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De Gaulle (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 apr 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

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De Gaulle

Francia 2020 biografico 1h48’


Regia: Gabriel Le Bomin

Sceneggiatura: Gabriel Le Bomin, Valérie Ranson-Enguiale

Fotografia: Jean-Marie Dreujou

Montaggio: Bertrand Collard

Musiche: Romain Trouillet

Scenografia: Nicolas de Boiscuillé

Costumi: Anaïs Romand, Sergio Ballo


Lambert Wilson: Charles de Gaulle

Isabelle Carré: Yvonne de Gaulle

Olivier Gourmet: Paul Reynaud

Catherine Mouchet: M.lle Potel

Pierre Hancisse: Geoffroy Chaudron de Courcel

Sophie Quinton: Suzanne Rerolle

Gilles Cohen: Georges Mandel

Laurent Stocker: Jean Laurent

Alain Lenglet: gen. Maxime Weygand

Philippine Leroy-Beaulieu: Hélène de Portes

Tim Hudson: Winston Churchill

Nicolas Vaude: Paul Baudouin

Philippe Laudenbach: Primo Ministro Philippe Pétain

Clémence Hittin: Anne de Gaulle

Félix Back: Philippe de Gaulle

Lucie Rouxel: Elisabeth de Gaulle


TRAMA: Nel maggio del 1940 i tedeschi stanno avanzando verso la Francia. Il governo francese è pronto ad arrendersi. Charles De Gaulle, appena promosso generale, decide di cambiare gli eventi avendo accanto a sé sua moglie Yvonne sua prima sostenitrice. Mentre Yvonne e i loro figli fuggono dai tedeschi Charles De Gaulle si prepara ad incontrare a Londra Winston Churchill.


Voto 6

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Girare un film sulla figura gigantesca di Charles De Gaulle può essere facile e difficile. Facile se ci si limita a raccontare il suo operato, le sue idee e il modo di affrontare la drammatica situazione della Francia occupata dai nazisti. Difficile, o meglio pericolosa, se si affronta la narrazione come esaltazione della personalità e con spirito troppo nazionalistico. Gabriel Le Bomin, che è principalmente un documentarista, fa bene a trattenersi e snocciolare gli eventi di quegli anni con tono cronistico, seguendo l’evoluzione degli avvenimenti storici.

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L’uomo era cresciuto in una cultura di grandezza nazionale e ben presto scelse la carriera di ufficiale. Venne fatto prigioniero durante la Prima Guerra Mondiale e in seguito collaborò con l'entourage di Philippe Pétain e insistette per l'uso delle divisioni di blindati nella guerra contemporanea, scrivendo a diverse personalità politiche. Nel maggio 1940 era a capo di una divisione blindata e condusse diversi contrattacchi durante la battaglia di Francia; fu promosso generale di brigata a titolo temporaneo il 25 maggio 1940. Venne nominato Sottosegretario di Stato alla Difesa nazionale e alla Guerra nel governo Reynaud, durante l'esodo del 1940. È proprio di questa parte della Storia che si occupa il film, puntando poi l’attenzione sul rapporto non facile con Pétain, il generale che per salvare se stesso e non portare – almeno come affermava – la Francia alla rovina chiese l’armistizio alle forze tedesche, il che fece inorridire il nostro personaggio fino al punto di lanciare da Londra, dove si era rifugiato, un appello al popolo francese tramite la BBC. Esortò la popolazione alla resistenza e alla ribellione. La sua posizione peggiorò allorquando il regime di Vichy lo condannò addirittura a morte e gli tolse la nazionalità.

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Il De Gaulle che il regista ci dipinge è un uomo affranto dalle avversità politico-militari ma sorretto da una grande fede nella forza dei francesi e animato da grande patriottismo. Non si arrese mai all’idea di perdere l’onore suo e degli uomini che credevano in lui, non perse mai la grinta necessaria per portare in salvo la sua famiglia. Era sposato con Yvonne ed era padre di tre figli, una dei quali, Anne, era affetta da trisomia (un’anomalia caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più) a cui teneva tantissimo e a cui dedicava forse la maggiore attenzione.

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Padre e marito affettuoso e preoccupato, ma uomo di carattere forte che dedicò tutte le sue forze per salvare la Patria. È di questo che ci parla fil film, con il regista che inquadra tante volte il primo piano del suo volto spesso concentrato e preoccupato e altre l’intera figura longilinea in cui si mimetizza Lambert Wilson, che, truccato a dovere, riesce ad avvicinarsi parecchio alla fotografia iconografica che la Storia ci ha tramandato.

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Commovente è come si dedica alla causa francese, alle lotte intestine del governo diviso tra chi voleva resistere e chi era intenzionato a mollare, vista la drammatica situazione militare. Commovente è l’appello accorato dalla emittente inglese: “Qualunque cosa accada la fiamma della Resistenza francese non deve spegnersi, e non si spegnerà!”. La Storia gli ha dato ragione e il film lo celebra devotamente. A prescindere dal pensiero politico che ogni spettatore ha diritto di avere, De Gaulle è stato il padre della Francia moderna, creando anche una corrente politica, abbastanza nazionalistica, che nel dopoguerra è stata la base della rinascita sociale.

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Gabriel Le Bomin lo celebra, ma senza essere eccessivamente agiografico, senza eccedere nella santificazione: l’impressione che ho avuto, da ignorante in materia, è quella di seguire la vita di un uomo importante nel suo periodo più impegnativo, dove ha potuto esprimere al meglio la sua personalità. Una figura complessa da raccontare, soprattutto nel limite della durata di un film, che non può, in questo caso, andare molto a fondo se non nel periodo che si vuole inquadrare.

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Nessun miracolo narrativo, semplice documentazione che trovo molto istruttiva, con regia attenta pur senza voli pindarici, ma attrezzata da una bella fotografia di contrasti forti, fatta di controluce negli interni, caratterizzata dal marrone delle divise e da un’idea di seppiatura da album dei ricordi. Film onesto, utile, commemorativo, a tratti un po’ piatto forse proprio per l’attitudine al documentario dell’autore. Un film che comunque si lascia vedere con interesse.


 
 
 

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