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Detroit (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 feb 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 23 mag 2023


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Detroit

USA 2017 dramma storico 2h23’


Regia: Kathryn Bigelow

Sceneggiatura: Mark Boal

Fotografia: Barry Ackroyd

Montaggio: William Goldenberg, Harry Yoon

Musiche: James Newton Howard

Scenografia: Jeremy Hindle, Greg Berry, Jim Wallis

Costumi: Francine Jamison-Tanchuck


John Boyega: Melvin Dismukes

Will Poulter: Philip Krauss

Algee Smith: Larry Reed

Jacob Latimore: Fred Temple

Jason Mitchell: Carl Cooper

Hannah Murray: Julie Ann

Jack Reynor: Demens

Kaitlyn Dever: Karen

Ben O'Toole: Flynn

John Krasinski: avv. Auerbach

Anthony Mackie: Greene

Nathan Davis Jr.: Aubrey

Peyton Alex Smith: Lee

Malcolm David Kelley: Michael

Joseph David-Jones: Morris

Laz Alonso: Conyers

Ephraim Sykes: Jimmy

Leon Thomas III: Darryl

Gbenga Akinnagbe: Aubrey Pollard Sr.

Jeremy Strong: avv. Lang

Tyler James Williams: Leon

Chris Chalk: uff. Frank

Glenn Fitzgerald: det. Anderson


TRAMA: Nel 1967, in piena epoca di battaglie per i diritti civili da parte degli afroamericani (Martin Luther King sarebbe stato ucciso nel '68 sul balcone del Lorraine Motel di Memphis), nel ghetto nero di Detroit ebbe luogo una rivolta scatenata da una retata della polizia in un bar dove si vendevano alcolici senza permesso. Il governatore del Michigan inviò la Guardia Nazionale a sedare la rivolta, e il presidente Lyndon Johnson gli fece dare man forte dall'esercito. L'episodio paradigmatico di quel tumulto fu il sequestro di un gruppetto di giovani uomini neri e di due ragazze bianche all'interno del Motel Algiers: un episodio di brutalità da parte della polizia (con il fiancheggiamento di alcuni militari) che è una ferita nella coscienza dell'America.


Voto 7

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La Storia recente ci racconta dei disordini violentissimi di origine razziale avvenuti a Detroit tra il 23 e il 27 luglio del 1967 che provocarono 43 morti, 1189 feriti oltre 7200 arresti e 2000 edifici distrutti. Episodi evidenziati anche dall’ultimo e notevolissimo film di Spike Lee BlacKkKlansman (vedi recensione). Dopo aver raccontato la caccia a Osama Bin Laden in Zero Dark Thirty (vedi recensione), la “muscolare” Kathryn Bigelow (come piace a me definirla), prima donna a vincere il premio Oscar come migliore regista nel 2010 con The Hurt Locker (recensione) nel suo ultimo film torna ad affrontare un tema altrettanto duro, come è nel suo stile. A scatenare quegli episodi fu l'irruzione della polizia in un club senza licenza nell'ufficio della ‘United Community League for Civic Action’ a Detroit, dove un'ottantina di afroamericani stava festeggiando il ritorno di due compagni dal Vietnam. Nessun motivo giustificativo per un comportamento così assurdo da parte delle forze dell’ordine, quindi.

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Il film viene diviso dalla regista in tre parti: il primo ci illustra il contesto e come nasce la vicenda, il secondo ci mostra il cuore della trama, il terzo ne trae le conclusioni. Sembra quasi un documentario, lungo (quello sì) e potente, come piace alla bella regista, senza sconti per nessuno, fino a lasciarci inebetiti, partendo addirittura (tramite una animazione attraverso i dipinti di Jacob Lawrence, pittore afroamericano noto per la sua interpretazione della vita afroamericana che inoltre fu narratore, interprete ed educatore) con la didascalia che dice: “La Grande Migrazione, che ebbe luogo prima della Prima Guerra Mondiale, vide lo spostamento di sei milioni di afroamericani che lasciarono i campi di cotone del Sud attratti dal lavoro nelle fabbriche e dai diritti civili del Nord. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli americani bianchi migrarono nei sobborghi, portando via soldi e lavoro dal centro urbano sempre più segregato. Negli anni ’60 le tensioni razziali erano inasprite. Scoppiarono le rivolte.”

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È la Storia di sempre, come quella di oggi, che vediamo ovunque. Anche quando si risveglia quell’istinto razzista che è in tanta gente. La Bigelow ce lo sbatte in faccia senza remore, polemicamente e politicamente, con un ottimo e nutrito cast, montaggio frenetico e con forza, senza mai smentire il suo personale cinema.


 
 
 

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