Defiance - I giorni del coraggio (2008)
- michemar

- 10 lug 2023
- Tempo di lettura: 3 min

Defiance - I giorni del coraggio
(Defiance) USA 2008 dramma/guerra 2h17'
Regia: Edward Zwick
Soggetto: Nechama Tec (Defiance: the Bielski Partisans)
Sceneggiatura: Clay Frohman, Edward Zwick
Fotografia: Eduardo Serra
Montaggio: Steven Rosenblum
Musiche: James Newton Howard
Scenografia: Dan Weil
Costumi Jenny Beavan
Daniel Craig: Tuvia Bielski
Liev Schreiber: Zus Bielski
Jamie Bell: Asael Bielski
George MacKay: Aron Bielski
Alexa Davalos: Lilka
Allan Corduner: Shamon Haretz
Mark Feuerstein: Malbin
Jodhi May: Tamara Skedelsky
Tomas Arana: Ben Zion
Mia Wasikowska: Chaya
TRAMA: Nel 1941 gli ebrei dell'Europa Orientale vengono uccisi a migliaia da nazisti. Tre fratelli polacchi riescono a sfuggire alla cattura nascondendosi nei boschi della vicina Bielorussia, dove si uniranno alla resistenza russa e costruiranno un villaggio che permetterà di salvare la vita a più di 1200 ebrei. Presto però tra due dei tre fratelli scoppierà una forte rivalità per la leadership del gruppo che hanno costituito mentre il terzo rimarrà nel mezzo di questa lotta intestina.
Voto 6,5

La guerra è già un incubo di per sé ma quando ci si mette anche l’ambientazione ostile e invivibile, oltre alla difficile convivenza tra persone innervosite dalla situazione vieppiù drammatica, pare di vivere in un film horror. A dimostrazione di questo ragionamento è sufficiente osservare ciò che succede in questo film, dove si concentrano un manipolo di piccoli eroi, un popolo da salvare, le truppe naziste che inseguono, un bosco fitto che protegge ma che pare anche un luogo chiuso e claustrofobico. Con questi ingredienti Edward Zwick riesce a destreggiarsi molto bene per confezionare la trama di una storia realmente accaduta e che fa trattenere il respiro fino alla fine.
Tratto dal libro Defiance: the Bielski Partisans di Nechama Tec, la pellicola conserva i residui documentaristici solo all'inizio, in cui si vedono le immagini in bianco e nero di Hitler con il braccio alzato e l'invasione della Bielorussia, ma dopo comincia la vera storia di gente che si rifugia nei boschi incalzata da inseguitori che non si vedono ma di cui si avverte continuamente la presenza. Il regista è anche bravo ad evitare il tranello della retorica (come gli era capitato sicuramente nei suoi Glory e L’ultimo samurai) e sviluppa il filo narrativo come un vero thriller, dove emerge la forza della presenza di Daniel Craig, lontano dal suo agente segreto e ben disegnato come un eroe che si fa carico del durissimo compito che il destino gli affida. Salta presto evidente agli occhi che il film non riguarda tanto la lotta contro i nazisti quanto la lotta per la sopravvivenza. Anche se ci sono sparatorie, scaramucce, inseguimenti, se non delle vere e proprie battaglie, la maggior parte del tempo è dedicato all’esplorazione delle difficoltà dei fuggitivi nel bel mezzo di un inverno sovietico. E non solo.
L'anno è il 1941 e il luogo degli avvenimenti narrati è la Bielorussia. Hitler si sta muovendo spingendo verso est e la “soluzione finale” è in corso. I quattro fratelli Bielski sopravvissuti - Tuvia (Daniel Craig), Zus (Liev Schreiber), Asael (Jamie Bell) e Aron (George MacKay) - sono costretti a nascondersi nei boschi dopo che la polizia locale, in collaborazione con i tedeschi, ha ucciso il resto della famiglia. Ma il tempo di fuga dei quattro non è destinato a essere trascorso da soli: altri rifugiati ebrei sono affluiti da loro, fino ad un numero così consistente da formare una vera comunità e non semplicemente un gruppo di sbandati. Ma più grande diventa il campo, più problemi sorgono. Tuvia e Zus si scontrano apertamente, con il primo che sostiene una filosofia in gran parte pacifica mentre il secondo vuol dare battaglia. Malattie, fame e freddo minacciano la salute e la vita delle persone, soprattutto tra i più anziani, altre all'autunno che sta prendendo orami le sembianze dell’inverno. Per non parlare intanto dell’inevitabile carestia e delle malattie anche gravi che seminano morti. Gli unici attimi di distrazione e di sollievo giungono dagli amori che nascono tra i giovani. Nel frattempo, i tedeschi sono alla loro caccia, offrendo perfino una ricompensa a chi possa dare notizie del loro posizionamento. I dissidi e le differenti visioni strategiche dei due fratelli maggiori intanto infiammano le giornate.
Quel che pare fuori luogo, dato l’ambiente e la preparazione culturale dei resistenti, sono i discorsi a volte solenni e un po’ retorici di chi ha ormai preso il comando nella collettività e, perché no, anche i tratti somatici di Daniel Craig, che si stenta a credere ebreo. Ma il suo nome importante sicuramente era servito a richiamare i capitali necessari alla produzione del film. La sua è comunque una eccellente interpretazione, a dimostrazione ulteriore di come non si debba mai considerarlo solo un celebre agente in azione. Sullo stesso piano, se non un gradino superiore, è l’ottimo Liev Schreiber.

Film appassionante, con battaglie ben coreografate dall’esperto Edward Zwick, che organizza un impensabile villaggio provvisorio in un luogo inadatto, in cui come da tradizione il popolo religioso continua a chiedersi come mai in questa sorta di Esodo non giunga l’aiuto divino e la conseguente liberazione e devono affidarsi ad un Mosè improvvisato chiamato Tuvia, un James Bond al servizio degli ebrei inseguiti.


















Commenti