Dio esiste e vive a Bruxelles (2015)
- michemar

- 4 gen 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Dio esiste e vive a Bruxelles
(Le tout nouveau testament) Francia/Belgio/Lussemburgo 2015 commedia 1h54’
Regia: Jaco Van Dormael
Sceneggiatura: Thomas Gunzig, Jaco Van Dormael
Fotografia: Christophe Beaucarne
Montaggio: Hervé de Luze
Musiche: An Pierlé
Scenografia: Sylvie Olivé
Costumi: Caroline Koener
Benoît Poelvoorde: Dio
Catherine Deneuve: Martine
Pili Groyne: Ea
Yolande Moreau: moglie di Dio
François Damiens: François
Laura Verlinden: Aurélie
Serge Larivière: Marc
David Murgia: Gesù Cristo
Johan Leysen: marito di Martine
Pascal Duquenne: Georges
Gaspard Pauwels: Kevin
Didier De Neck: Jean-Claude
TRAMA: Dio esiste veramente ed è una persona come tante altre che vive a Bruxelles. Deprivato della sua aurea divina, è un codardo patetico e odioso con la sua famiglia. Ea, sua figlia, si annoia a casa e, non sopportando di stare chiusa in un piccolo e ordinario appartamento di città, decide un giorno di ribellarsi contro il padre, manomettendo il suo computer e rivelando a chiunque la propria data di morte. In questo modo provocherà un caos improvviso e totale, durante il quale tutti cominceranno a pensare cosa fare con i giorni, i mesi e gli anni, che rimangono loro da vivere.
Voto 6,5

Solo quattro lungometraggi all’attivo ma la vita di Jaco Van Dormael è ricca di vari tipi di espressioni artistiche e lo dimostra le tante attività che ha svolto, persino quella di clown per bambini da cui è fortemente ispirato. Una cosa hanno in comune: la voglia di uscire dagli schemi e di sorprendere con trovate innovative e provocatorie, senza disdegnare lo sperimentale. Senza preoccuparsi di invadere anche il campo mistico. Come è consultabile da Wikipedia, egli alla nascita rischiò di morire strangolato dal cordone ombelicale e, dal momento che ricevette un apporto insufficiente di ossigeno, si temette che avrebbe potuto presentare dei problemi mentali. Da questo trauma probabilmente hanno avuto origine i temi ricorrenti dei suoi film, che esplorano i mondi delle persone con disabilità mentali e fisiche. Crebbe in Germania fino all’età di sette anni, quando la sua famiglia ritornò in Belgio. Spesso ha anche elaborato forme di spettacolo delle più varie con l’aiuto della moglie coreografa Michèle Anne De Mey. Da una persona con questa mentalità e con una fantasia allegra e sfrontata ci si potrebbe aspettare di tutto. E lui, puntualmente, non si è fatto attendere né ha deluso le aspettative. L’unico problema, per lo spettatore, è adeguarsi e godere, se ne ha voglia, delle sue invenzioni.
Si è fatto subito notare con le prime opere ma l’affermazione migliore, prima di questo film, era il fantasioso e colorato Mr. Nobody, perfettamente rappresentato da un altro artista adatto: Jared Leto. Quando poi ha presentato questa storia dissacratoria e sicuramente irriverente (il titolo italiano fa anche più clamore, invece quello originale spiega la trama), stimolando ovvie ripercussioni, tutti si sono chiesti di lui a maggior ragione. Chi mai prima si era messo in mente di trasformare il Padreterno in una persona sciatta, prepotente, perfino rancorosa, che non solo vive in mezzo a noi, ma è anche un abitante di Bruxelles (beh, lui è belga!)? Incredibilmente, Dio non solo esiste ma vive proprio tra le persone. O meglio, non è che vada in giro, sarà costretto a farlo, perché lui se ne sta tranquillamente nella sua stanza dove non deve mai entrare nessuno (neanche l’antipatica moglie) perché armeggia di continuo con un vecchio computer tramite il quale governa il destino degli uomini, ridacchiando di quello che combina.
Il regista ci trasporta in una storia visionaria e per certi versi geniali in cui si immagina per l’appunto Dio annoiato in una casa dove si comporta in modo indisponente verso la grassa consorte e peggio con la piccola figlia Ea, la quale un giorno riesce a penetrare nella stanza vietata e tramite quel pc lancia un SMS (!) a tutti gli abitanti della terra comunicando con precisione l’ora, il giorno, il mese e l’anno della loro morte. Immaginiamo quindi come ci potremmo comportare se sapessimo quella data: ognuno sceglierebbe coma trascorre il tempo rimanente, soprattutto a seconda se ci rimane pochissimo, poco o tanto tempo da vivere. Con i vari personaggi se ne vedranno delle belle. Nel frattempo che vediamo sfilare i personaggi più terreni e le loro reazioni alla ricezione del messaggio, il regista non lesina di sfidare le convinzioni religiose con una caratterizzazione dei personaggi celesti che diventa veramente dissacrante se non proprio blasfema. A cominciare dal fratello della piccola (attenti: si chiama J.C.) che spinge la piccola Ea a ribellarsi, comunicandole le sue impressioni con una icona sacra. Necessita, secondo il pensiero dei due discendenti, riscrivere un nuovo Testamento totalmente (ecco il titolo originale) e per fare ciò servono 6 nuovi apostoli, che con i precedenti 12 si arriva al numero perfetto per giocare… a baseball, lo sport preferito della svaporata e voluminosa moglie. Ovviamente, come aveva fatto l’Uomo nato a Natale, cercandoli tra gli ultimi della terra.
Meglio fermarsi qui per non andare oltre, se non si vuol perdere il gusto della continua sorpresa che questo regista fuori regole ama offrire al pubblico, mescolando ironia, satira caustico-religiosa, libero arbitrio, paradosso, manipolazione e ingenuità e buona volontà della piccola Ea. Che in sostanza raffigura la rivolta verso lo status quo, perché altrimenti sembrerebbe non esserci scampo per la nostra povera umanità avviata a vivere una vita grigia come lo sono i cieli della capitale belga. La vita, la morte, l’amore, la religione e la libertà: un po’ come era già esposto nel film precedente e prima accennato. D’altronde, le caratteristiche di Jaco Van Dormael si ripetono nelle sue opere: l’uso della voce fuori campo e i temi che lo hanno sempre interessato. Il mondo visto dal basso, un ambiente molto colorato, la fantasia al potere, l’innovazione narrativa.

Come sempre accade, per la riuscita del film servono gli attori adatti e qui Benoît Poelvoorde e Yolande Moreau dire che lo siano è facile ma vederli all’opera è esplosivo. Sono inarrivabili, l’uno più sconcertante dell’altra, l’una più comica dell’altro. Paradossali come il film, il che vuol dire far coincidere le interpretazioni con il concetto di fondo del film. Se poi si aggiunge una diva come Catherine Deneuve che recita accanto ad un gorilla per… Basta così, altrimenti si perde il gusto del surreale che domina l’intera atmosfera che a tratti pare quella che ama creare Jean-Pierre Jeunet, ma più graffiante, senza sdolcerie.
Vuoi vedere che il mondo l’ha raddrizzato una donna, per giunta bambina?

Riconoscimenti
2016 – Golden Globe
Candidatura come miglior film straniero
2016 – Premio Magritte
Miglior film
Miglior regista
Migliore sceneggiatura
Migliore colonna sonora
Candidatura come miglior attrice non protagonista a Yolande Moreau
Candidatura come migliore promessa femminile a Pili Groyne
Candidatura come migliore promessa maschile a Romain Gelin
Candidatura come migliore fotografia
Candidatura come miglior sonoro


















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