Erin Brockovich - Forte come la verità (2000)
- michemar

- 9 mar 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 8 ott 2021

Erin Brockovich - Forte come la verità
(Erin Brockovich) USA 2000, drammatico, 2h11'
Regia: Steven Soderbergh
Sceneggiatura: Susannah Grant
Fotografia: Edward Lachman
Montaggio: Anne V. Coates
Musiche: Thomas Newman
Scenografia: Philip Messina
Costumi: Jeffrey Kurland
Julia Roberts: Erin Brockovich
Albert Finney: Ed Masry
Aaron Eckhart: George
Marg Helgenberger: Donna Jensen
Tracey Walter: Charles Embry
Peter Coyote: Kurt Potter
Cherry Jones: Pamela Duncan
TRAMA: Erin Brockovich ha tre figli avuti da due diversi mariti. È una donna ancora giovane e appariscente, ma è disoccupata e non sa come dar da mangiare ai propri figli. Ha anche, e questo conta, un profondo senso della giustizia. Riesce a imporsi come aiutante in uno studio legale e, seguendo una pratica immobiliare, a scoprire che uno stabilimento del colosso industriale Pacific Gas & Electric ha immesso nelle acque di una cittadina cromo esavalente altamente cancerogeno.
Voto 7

Non è il solito film eroico tratto da una storia vera. Erin non ha nessuna delle caratteristiche dell’eroina, anzi Erin è piuttosto volgare (e non fa nulla per nasconderlo) e può sembrare perfino troppo "disponibile". È invece una donna profondamente onesta, che ha sofferto e soffre e non sopporta di veder soffrire gli altri. E invece di cercarsi un altro marito – perché in realtà ne ha abbastanza degli uomini - cerca un lavoro e incappa in un avvocato grasso, ruvido ma di buon cuore e si fa assumere da lui.

Comincia come una commedia il film, ma poi diventa drammaticamente serio e mentre lei è strizzata in minigonne e scollatura da capogiro, l’avvocato è corpulento e impacciato, e non sa mai azzeccare la cravatta giusta.
Non ci annoia mai, anche perché accuratamente il regista Steven Soderbergh evita lunghi dibattiti in tribunale, perché non è un legal-movie, anzi lei, la Erin, è sempre in giro con la sua auto scassata a cercare testimoni e prove per la battaglia legale, che diventa ben presto una sua battaglia personale. Forse inizialmente pochi credevano nella riuscita di questo film (sarà mica colpa di Soderbergh, che prende tutto come un gioco?) e invece l’impegno psicofisico della sempre bella Julia Roberts lo fa diventare un cavallo di battaglia per le lotte civili contro i tanti inquinamenti che ci stanno avvelenando.

Il gioco che conduce Julia Roberts è commovente: lei interpreta un personaggio forte, volitivo, una donna profondamente onesta, che ha sofferto e soffre e non sopporta di veder soffrire gli altri. E ci mette tutta se stessa nell’interpretarlo, è straripante, fino a raggiungere un traguardo, penso, per lei inaspettato ma meritato: un bell’Oscar. E come suo solito, Albert Finney non si fa attendere: anche stavolta il suo personaggio non si dimentica, ineguagliabile attore.






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