Due (2019)
- michemar

- 22 ott 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Due
(Deux) Francia/Lussemburgo/Belgio 2019 dramma 1h39’
Regia: Filippo Meneghetti
Sceneggiatura: Filippo Meneghetti, Malysone Bovorasmy, Florence Vignon
Fotografia: Aurélien Marra
Montaggio: Ronan Tronchot, Julia Maby
Musiche: Michele Menini
Scenografia: Laurie Colson
Costumi: Magdalena Labuz
Barbara Sukowa: Nina Dorn
Martine Chevallier: Madeleine Girard
Léa Drucker: Anne
Jérôme Varanfrain: Frédéric
Muriel Bénazéraf: Muriel
Augustin Reynes: Théo
TRAMA: La storia di due donne mature, Nina e Madeleine, che si amano in segreto da decenni. Tutti, compresi i parenti di Madeleine, pensano che siano solo vicine di casa, vivendo entrambe all'ultimo piano dello stesso palazzo. Quando la routine di ogni giorno viene sconvolta da un evento imprevisto, la famiglia di Madeleine finisce per scoprire la verità e l'amore tra le due è messo a dura prova.
Voto 7

Due è il numero che indica clamorosamente una coppia: di oggetti, di persone, di lavori, di figli, quello che si vuole, ma, penso, più di tante altre cose, spesso definisce una coppia, quella di due persone che stanno bene insieme (“che bella coppia!”), che si amano e che si cercano. Almeno fin quando dura, come dice il titolo di un film nostrano. Due sono anche Nina e Madeleine, due settantenni che abitano nei due appartamenti all’ultimo piano, sullo stesso pianerottolo di un piccolo condominio in un bel viale di una cittadina della Francia del sud. Sono dirimpettaie ma sono una coppia in segreto, non avendo avuto ancora la seconda signora il coraggio di chiarirsi con i figli e di rivelare il lungo rapporto con l’altra. Si erano infatti conosciute molto tempo prima, a Roma, luogo che è tanto rimasto nel loro cuore (lo è sempre, il posto dove nascono gli amori, vero?) che hanno deciso di tornarvi per trascorrere felicemente e serenamente gli ultimi anni della vita. Si stanno preparando sia mentalmente che finanziariamente e non vedono l’ora di attuare il piano, ma, prima, è necessario che Madeleine sveli finalmente il suo segreto ad Anne e Frédéric. Tutte le volte che si accinge, intimorita dal momento, si ritrae, innervosendo la sua amica impaziente.

Agli occhi di tutti sono delle normali vicine di casa che vivono all'ultimo piano del loro immobile. Ogni giorno, fanno la spola tra i loro due appartamenti e il pianerottolo è un ponte tra i loro due mondi, tra la vita ordinata di Madeleine, una nonna che riceve regolarmente le visite della figlia e del nipotino, e quella più libera e sradicata di Nina. Un appartamento che è diventato un nido sicuro, la culla di un amore fortissimo, un caldo interno borghese bagnato da luce brunita e morbide penombre. Un giorno però si verifica un evento che distrugge la loro armonia: Madeleine, dopo l’ennesimo rinvio della rivelazione e la conseguente rabbiosa reazione dell’altra, ha un serio malore e portata in ospedale e poi in una clinica per anziani malati gravemente. A causa di ciò viene strappata a Nina, che non sopporta di non poterla frequentare, soprattutto di non poterla aiutare, coccolare, cercare (ne è sicura) di risvegliarla dal torpore in cui si trova: il suo affetto manca di certo a Madeleine e starle vicino non può che farle bene. E si nota eccome quando ci riesce, però l’irrequietezza di Nina porta anche ad azioni avventate, tanto che diventa inevitabile che ad un certo punto Anne scopra (le trova persino a letto assieme, dopo le dismissioni dall’ospedale), con grande sconcerto, la doppia vita di sua madre e il divario che separa le due donne diviene un confine che entrambe tenteranno di attraversare a tutti i costi. È commovente vedere come la malata trovi la forza di alzarsi dalla carrozzella per bussare freneticamente alla porta di Nina.

La centralità del bel film dell’esordiente Filippo Meneghetti, sceneggiato dallo stesso con Malysone Bovorasmy in collaborazione con Florence Vignon, non è tanto sulla bella relazione tra le due donne quanto invece l’impossibilità da parte dell’impaziente Nina di attendere il tempo necessario per potersi riavvicinare alla compagna nel momento più appropriato, sino al punto di portarla ad agire al limite dell’avventatezza, spinta dal suo fortissimo amore, dalla disperazione di non poter essere vicino alla sua donna come una volta. Saranno fatalmente momenti concitati e drammatici, in cui però il sole del sentimento risorgerà potente ed il finale, che oscilla tra impulsi incontrollati e fredda determinazione, trova nella radiosa e autunnale solidarietà femminile la nota giusta per donare la felicità alle due donne. L’amore, si dice sempre, vince su… No, l’amore vince e basta. Quasi come un thriller del sentimento, la storia ha alti e bassi, ma sono a questi ultimi che l’eccellente regista si dedica, inquadrando in primo piano il viso delle due donne quando sono felici e affettuose e quando una è pressoché immobile e inespressiva e l’altra nervosa e determinata a far valere i suoi diritti di compagna di una vita. In questo difficile momento, Barbara Sukowa ha la possibilità di mostrare tutto il suo talento di attrice, di grandissima attrice, oltre alla invidiabile pronuncia francese.


Il regista Filippo Meneghetti, regista e sceneggiatore italiano, lo presenta così: “Il film racconta la storia di una sfida e di una passione insieme dolce e caparbia. Ma questa sfida è anche un modo di esplorare alcuni temi che mi affascinano: quanto influisce sulle nostre azioni lo sguardo degli altri? Quale conflitto interiore si accende nel confronto con questo tipo di censura? In ogni caso è importante che le due protagoniste non siano percepite come vittime, ma come eroine che combattono per il loro amore.” Questo autore giovane e fino ad allora sconosciuto ai più è molto promettente e ha saputo dimostrare una grande sapienza nell’uso della camera e degli ambienti sia interni che esterni, delle luci e delle ombre (la casa di Madeleine è un’occasione che lui sfrutta benissimo), dei dettagli significativi su cui lui abilmente non insiste, come p.e. i due spazzolini, o lo sguardo di un occhio nello spioncino. È un film con una serpeggiante tensione continua che, innervata dai continui passaggi da un ambiente all’altro, insinua lentamente la consapevolezza e l’empatia verso le due donne da parte dello spettatore: pare il film di un regista maturo ed invece è solo un felice esordio, che deve la fortuna anche al cast eccellente che crea la giusta atmosfera, tanto da arrivare, tra lo stupore generale, ad essere selezionato per rappresentare la Francia agli Oscar 2021 nella categoria per il miglior film in lingua straniera. Oltre ad aver ricevuto il riconoscimento quale Miglior Primo Film nei César 2021, a cui anche le due attrici protagoniste sono state candidate ai premi.






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