Donnie Darko (2001)
- michemar

- 3 ago 2023
- Tempo di lettura: 3 min

Donnie Darko
USA 2001 dramma 1h53’
Regia: Richard Kelly
Sceneggiatura: Richard Kelly
Fotografia: Steven Poster
Montaggio: Sam Bauer, Eric Strand
Musiche: Michael Andrews
Scenografia: Alec Hammond
Costumi: April Ferry
Jake Gyllenhaal: Donnie Darko
Jena Malone: Gretchen Ross
Drew Barrymore: Karen Pomeroy
Mary McDonnell: Rose Darko
Maggie Gyllenhaal: Elizabeth Darko
Daveigh Chase: Samantha Darko
Holmes Osborne: Eddie Darko
Katharine Ross: dott.ssa Lilian Thurman
Patrick Swayze: Jim Cunningham
Noah Wyle: prof. Kenneth Monnitoff
James Duval: Frank
Arthur Taxier: dr. Fisher
David St. James: Bob Garland
Jazzie Mahannah: Joanie James
Jolene Purdy: Cherita Chen
Seth Rogen: Ricky Danforth
TRAMA: Ottobre 1988, Middlesex, Virginia. Dopo essere scampato a un terrificante e bizzarro incidente, Donnie Darko, un adolescente americano, capisce cosa significhi essere vivi e innamorati e conseguentemente scopre la propria potenzialità di alterare il tempo e il destino con l'aiuto di Frank, un coniglio gigante e mostruoso. È solo immaginazione?
Voto 6,5

Donnie Darko non va molto d'accordo con la sua famiglia, i suoi insegnanti e i suoi compagni di classe, ma riesce a trovare un'amica comprensiva in Gretchen, che accetta di uscire con lui. Ha uno psichiatra compassionevole e scopre che l'ipnosi è il mezzo per svelare segreti nascosti. L'altro suo compagno potrebbe non essere un vero alleato. Donnie ha un amico di nome Frank, un grande coniglio che solo lui può vedere. Quando un motore cade da un aereo e distrugge la sua camera da letto, Donnie non c'è. Sia l'evento che la sua fuga sembrano essere stati causati da eventi soprannaturali. Ma soprattutto scopre la capacità di alterare il tempo e il destino con l’aiuto di quel coniglio gigante e mostruoso che gli preannuncia la fine del mondo.
L’esordio nel lungo – dopo due cortometraggi - dello scrittore/regista Richard Kelly, è in parte thriller psicologico e in parte mistero fantascientifico. Il personaggio del titolo (interpretato da un giovane Jake Gyllenhaal), un adolescente al suo ultimo anno di liceo, soffre di ogni sorta di deliri e allucinazioni. Vede ed esegue gli ordini di un coniglio alto quasi due metri che indossa una maschera da insetto e, a volte, appare completamente dissociato da ciò che lo circonda. Sta visitando un terapeuta e sta assumendo farmaci, ma nessuna delle due soluzioni funziona. Che stia peggiorando è lampante, ma il quesito è: perché sta scendendo sempre più in profondità in una rete di instabilità mentale o perché sta davvero vedendo e sperimentando queste cose? Sono domande che il film lascia senza risposta fino alla fine.
Per gran parte della durata, il film si concentra più sulle relazioni del giovane protagonista con le sue sorelle, i genitori e la fidanzata che sugli aspetti fantascientifici, evidentemente perché il regista si è posto lo scopo di umanizzare e rendere credibile un personaggio non tradizionale e renderlo più accettabile agli spettatori. Ciò permette anche al climax di avere una componente emotiva (oltre a spiegare la stranezza assortita e contorta della trama), mentre, inoltre, l’autore imprime un ritmo lento e metodico che permette alla narrazione di respirare, facendosi perdonare il fatto che, purtroppo, ci sono momenti in cui cade preda della facile trappola della voglia di volersi porre come “autore”. Diciamo, insomma, che se fosse stato più selettivo, concentrandosi di più sugli aspetti più importanti e dando il giusto peso ai personaggi, ne sarebbe scaturito un’opera migliore. Per fare un esempio, Drew Barrymore, che in quel momento era l’attrice di maggiore spicco nel cast (Jake Gyllenhaal non era ancora quello che oggi conosciamo, cioè uno dei migliori attori in giro) è presente in moltissime scene anche se non è un personaggio preponderante. Eppure, nonostante qualche sbavatura questo è un film avvincente, con un mostro, vero o virtuale, non buono come quelli del buon Guillermo del Toro.
E nonostante il basso budget, aspetto consueto nel ramo del cinema indipendente, gli effetti speciali sono dignitosamente ammirevoli, accompagnati da una regia attenta da parte di un cineasta che è chiaramente cresciuto guardando i maestri che lo interessavano, a cominciare da David Lynch e Sam Raimi: ed infatti, La casa è il film che Donnie e Gretchen vanno a vedere al cinema. Forse è un prodotto patinato ma gli spettatori, specialmente i più giovani, ne hanno fatto all’istante un film cult, essendo soprattutto una fantascienza a livello giovanile, compreso l’infallibile e immancabile metafora dell’adolescente inquieto che guardando nello specchio vede uno sconosciuto.
Il film ha raccolto, oltre al successo, anche qualche premio.


















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