Due lettere anonime (1945)
- michemar

- 5 lug
- Tempo di lettura: 2 min

Due lettere anonime
Italia 1945 dramma 1h30’
Regia: Mario Camerini
Sceneggiatura: Mario Camerini, Carlo Musso, Vittorio Nino Novarese, Ivo Perilli, Turi Vasile
Fotografia: Massimo Terzano
Montaggio: Baccio Bandini
Musiche: Alessandro Cicognini
Scenografia: Gastone Medin
Clara Calamai: Gina
Andrea Checchi: Bruno
Otello Toso: Tullio
Carlo Ninchi: Rossini
Dina Sassoli: Giulia
Giovanna Scotto: Maria, madre di Bruno
Arnaldo Martelli: cavalier Ernesto Pacetti
Stefano Fossari: tenente
Heinrich Bode: sergente Karl
Vittorio Duse: Ettore
Pina Piovani: operaia della tipografia
Peppino Spadaro: collega di Tullio
TRAMA: Due lettere anonime avvisano l’impiegata di una tipografia che il suo amante informa i tedeschi sui movimenti di alcuni partigiani a cui lei è legata. La donna non ci pensa due volte e uccide il collaborazionista. Finita in prigione, è liberata con l’arrivo degli Alleati e ritrova anche l’amore del suo antico fidanzato.
VOTO 6,5

Due lettere anonime: il titolo è anche simbolico. Gli anni del fascismo hanno significato delatori, codardia e tanto altro di negativo. Ma c’era anche la resistenza, e lo scopo del film è quello di mostrare i due fronti, attraverso il destino di una donna, interpretata dalla grande attrice dell’epoca Clara Calamai).
Bruno (Andrea Checchi) torna a casa in licenza dal fronte russo e scopre, dopo aver ricevuto una lettera anonima, che Gina (Clara Calamai), la ragazza che voleva sposare, si è messa con Tullio (Otello Toso), il quale gestisce una tipografia in collaborazione coi tedeschi.

Dopo il proclama Badoglio dell’8 settembre 1943, Gina inizia a collaborare con la Resistenza italiana contro l’occupazione nazista. Lo stesso fa Bruno, che viene assunto nella tipografia dietro indicazione del vecchio proprietario, che ora guida un gruppo di partigiani. Ma Tullio, che si sente estraneo alle questioni politiche, non esiterà a tradire la fiducia dei vecchi amici.
La seconda lettera anonima è quella inviata al covo dei partigiani, dopo la cattura di Bruno, per chiedere un riscatto. Gina capisce che questa lettera, come la prima, è opera di Tullio; quindi, va a chiedergli spiegazioni ed infine gli spara. Finita la guerra, lei è ancora in prigione, ma il fidanzato le dice che, se c’è giustizia, potrà uscire presto.

Il film, una delle due prime opere italiane dedicate alla resistenza (insieme a Roma città aperta di Rossellini), si conclude con una nota ottimistica, di cui la gente aveva bisogno dopo tutte quelle ore buie.

Riconoscimenti
Nastri d’argento 1946
Miglior attore protagonista ad Andrea Checchi






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