Doppio amore (2017)
- michemar

- 12 mag 2023
- Tempo di lettura: 3 min

Doppio amore
(L'amant double) Francia/Belgio 2017 dramma 1h47’
Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon
Fotografia: Manuel Dacosse
Montaggio: Laure Gardette
Musiche: Philippe Rombi
Scenografia: Sylvie Olivé
Costumi: Pascaline Chavanne
Marine Vacth: Chloé
Jérémie Renier: Paul / Louis
Jacqueline Bisset: Madame Schenker
Myriam Boyer: Rose
Dominique Reymond: ginecologa
Jean-Paul Muel: psichiatra
Antoine de La Morinerie: psichiatra
TRAMA: Chloé è una giovane donna fragile e depressa che entra in psicoterapia e si innamora del suo analista, Paul. Qualche mese più tardi, i due vanno a vivere insieme ma lei scopre che il suo amante le ha nascosto un lato della sua identità.
Voto 6

Mi capita sempre, dopo aver visto un’opera di François Ozon, esclamare subito dopo la visione “Maledetto Ozon!”, perché una cosa è certa: mi sorprende ogni volta, anche nel caso che mi ha fatto storcere il naso, come in questa occasione. Il motivo è semplice, in quanto è sempre spiazzante, mai prevedibile. Tranne che nei film davvero drammatici (come è successo con Grazie a Dio, e il motivo si intuisce vedendo il film), le sue sceneggiature non corrono mai sui binari scontati.

Prendiamo per esempio la trama di questo film, in cui seguiamo Chloé, una giovane e fragile donna che in preda alla depressione e a strani dolori addominali si sottopone a sedute di psicoterapia prima di innamorarsi del suo psichiatra Paul. Un topos ricorrente, si potrebbe dire, ma non è mai così semplice con questo autore. Diversi mesi dopo, infatti, Chloé e Paul vanno a vivere insieme ma ben presto la giovane scopre come il suo innamorato le stia nascondendo una parte fondamentale della sua identità. Che la protagonista si invaghisca del suo terapeuta è un caso già ampiamente studiato dalla psicanalisi (credo anche da Freud), una sindrome definita “transfert” – scusate la mia ignoranza in merito – e fin qui nulla di speciale. Lo zampino di Ozon lo ritroviamo quando la ragazza, una volta che è entrata totalmente nella vita dello psicanalista, scopre una realtà che non avrebbe mai immaginato prima e il regista ci gioca come ci ha sempre abituati: doppie personalità, doppi comportamenti, sorprese su sorprese. Doppio amore, o, come dice il titolo originale, amante doppio.

“Dicono che il ventre è un ulteriore cervello” dice Chloé al dottore, e lui intuisce che ciò derivi dal rapporto della ragazza con la madre e da quella situazione partono i comportamenti più che strani e originali dei due personaggi, navigando tra il thriller psicologico e l’erotismo, una specie di cinema psycoerotico e voyerismo a cui è portato lo spettatore, senza ovviamente che questi lo abbia scelto: i personaggi nudi con naturalezza; una vagina che dissolve nel primissimo piano di un occhio; una scala di proporzioni anomale; il bianco abbagliante e le simmetrie delle opere di una galleria d’arte moderna; due coppie di gemelli monozigoti… No, ma non siamo nel campo artistico di Dalì, come invece giocò Hitchcock.
Il regista gioca con i doppi, quelli veri e quelli riflessi negli specchi, gioca con una versione diversa dei gemelli irripetibili di David Cronenberg.
Sedetevi e godetevi il film, ma non è detto che vi piacerà. Anche la critica si è divisa, ma è pur sempre François Ozon, mentre lei è la bellissima e conturbante Marine Vacth, l’attrice di Giovane e bella, sempre dello stesso autore. Accanto all’attrice non nascondo che mi ha sorpreso la presenza di Jérémie Renier, l’attore belga che di solito viene impiegato per ruoli ben differenti, ma che è sufficientemente duttile per adeguarsi anche a questo.
Per inciso, Ozon ha fatto di meglio, anche se il film è stato selezionato a Cannes nl 2017.










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