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Doppia identità (1990)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 nov 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 11 giu 2023


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Doppia identità

(Impulse) USA 1990 thriller 1h49’


Regia: Sondra Locke

Sceneggiatura: John DeMarco, Leigh Chapman

Fotografia: Dean Semler

Montaggio: John W. Wheeler

Musiche: Michel Colombier

Scenografia: Tom Bugenhagen

Costumi: Deborah Hopper


Theresa Russell: Lottie Mason

Jeff Fahey: Stan Harris

George Dzundza: ten. Joe Morgan

Alan Rosenberg: Charley Katz

Lynne Thigpen: dr. Gardner

Shawn Elliott: Tony Peron


TRAMA: Lottie è una donna poliziotto che lavora esclusivamente in incognito.: la sua zona d'azione è Hollywood dove, vestita in modo provocante, fa da esca per i maniaci sessuali e per gli spacciatori. Stan Harris, viceprocuratore distrettuale, le affida l'incarico di lavorare su un grosso traffico di droga. Una sera accetta l'invito di uno sconosciuto (che si rivela poi essere un noto gangster) ed è così casualmente presente quando questi viene eliminato da un killer della mala.


Voto 6,5

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Il film è caratterizzato dalla presenza di due donne: Sondra Locke, per un periodo partner nella vita e sul set di Clint Eastwood, alla regia e la provocante Theresa Russell sullo schermo come protagonista. Opera un po’ femminista, un po’ da psicanalisi, è uno di quei polizieschi tipici di quegli anni prodotti a vagonate negli USA, dove la legge e l’ordine si mescolano spesso con la malavita e le questioni personali. La regista, qui alla sua seconda prova, la più nota delle tre, punta più sulla presenza fisica della protagonista che sui caratteri dei vari personaggi, se non parzialmente nel finale. Di suo, Theresa Russell è sempre stata attratta dai soggetti in cui lei deve ballare al limite, sul bordo tra la legalità e la provocazione, tanto che il titolo originale rivela la caratteristica principale che la distingue. La sua Lottie è attratta dagli impulsi oscuri delle persone che incontra nel suo lavoro quotidiano e notturno e fa fatica a nascondere a se stessa il fascino che prova verso gli individui a cui deve accostarsi per lavoro, quasi invidiandoli nella loro libertà di comportamento e disinibizione.

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Si veste in minigonna e si agghinda di monili e atteggiamenti equivoci frequentando bar e marciapiedi dove di notte incrocia potenziali clienti che spacciano o cercano droga o sfruttano la prostituzione: il suo compito è attirarli lussuriosamente tra le braccia non sue ma della legge, con il supporto di un collega che interviene per leggere al pesce pescato i suoi diritti. L’ambiente di lavoro le è discretamente ostile, con un capo che non simpatizza con lei dopo un suo rifiuto, ma per fortuna ha una valvola di sfogo pseudo sentimentale da quando ha cominciato a frequentare il viceprocuratore, che tra l’altro la utilizza come pedina per una sua importante indagine su un traffico di stupefacenti. Tutto cambia e precipita allorquando una sera, stufa da questo tipo di lavoro e assecondando il celato impulso di accettare uno dei tanti inviti che le fanno, acconsente di andare a casa di un uomo. È la molla del potere femminile quando provoca e assoggetta il maschio-preda, ma quella notte succede l’imprevisto, l’assassinio di quell’individuo proprio mentre lei è in casa sua. Cosa c’è dietro quell’omicidio e che rapporto – che lei ignorava - esisteva tra lui e il suo uomo lo scoprirà ben presto e quindi sarà urgente prendere una decisione, anche perché la chiave che aveva l’ucciso la conduce ad una valigetta piena di dollari.

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Il lato psicologico del film scatta studiando gli istinti di Lottie, che era stata già sotto inchiesta dall’ufficio degli affari interni per una sparatoria in cui aveva ucciso un criminale. La polizia la aveva costretta a frequentare lo studio di uno psichiatra che però la aveva rimessa in servizio, ma la maledetta e seducente attrazione verso il limite della legge e del perverso è sempre presente nella sua mente. In fondo, a ben vedere, è una donna sola e quel lavoro sfianca e condiziona: sostanzialmente le manca un vero rapporto stabile ed una vita più ordinata e agiata. Quella valigetta potrebbe cambiare la sua vita.

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Non è facile trovare nel panorama cinematografico un thriller al femminile, che di solito vede solo uomini a condurre i film di azione e vigilanza, ma queste due donne sul set ci provano e cercano di capovolgere i ruoli tradizionali, prima di tutto nel decidere il proprio futuro e poi a prendere in mano la situazione delicata e difficile utilizzando carattere e seduzione, arma femminile che non è detto in partenza che sia debole e perdente. Tante attrici avrebbero saputo interpretare il personaggio di Lottie, ma bene fece la regista a scegliere Theresa Russell, la quale è proprio di suo che è attraente e provocatrice quando sullo schermo vuole dominare: come dimenticare il suo triplo personaggio in La vedova nera di Bob Rafelson (1987) oppure addirittura la sua Liz in Whore (puttana) di Ken Russell (1991), il più dissacratore di tutti i registi? E questi solo per fare qualche esempio. Nel discreto film di Sondra Locke il personaggio, che ha una doppia personalità segreta, che la agita, che la spinge altrove, sembra cucito addosso a lei.



 
 
 

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