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Don't Forget to Breathe

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 23 gen 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

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Don't Forget to Breathe

(Ne pozabi dihati) Slovenia/Italia/Croazia 2019 dramma 1h37’


Regia: Martin Turk

Sceneggiatura: Martin Turk, Gorazd Trusnovec

Fotografia: Radislav Jovanov Gonzo

Montaggio: Giuseppe Leonetti

Musiche: Teho Teardo

Scenografia: Marco Juratovec

Costumi: Emil Cerar


Matija Valant: Klemen

Tine Ugrin: Peter

Klara Kuk: Sonja

Jakob Cilensek: Gregor

Nikola Djuricko: Miro

Iva Krajnc: Alma

Ronja Matijevec Jerman: Jana

Miha Rodman: Andrej


TRAMA: Il quindicenne Klemen vive con suo fratello maggiore Peter e la madre single in un piccolo paesino di provincia. La routine quotidiana di Klemen, che trascorre le proprie giornate con il suo adorato fratello sul campo da tennis e al fiume vicino, d'improvviso si spezza a causa dell'inaspettata e appassionata relazione amorosa di Peter con la splendida Sonja, che scatena in Klemen un fiume di emozioni contrastanti e comportamenti avventati.


Voto 6,5

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Un buon racconto di formazione, un dramma intimo sulla crescita, la gelosia, il primo amore e le emozioni forti che si provano durante una fase di vita complicata come l'adolescenza. Attraverso gli occhi di un quindicenne, il regista Martin Turk ha voluto mostrare questa difficile, ma essenziale, fase della vita, segnata da un drammatico caos, da impulsi irrazionali, da un'arroganza impetuosa e dall'ansia di lasciar andare la propria infanzia, unita ad una rinnovata e potente attrazione verso il sesso opposto, con tutte le inevitabili esperienze che spingono un bambino a raggiungere il mondo degli adulti.

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La camera da presa segue da vicino i continui turbamenti del giovanissimo Klemen, silenzioso e a volte scorbutico, perché ciò che lo agita non lo fa star bene con gli altri e se si sente attratto dalla ragazza del fratello maggiore, è soprattutto verso di lui che prova gelosia: sa che perderlo come primo amico e sostegno per lui sarebbe come un lutto. E combatte, architetta, provoca danni e soprattutto non riesce più a giocare bene nei tornei di tennis, sport per il quale è fortemente dotato, forse addirittura con un futuro da professionista. Ma lui in cuore ha solo il progetto di far fallire il legame del fratello con la fidanzata e boicottare la partenza per la città dei due. Restare solo in quel piccolo agglomerato di case, con la ragazzina che sta tentando di mettersi con lui, l’idea di rimanere da solo con il grassottello amico di sempre non lo esaltano: vuole solo il fratello accanto a sé.

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Il sole balcanico, i torrenti d’acqua fresca, le gite in canoa, l’allenamento nei campi da tennis dovrebbero essere il suo miglior passatempo ed invece osservare tante volte Peter abbracciare e baciare la sua Sonja lo innervosisce fino al punto di commettere ripicche e disastri a ripetizione, facendo arrabbiare tante volte la madre, in special modo quando viene convocata nella stazione della polizia. A furia di combinare guai, Klemen sta rischiando addirittura il riformatorio. Poi, si sa, dagli errori si impara, si cresce, si guarda più in là: si può perdere la vicinanza di un fratello che ti sorregge la vita ma intanto si matura e ci si guarda intorno. In fondo, la sua amichetta Jana non è poi così brutta.

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Sappiamo bene come le emozioni dell’adolescenza siano fondamentali e formative per la condizione umana e per il futuro dell’individuo, oltre ad essere identificative ed universali, anche se nella nostra quotidianità, da adulti, spesso dimentichiamo quanto abbiano influito. Vero?

Peccato per il doppiaggio italiano, non rende giustizia, specialmente per la voce del protagonista.


 
 
 

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Il Cinema secondo me,

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cinefilo da bambino

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