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Don Camillo monsignore... ma non troppo (1961)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 giu
  • Tempo di lettura: 2 min
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Don Camillo monsignore... ma non troppo

Italia/Francia 1961 commedia 1h49’

 

Regia: Carmine Gallone

Soggetto: Giovannino Guareschi

Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Carmine Gallone

Fotografia: Carlo Carlini

Montaggio: Niccolò Lazzari

Musiche: Alessandro Cicognini

Scenografia: Piero Filippone

Costumi: Lucia Mirisola

 

Fernandel: don Camillo

Gino Cervi: Peppone

Leda Gloria: Maria Bottazzi

Gina Rovere: Gisella Marasca

Carl Zoff: Walter Bottazzi

Valeria Ciangottini: Rosetta Grotti

Saro Urzì: il Brusco

Marco Tulli: lo Smilzo

Andrea Checchi: dirigente del PCI di Roma

Ruggero De Daninos: segretario di don Camillo

Emma Gramatica: Desolina

Carlo Taranto: Marasca

Armando Bandini: don Carlino

Giuseppe Porelli: dott. Galluzzi

Andrea Scotti: il capo dei giovani atleti

Giulio Girola: Grotti, il padre di Rosetta

Alexandre Rignault: Bagotti

Carlo Giuffré: maresciallo dei carabinieri

 

TRAMA: Don Camillo, ora vescovo, e Peppone, ora senatore, tornano nel comune di Brescello e riaccendono la loro amichevole rivalità.

 

VOTO 6

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Si giunge così al quarto episodio della saga con una commedia che mette in risalto la dualità tra la Chiesa rappresentata dal prete e il comunismo rappresentato dal politico locale. Nonostante alcune situazioni ripetitive e gag già viste, il duo formato da Fernandel e Gino Cervi riesce a mantenere il film divertente e piacevole, mentre la regia di Gallone si adatta alle varie situazioni.



Don Camillo e Peppone hanno lasciato il paesello e vivono a Roma: uno è senatore, l’altro monsignore di Curia. Nella Bassa però gli animi dei compaesani non sono cambiati e sono sempre inclini alla rissa politica. Motivo del contendere, questa volta, è la costruzione di nuovi alloggi popolari in un terreno su cui sorge una piccola cappella votiva molto venerata. Dai rispettivi superiori i due vecchi leoni vengono rispediti al paese per tentare la mediazione che si risolve nel più classico dei compromessi.



Indubbiamente la pellicola non risulta molto originale e non si discosta tanto rispetto ai capitoli precedenti, ma, in ogni caso, il film, pur mostrando segni di stanchezza nella trama, rimane godibile grazie alla bravura dei suoi protagonisti e alla sua capacità di trattare temi politici e sociali con leggerezza e umorismo.



Nel film vengono citati e messi in risalto i fatti di Reggio Emilia, del 7 luglio 1960, dove morirono cinque militanti del PCI, nell’occasione che seguì ai fatti di Genova (una serie di scontri seguiti al corteo indetto dalla Camera del Lavoro e appoggiato dall’opposizione di sinistra il 30 giugno 1960 per protestare contro la convocazione a Genova del sesto congresso del Movimento Sociale Italiano) e che spinse moltissimi militanti di sinistra a protestare animatamente contro il Governo Tambroni, composto dalla DC e appoggiato esternamente dall’MSI e dai monarchici.



Insomma c’è del fuoco sotto le ceneri, uno spunto serio e parecchio politico, ma il film, diciamo, la butta sulla commedia adatta ai tempi burrascosi, anche per sdrammatizzare.

 

Film completo:



 
 
 

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