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Eiffel (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 14 feb 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 27 dic 2023


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Eiffel

Francia/Belgio/Germania 2021 biografico 1h48’


Regia: Martin Bourboulon

Sceneggiatura: Caroline Bongrand

Fotografia: Matias Boucard

Montaggio: Virginie Bruant, Valérie Deseine

Musiche: Alexandre Desplat

Scenografia: Stéphane Taillasson

Costumi: Thierry Delettre


Romain Duris: Gustave Eiffel

Emma Mackey: Adrienne Bourgès

Pierre Deladonchamps: Antoine Restac

Armande Boulanger: Claire Eiffel

Andranic Manet: Adolphe Salles

Alexandre Steiger: Jean Compagnon

Philippe Hérisson: Édouard Lockroy

Jérémie Petrus: Edmond

Jérémy Lopez: Maurice Koechlin

Frédéric Merlo: Georges

Damien Zanoly: Émile Nouguier


TRAMA: Dopo aver terminato il suo lavoro con la Statua della Libertà, Gustave Eiffel è all'apice della carriera. Il governo francese vorrebbe che creasse qualcosa di spettacolare per l'Esposizione Universale del 1889 a Parigi ma Eiffel è interessato solo al suo progetto della metropolitana. Tutto però cambia il giorno in cui incrocia nuovamente il primo amore di gioventù. La loro relazione proibita servirà da motore per un progetto che cambierà per sempre il paesaggio della capitale francese: la Torre.


Voto 6,5

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Il grande sviluppo industriale che a grandi ritmi aveva interessato la Francia dell'Ottocento consentì la costruzione di edifici sempre più alti. Ciò fu possibile grazie all'entrata in produzione di nuovi materiali edilizi, come le ghise e l'acciaio impiegati per produrre travi e altri elementi strutturali analoghi che, con le loro alte resistenze, rivoluzionarono il modo di costruire. Quando, sul finire del 1884 il governo francese annunciò di voler salutare l'Esposizione Universale del 1889 di Parigi con un'opera di dimensioni colossali, due ingegneri alle dipendenze della Compagnie des Établissements Eiffel, una fiorente ditta gestita da Gustave Eiffel, uno dei più accreditati “architetti del ferro” del periodo, aderirono entusiasticamente all'impresa.

Il famosissimo personaggio chiamato Alexandre Gustave Bönickhausen in seguito detto Eiffel nacque il 15 dicembre 1832 a Digione, in Francia, primogenito di Catherine-Mélanie e Alexandre Bönickhausen; ritenendo il proprio nome originario problematico perché difficile da pronunciare per i francesi, egli decise di cambiarlo in Eiffel, dal nome delle montagne Eifel delle terre natie. Cognome che fu mutato anche a Gustave nel 1880.

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Queste premesse storiche e biografiche, facilmente reperibili nella rete, sono solo parzialmente riportate nel film di Martin Bourboulon, il regista e sceneggiatore francese che si è cimentato in un’opera non solo ben girata ma anche impreziosita da tanto impegno artistico e di mezzi, con molte comparse e dispiegamento di scenografie ottimamente organizzate. Il lato artistico è pregevole perché l’attore protagonista è un nome importante del panorama francese ed europeo, Romain Duris, e l’interprete femminile, Emma Mackey, è una bellissima sorpresa, anche per una bellezza folgorante e luminosa. La pedanteria prevedibile della biografia del grande personaggio e la nuda narrazione storica sarebbero state sicuramente monotone e interessanti solo dal punto di vista storico e biografico, ma il regista ha evidentemente evitato la trappola della trama scontata e ha optato per una rappresentazione romanzata che alla fine risulta riuscita perché molto piacevole. Altra scelta di fondo è stata quella di partire dall’attualità, cioè dal momento in cui egli è già un affermato ingegnere nel campo delle grandi infrastrutture ed enormi monumenti in campo mondiale che ha in mente una metropolitana per la capitale francese ma gli eventi, soprattutto personali, lo porteranno invece a doversi dedicare alla costruzione di una torre metallica. Perciò diventa necessario rimbalzare frequentemente all’indietro nella storia mediante vari flashbacks per svelare la vita di Gustave Eiffel quando era un giovane di grandi speranze e un capocantiere in grandi opere della Francia della metà ‘800 e quando esplode il suo appassionato innamoramento verso la bellissima Adrienne, ragazza della più che benestante famiglia Bourgès, il genitore della quale prima lo accetta in casa apprezzandone l’intelligenza attiva e lo spirito d’iniziativa, poi, avendo ben altre aspettative per la figlia, vieta la loro unione, facendo sparire la fanciulla dalla circolazione. Ritroveremo il protagonista molti anni dopo, vedovo – essendogli morta precocemente la moglie – e con tre figli.

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L’ingegnoso costruttore è appena tornato trionfante dall’America dove è stata inaugurata la maestosa Statua della Libertà che porta anche la sua firma, avendone progettato lo scheletro, ovviamente in acciaio. In patria il suo nome è sulla bocca di tutti e lui è soddisfatto e con altre grandi ambizioni, perché a Parigi hanno intenzione di celebrare al meglio l'Esposizione Universale: quale occasione migliore per lui realizzare la metropolitana che sogna da sempre? Invece la scelta cade sulla gigantesca altissima torre che si staglierà nel panorama cittadino. Per Eiffel è il momento giusto: ha il nome, la fama e la fiducia del sindaco, delle autorità locali e della politica. Lui la disegna, la progetta, la spiega, ne rassicura l’affidabilità e le positive ripercussioni socioeconomiche, perché sarà la più alta torre del mondo, sicura, resistenze ad ogni intemperia, aperta ai cittadini, sarà la meraviglia dell’intero pianeta e tutti verranno a visitarla, creando turismo da ogni angolo del mondo. Ha fatto tutti i calcoli ed è certo della perfetta riuscita. I problemi piuttosto sono due e di natura differente. Prima di tutto finanziari, avendo necessità di enormi capitali per gli alti costi dei materiali, dei salari degli operai, della sicurezza sul lavoro e del lungo tempo di lavorazione in caso di contrattempi. E poi tecnici. Infatti, l’area predestinata in cui sarà alzata la torre è composta una parte da un suolo calcareo che resisterà bene al peso, l’altra parte dal terreno adiacente al letto della Senna, quindi molle che sprofonda, che non regge. Ma lui ha già pensato a tutto e ha un progetto talmente rivoluzionario che lo scetticismo adesso è l’ostacolo più forte. Gustave Eiffel è semplicemente geniale ma per molti è solo un sognatore e dopo un inizio dettato dall’entusiasmo arriva l’impazienza dei committenti e le prime ribellioni delle maestranze, dal momento che, a causa del minore appoggio politico e finanziario, in fondi cominciamo a scarseggiare e gli stipendi non compensano adeguatamente i rischi fisici che corrono.

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Ecco venir fuori il grande spirito di imprenditore e sognatore che spinge la forza di volontà di un personaggio fuori dal comune. Gustave, dopo un attimo di scoramento, sale sul primo piano della torre già completato per esortare i lavoratori, incoraggiare e avere fiducia in lui e in quello che fanno, perché passeranno alla Storia, per quella torre che sarà il vanto della Francia davanti al mondo intero, sarà il simbolo della grandeur. Il discorso che rivolge agli operai abbattuti urlando “Ciò che stiamo per fare non è stato mai pensato, noi costruiamo un sogno. Questa torre è la torre della Francia, ma è soprattutto la vostra, la nostra! L’abbiamo cominciata insieme e insieme la concluderemo!” diventa lo sprone per gli stanchi operai e la sferzata decisiva per arrivare in fondo. Perché il suo carattere indomito, la convinzione intima di potercela fare, la volontà di arrivare al traguardo comunque, la forza d’animo (quasi non dorme più) lo condurranno alla vittoria finale, nonostante le avversità, l’avversione del popolo che circonda minaccioso il cantiere, l’eclisse dei politici. Nel frattempo, il suo cuore è in tumulto - altro motivo di instabilità del momento - perché Adrienne si è rifatta viva, moglie (che sorpresa!) di Antoine Restac, un suo amico, un personaggio influente della stampa nazionale che con i suoi pareri può dare una mano alla riuscita della campagna mediatica a favore della imponente opera o far crollare – come fa per ripicca e gelosia dopo che scoprirà il tradimento della moglie che gli si sta allontanando – la fiducia nella enorme operazione. Gustave, insomma, deve vincere più di una battaglia: quella professionale, quella politica e quella affettiva, in quanto avendo riavuto vicino l’indimenticata ragazza di gioventù, adesso sogna di tenerla accanto per sempre.

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E quando giunge il momento dell’inaugurazione del meraviglioso progetto ormai realizzato, con la magnifica Torre Eiffel alle spalle, ecco il giorno del trionfo del grande sognatore sul palco della cerimonia. Tra il tripudio della folla – sempre accodata alla moda del momento e quindi tornata ad applaudire – e i complimenti delle personalità accorse - sempre opportunistiche per riscuotere consensi – viene svelata al mondo la bellezza d’acciaio che dominerà Parigi da dove si voglia guardare e ne darà l’impronta indimenticabile. “Questa torre è Parigi, il suo prestigio, il suo ruolo nel mondo!

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Martin Bourboulon confeziona un bel film, sorretto dalla musica in crescendo e come d’abitudine incalzante firmata da Alexandre Desplat, da una eccellente fotografia e una cura speciale per i costumi e l’ambientazione, tutti da ammirare, ricreando l’atmosfera giusta per rivivere quel periodo e soprattutto quello straordinario avvenimento. Felice è anche la scelta degli attori principali, in particolar modo di quella faccia da schiaffi che è Romain Duris, attore eclettico che sa immergersi nella commedia e nei film più impegnativi (indimenticabile il suo Thomas di Tutti i battiti del mio cuore, di Jacques Audiard, 2005). In questa occasione è davvero bravo, in grado di passare dal portamento giocoso del periodo giovanile a quello serioso del grande imprenditore ingegneristico che deve saper risolvere i problemi tecnici e quello degli affetti rimasti impigliati. Il lato sentimentale e femminile è allietato da una bella sorpresa, la brava Emma Mackey, nota ai numerosi fans della serie Netflix Sex Education: il suo sorriso fatato (sembra la sorella di Margot Robbie) strega prima il giovane Gustave e poi lo spettatore e dimostra che sicuramente ha un futuro assicurato. La regia ha tutto sotto controllo ed evita accuratamente l’eccesso di retorica in cui si potrebbe cadere per una celebrazione come questa. Carica il carattere del protagonista ma solo nella giusta misura e lo celebra degnamente, mettendo in risalto le buonissime qualità di Romain Duris, qui in eccellente forma.

Vive la France et la République!


Riconoscimenti

2022 – Premio César

Candidatura per la migliore scenografia

Candidatura per i migliori costumi

Candidatura per i migliori effetti visivi


 
 
 

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