonie per l'ultimo terzo del film; Paddy Considine ha il non invidiabile compito di interpretare il serial killer, anche se il tempo totale sullo schermo è inferiore a dieci minuti e la risoluzione della sua parte della storia si rivela debole. Vincent Cassel (Kuzmin) è il cattivo e feroce ufficiale che maltratta il protagonista con la grinta che gli riconosciamo. Incisiva come attrice (lo è sempre) e come personaggio la Raisa di Noomi Rapace, che cerca di affermarsi in un clima che certamente le è ostile, come donna in quel regime, persino accusata con motivi pretestuosi.

Indubbiamente l’opera del regista, svedese di origine cilena, sponsorizzato da Scott, dà l’idea di essere un film costruito ad arte per piacere alla platea e risulta complicato e nello stesso tempo in qualche modo anticlimactic, come dicono gli anglosassoni, cioè che offre una conclusione deludente, con poca tensione emotiva. Ma ciò non toglie, a mio modesto parere, che il film possa piacere. Anzi, anche se tanti hanno storto il muso, a me non è proprio dispiaciuto: si segue bene e risulta interessante per la ricostruzione ambientale dell’epoca e per l’ottimo cast.






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