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Effetti collaterali (2013)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 25 mag 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

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Effetti collaterali

(Side Effects) USA 2013 thriller 1h46’


Regia: Steven Soderbergh

Sceneggiatura: Scott Z. Burns

Fotografia: Peter Andrews (Steven Soderbergh)

Montaggio: Mary Ann Bernard (Steven Soderbergh)

Musiche: Thomas Newman

Scenografia: Howard Cummings

Costumi: Susan Lyall


Jude Law: dr. Jonathan Banks

Rooney Mara: Emily Taylor

Catherine Zeta Jones: dr. Victoria Siebert

Channing Tatum: Martin Taylor

Vinessa Shaw: Deirdre Banks

Ann Dowd: madre di Martin

Polly Draper: capo di Emily

David Costabile: Carl Millbank

Mamie Gummer: Kayla Millbank


TRAMA: Dopo che il suo equilibrio è andato in crisi, Emily è spinta a cercare aiuto per l'ansia di cui soffre. Curata dapprima con una cura a base di antidepressivi tradizionali, che le causano uno stato di assuefazione e non portano a nessun miglioramento, Emily trova sollievo con l'uso di un farmaco in via di sperimentazione, che le consente di ritornare ad essere felice come un tempo, piena di energia e profondamente innamorata del marito Martin. Una notte però Martin viene pugnalato a morte nella cucina della loro abitazione e all'arrivo della polizia Emily è sorpresa con un coltello ancora in mano, nonostante lei non ricordi nulla di quanto avvenuto.


Voto 7

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Che Steven Soderbergh sia iperattivo è chiaro a tutti (in molti periodi della sua carriera mantiene il ritmo infernale di un film all’anno) ma va anche ribadito che la sua ecletticità nei vari generi si manifesta, come in questa occasione, con non poche deviazioni nei generi nell’ambito dello stesso film. Questa è una storia thriller ma è anche una analisi sulle speculazioni finanziarie, sulla spregiudicatezza di alcuni dottori, sulla farmacologia sperimentale che non si sa mai dove può condurre. Scritto da Scott Z. Burns (già collaboratore del regista in Contagion), il film inizia come un'esposizione dell'industria farmaceutica, sulla cultura che circonda i farmaci che alterano l'umore e l'incentivo monetario che gli psichiatri hanno a prescriverli, ma lentamente il film assume altre forme, acquisendo velocità mentre si muove in altre direzioni.

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Infatti l’opera del regista di Atlanta non vuole essere, come può sembrare, una seria esplorazione dei farmaci tanto richiesti nella vita moderna e frenetica, in cui la chimica aiuta il cervello a restare attivo e reattivo, specialmente a causa delle professioni dei soggetti, ma piuttosto è anche un film che sfrutta quella scienza come sfondo di una trama ben più complessa e che induce ad osservare con attenzione i vari e non pochi personaggi che la popolano, ognuno con caratteristiche interessanti dal punto di vista dello psicologo (e chissà, perfino psichiatrico). L’idea del soggetto cinematografico nasce anni prima, quando lo sceneggiatore, intento a far ricerche per la serie televisiva Wonderland, ha trascorso diverse settimane al Bellevue Hospital, uno degli ospedali psichiatrici più noti di New York, avendo così la possibilità di parlare con molti dei medici e seguire da vicino il comportamento di molti pazienti, tra cui alcuni che avevano avuto un terrificante passato criminale. La connessione che ci può essere tra i farmaci e i comportamenti delle persone curate apre così uno scenario tutto da esplorare e anche da raccontare.

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Per affrontare il rientro del marito da un periodo di detenzione dopo una condanna per insider trading, Emily Taylor (Rooney Mara) decide di curare la sua depressione affidandosi alle cure di un medico psichiatra, il dr. Banks (Jude Law), provando una serie di farmaci, l'ultimo dei quali, l'Ablixa, farmaco pubblicizzato sui media, è stato da poco immesso sul mercato. Tuttavia, una sera, non appena il marito Martin torna a casa, lei, immersa in un apparente stato di sonnambulismo, lo accoltella a morte. Le prove sono chiare e l'assassino altri non può essere che Emily, che tuttavia non viene incriminata, poiché non ricorda nulla ed era quindi incosciente delle sue azioni. Così, passa in un istituto di salute mentale, in misura preventiva, mentre il farmaco viene messo sotto accusa sui giornali e TV per il possibile effetto collaterale negativo. Il medico che l'aveva in cura al momento del delitto deve combattere coi sensi di colpa per l’accaduto e di conseguenza non è certo dell'innocenza della donna e, dopo aver scoperto alcune verità sul suo conto, comincia a indagare, per giungere a scoprire la vera natura ed i motivi dell'omicidio: forse Emily ha ucciso lucidamente il marito?

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Sensi di colpa e malattia mentale, farmaci non sicuri e lucida follia omicida. Tutto può essere ma anche il contrario. Il film non si ferma a questi aspetti gialli e il regista si addentra in altri inerenti alle psicologie, ai comportamenti, ai conflitti etici, per giungere anche ai soldi, alla finzione, al contagio, alla droga. Ma in buona sostanza ci pone un quesito: chi è il vero colpevole dell'omicidio? La donna che ha perso il senno oppure lo psicanalista arrivista? Emily o Ablixa? Forse le risposte sono nei riflessi dello specchio in cui la donna si guarda, come in un film hitchcockiano. Quell’incipit con il coltello in mano pare un omaggio al maestro. E non solo: c’è un certo tipo di ritenzione dello slancio recitativo degli attori che contribuisce maggiormente a creare l’atmosfera da thriller, iniziando proprio dalla prova di Rooney Mara (bravissima e in piena affermazione professionale dopo altri film importanti) che si rivela ottima nell’interpretazione in sottrazione, che si contrappone a quella infida e doppia di Jude Law, lasciando il ruolo omoerotico alla affascinante Catherine Zeta Jones. Chi sorprende non poco per bravura è anche Channing Tatum che spesso viene trascurato nel lato artistico per via della sua presenza fisica preponderante, come d’altronde è apprezzabile anche la presenza di Vinessa Shaw, attrice che meriterebbe maggiore considerazione.

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Il personaggio centrale è senza dubbio Emily, figura alquanto complessa, che da quando ha lasciato il Midwest per trasferirsi a New York nella speranza di studiare grafica ha poi finito per sposare Martin, un giovane e rampante uomo che lavora a Wall Street. Poiché lui le offre protezione e sicurezza, Emily ha accettato di sposarlo pur non essendo del tutto sicura dei propri sentimenti. E difatti i problemi nella coppia non tardano ad arrivare quando il giovanotto viene arrestato e condannato. Sarà costretta a rinunciare alla splendida casa in cui vivevano, alla barca e a uno stile di vita lussuoso, per accontentarsi di un piccolo bilocale e lottare tutti i giorni con una situazione economica precaria. E questo, come già spiegato, è solo l’inizio.

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Attori perfetti ma al servizio di un regista che sa costruire situazioni che sorprendono di continuo, ribaltando ogni punto di vista che sembra assodato, come voler ricominciare da capo dopo ogni tratto di storia. Steven Soderbergh, che si trovi nella commedia o nel terreno della suspense, sa sempre come destreggiarsi e sorprende sempre.


 
 
 

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