Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988)
- michemar

- 13 gen 2023
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 29 mag 2023

Donne sull'orlo di una crisi di nervi
(Mujeres al borde de un ataque de nervios) Spagna 1988 commedia 1h28’
Regia: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Fotografia: José Luis Alcaine
Montaggio: José Salcedo
Musiche: Bernardo Bonezzi
Scenografia: Félix Murcia
Costumi: José María De Cossío
Carmen Maura: Pepa
Antonio Banderas: Carlos
Julieta Serrano: Lucía
Rossy de Palma: Marisa
María Barranco: Candela
Kiti Mánver: Paulina Morales
Guillermo Montesinos: tassista
Chus Lampreave: portinaia
Eduardo Calvo: padre diLucía
Loles León: centralinista
Ángel de Andrés López: poliziotto
Fernando Guillén: Iván
Juan Lombardero: Germán
Joaquín Climent: poliziotto
Ana Leza: Ana
TRAMA: Pepa, doppiatrice cinematografica, proprio quando realizza di essere incinta del suo amante e collega Ivan, si accorge che sta per essere piantata da lui ed entra in crisi. In casa le piomba l'amica Candela, implicata in una love story con un terrorista, seguita dalla moglie dell'amante traditore e dall'avvocatessa che si prepara a fuggire con Ivan.
Voto 7,5

Affermare che questo è uno dei due o tre film più distintivi del cinema di Pedro Almodóvar potrebbe essere giusto e nello stesso tempo riduttivo, ma in qualche maniera, secondo la mia visuale, lo è perché basta leggere la trama in sintesi e se ne deduce quanto sia complicato e nello stesso tempo semplice e indicativo del suo modo esistenziale di vedere con i suoi occhi le tantissime donne che abitano le sue sceneggiature nelle loro più svariate manifestazioni. Sono tante e semplicemente complicate, con storie mai lineari, specialmente se inserite in una commedia anche con aspetti comicamente drammatici come questa, derivata anche da un momento storico importante per la sua Spagna. Infatti: “Nel 1987, quando scrissi la sceneggiatura, Madrid era una festa. La democrazia era arrivata nel nostro paese un decennio prima, e il lato più giocoso e edonistico del carattere spagnolo era esploso. Ho avuto la fortuna di essere giovane in quel momento. I miei film degli anni '80 riflettono quell'esplosione di libertà che ha illuminato tutto. Si potrebbe dire che anche il dolore era gioioso”.
Questo film è, in breve, donne in preda ad un attacco di nervi, più che sull’orlo, dove la gente aveva appena guadagnato la libertà dai tabù e dalle restrizioni, appena fuori dal regime franchista.
Una commedia, appunto, che, come per tanti ma soprattutto per il nostro caro regista, era il modo migliore per rappresentare un dramma.

La doppiatrice cinematografica Pepa riceve un messaggio d'addio in segreteria telefonica da Iván, suo compagno nella vita e nel lavoro. In tutti i modi cerca di contattarlo per dirgli che è incinta, ma scopre che sta per partire per Stoccolma. Pepa pensa che si sia ricongiunto alla moglie Lucía, appena uscita dal manicomio e ora desiderosa di vendetta per l'abbandono subìto, mentre questa sospetta il contrario. Ma entrambe si sbagliano: Iván ha infatti un'altra amante, l'avvocatessa Paulina Morales. Non è un incanto questa situazione di partenza? E se poi aggiungiamo che non si riesce ad ascoltare un dialogo completo tra i due litiganti, che per lo più sono disponibili tramite le registrazioni della segreteria telefonica (di un telefono ovviamente rosso) e questa viene lanciata istericamente fuori dalla finestra, beh, allora il quadro è chiaro sin dall’inizio. I due sono colleghi di lavoro, sono doppiatori di cinema e stanno lavorando sul celeberrimo Johnny Guitar di Nicholas Ray e nella scena in cui il protagonista chiede all’altra di mentire dicendogli che lo ha sempre amato e lo stava aspettando per tutti quegli anni, Pepa ha le lacrime agli occhi, facendo propria la situazione: sta fingendo di fingere.

Il regista ci vuole mostrare le donne nei loro momenti peggiori dal punto di vista mentale ma lo fa mostrando in realtà quanto esse siano forti. Al contrario – battaglia personale della vita per l’artista – per combattere la mentalità imperante di una società maschilista e patriarcale dove normalmente la donna è il soggetto debole. Forte è la protagonista Pepa, forte è l’avvocatessa Paulina che si permette di criticare l’altra perché piange per un uomo, ben sapendo che è l’uomo conteso che pare chiaramente debole, mentre sta viaggiano proprio con lui, in fuga. In ogni caso, dopo le mille turbolenze della storia dei tanti personaggi, tutto termina pacificamente con due donne sulla terrazza che chiacchierano di alcune cose casuali: sono in grado di continuare la loro vita senza dipendere da nessuno. Così, semplicemente.

Chi e cosa definisce qual è la forza in ogni particolare situazione? In questo film, come dovrebbe essere nella vita reale, Almodóvar dà alle donne il pieno diritto di essere deboli, il diritto di avere un esaurimento nervoso quando le cose diventano insopportabili, senza essere giudicate e umiliate. Tutti hanno un ataque de nervios ad un certo punto della vita e della giornata e a volte è l'unico modo per sfogarsi, affrontare la disperazione e continuare a guardare avanti. E se il colore che meglio indica quei momenti di panico psicologico è il rosso, il colore che domina il cinema di Pedro, così sono il tailleur di Pepa, il maglioncino e il rossetto di Marisa, come il gazpacho corretto ai barbiturici che Pepa prepara per sé e distribuisce ai suoi ospiti e, soprattutto, come il telefono che ossessiona, assilla, tormenta le protagoniste.

Il film, che è del 1988, fu quello che fece affermare in modo definitivo Almodóvar nel mondo intero dopo i sette precedenti che erano una specie di preparazione artistica al lancio vero e proprio, un’opera che è un omaggio, come succede ai migliori registi, al mondo sfavillante della Hollywood più tradizionale e al mélo di Douglas Sirk (alla sua maniera, ovviamente), perché in fondo, come in quasi tutti i suoi film, anche questo è un mélo dedicato alla passione (che immaginiamo sempre rossa) che, a causa degli accidenti semiseri che capitano, si trasforma in commedia involontaria, ma comica. Film che piacciono a tutti perché principalmente si sfiora, tramite il cocktail tra dramma e commedia, la situazione del grottesco e a volte dell’eccessivo, cercato non incappato. Inoltre, lui ha sempre il pregio di scegliere il cast giusto, composto da attrici (in primis) e attori che, più che interpreti, sono dei complici. Come in questo caso.

Carmen Maura, Antonio Banderas, Rossy de Palma, Julieta Serrano, giusto per fare degli esempi, sono prima di tutto il suo entourage e di loro si è sempre fidato prima e dopo questo film, facendone la sua e la loro fortuna. Per costruire, ancora una volta, un inno sfrenato al femminile e un assassinio sul suo palcoscenico, quello dell’amore, quello rappresentato dalla mediocrità degli uomini che fanno soffrire le donne. A quanto pare, più queste donne sono eccentriche, meglio spiegano il concetto che il grande Pedro Almodóvar vuole trasmetterci. L’importante è: non facciamoci distrarre dalle apparenze estetiche, che pure hanno rilevanza nel suo cinema, è ciò che urlano e pretendono quello che conta.

1989 - Premio Oscar
Candidatura miglior film straniero
1989 - Golden Globe
Candidatura miglior film straniero
1989 - Premio Goya
Miglior film
Miglior attrice protagonista a Carmen Maura
Miglior attrice non protagonista a María Barranco
Miglior sceneggiatura originale
Miglior montaggio
Candidatura miglior regista
Candidatura miglior attore non protagonista a Guillermo Montesinos
Candidatura miglior attrice non protagonista a Julieta Serrano
Candidatura miglior produzione
Candidatura miglior fotografia
Candidatura miglior colonna sonora
Candidatura miglior scenografia
Candidatura migliori costumi
Candidatura miglior trucco e acconciatura
Candidatura miglior sonoro
Candidatura migliori effetti speciali






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