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Corri ragazzo corri (2013)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 19 apr 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 29 mag 2023


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Corri ragazzo corri

(Lauf Junge lauf) Germania/Francia/Polonia 2013 dramma 1h52'


Regia: Pepe Danquart

Soggetto: Uri Orlev (romanzo)

Sceneggiatura: Heinrich Hadding

Fotografia: Daniel Gottschalk

Montaggio: Richard Marizy

Musiche: Stéphane Moucha

Scenografia: Matthias Müsse


Andrzej Tkacz / Kamil Tkacz: Srulik / Jurek

Elisabeth Duda: Magda Janczyk

Itay Tiran: Mosche Frenkiel

Zbigniew Zamachowski: Hersch Fridman

Rainer Bock: ufficiale SS

Lukasz Gajdzis: Pawel

Szymon Kurylo: Josele

Przemyslaw Sadowski: Grzegorz Kowalski

Jeanette Hain: signora Herman


TRAMA: Fuggito dal ghetto di Varsavia con l'aiuto del padre, Srulik, un bambino ebreo di otto anni, si finge un orfano polacco per scampare alle truppe naziste. Con il nome fittizio di Jurek, tenta in ogni modo di sopravvivere e di essere coraggioso, attraverso la foresta e oltre, in cerca di una casa o di una fattoria dove avere cibo in cambio del proprio lavoro. Sarà anche consegnato ai nazisti, da cui riuscirà fortunosamente a svignarsela, continuando una dolorosa fuga verso la libertà: nel suo cammino, in cui si avvicendano le stagioni, entrerà in contatto con uomini e donne disposti ad aiutarlo oppure decise ad ucciderlo, fino alla fine dell'ostilità bellica.


Voto 6,5

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Il cinema della Memoria ha il compito di farci ricordare ciò che è successo, come un monito perpetuo e nonostante ciò le barbarie, in varie parti del mondo, continuano. Questo film, come tanti altri, ci riportano alla mente i ritratti struggenti di vite martoriate, soprattutto di donne e bambini, ripetendo storie che sembrano tutte uguali ma che sono sempre disumane. A volte sono opere ricattatorie, altre favole nere che vanno raccontate.

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Anche il film di Pepe Danquart rientra nello schema che ben conosciamo ma è supportato dalla potenza evocativa di una storia che, volendo o no, arriva a toccare il cuore. È una biografia, la vera storia di Yoram Fridman, un ragazzo ebreo di Varsavia, a cui dall'età di nove anni viene progressivamente sottratto tutto, anche il più istintivo dei sorrisi, quelli che per gran parte del film mitigano l'orrore nazista. Una fuga infinita, durata per anni, con accumuli drammatici sovente eccessivi: dal ghetto dove gli vengono uccisi genitori e fratelli, dalle foreste gelide dove perde i compagni, dai polacchi che consegnano bambini alle SS per un tozzo di pane. Picchiato, rincorso, rifiutato, vessato, privato di un braccio, ma animato da un indomito spirito di sopravvivenza.

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È la storia di una perdita di identità quella raccontata in questo film commovente, un lento e progressivo allontanamento dalle proprie radici compiuto da un bambino che ha giurato al proprio padre di sopravvivere, contro tutto e contro tutti.

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È quindi una vera odissea, in cui il bimbo deve continuamente sfuggire alle avversità e alla idiozia degli uomini, con le sue guerre e i suoi odi razziali.

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Il film è un adattamento del romanzo Run, Boy, Run di Uri Orlev, pubblicato nel 2000 e basato appunto sugli eventi reali della vita di Yoram Fridman.



 
 
 

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