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Euforia (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 15 mag 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 feb

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Euforia

Italia 2018 dramma 1h55’


Regia: Valeria Golino

Sceneggiatura: Francesca Marciano, Valia Santella, Valeria Golino, con Walter Siti

Fotografia: Gergely Pohárnok

Montaggio: Giogiò Franchini

Musiche: Nicola Tescari

Scenografia: Luca Merlini

Costumi: Maria Rita Barbera


Riccardo Scamarcio: Matteo

Valerio Mastandrea: Ettore

Isabella Ferrari: Michela

Valentina Cervi: Tatiana

Jasmine Trinca: Elena


TRAMA: Matteo è un giovane imprenditore di successo, spregiudicato, affascinante e dinamico. Suo fratello Ettore vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono nati e dove insegna alle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell'ombra. Sono due persone all'apparenza lontanissime. La vita però li obbliga a riavvicinarsi e una situazione difficile diventa per i due fratelli l'occasione per conoscersi e scoprirsi sorprendentemente uniti, in un vortice di fragilità e tenerezza, paura ed euforia.


Voto 7


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Una cosa è certa: la Valeria Golino regista non ama i soggetti facili. Dopo lo scomodo argomento di esordio con Miele, eccola raccontare ed esplorare un’altra storia complicata. “Euforia è quella sensazione bella e pericolosa che coglie i subacquei a grandi profondità: sentirsi pienamente felici e totalmente liberi. È la sensazione a cui deve seguire l'immediata decisione della risalita prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre in profondità.


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I protagonisti sono due fratelli che più diversi non si può e che nella vita hanno deciso in qualche modo di perdersi. Matteo ama coltivare la sua personalità, fisica e sociale: è bulimico nel culto del corpo, il successo, l’attico, il denaro, la droga e il sesso. Il suo successo gli permette tutto ciò e lo attua senza pensare al dopo. Omosessuale dichiarato e senza remore, vive ovviamente in città. Chi meglio di Riccardo Scamarcio, attore e uomo sodale con l’attrice regista, può rappresentare un individuo del genere?


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Ettore invece è un uomo disilluso che ormai è sulla strada dell’accettazione dei propri fallimenti e non riesce a vincere la mancanza di coraggio per allineare il suo percorso, trascinando la sua vita nella piccola città di provincia dove è nato. E chi meglio di Valerio Mastandrea può essere una maschera vivente per un tipo di questo tipo? Sembra un film scritto (ad opera di Francesca Marciano e Valia Santella, oltre alla stessa Golino e la collaborazione di Walter Siti) su misura dei due attori. Accompagnano i due altre brave attrici del nostro panorama artistico: Jasmine Trinca e Isabella Ferrari.


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Tutto cambia, come pure il loro distaccato rapporto, quando il primo scopre la grave malattia dell’altro, quando cioè Matteo capisce che deve aiutare Ettore e gli si avvicina come non pensava avrebbe mai fatto. Le loro reciproche certezze sono in crisi e succede che il fratello più debole si lascia andare, si affida alle sicurezze dell’altro, si fa guidare, confidando sul fatto che sa come risolvere i problemi, vincere sulle avversità, controllando gli avvenimenti.


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Al contrario di ciò che succede più spesso nel cinema, è una storia difficile di uomini raccontata da tre donne, le sceneggiatrici appunto, e Valeria Golino è brava ad evitare i luoghi comuni tipici di questi casi, sferzando i due protagonisti a dare il massimo, in particolar modo Scamarcio, che va oltre le attese, forse alla sua migliore interpretazione. Dice la Golino: “Ispirandomi a fatti accaduti a persone a me care, mi sono avvicinata, insieme alle sceneggiatrici a questa storia come ad un oggetto fragile e prezioso, nel tentativo di tratteggiare, insieme ai protagonisti, anche la nostra contemporaneità. Un presente che sembra negare, rimuovere costantemente la transitorietà e irrazionalità proprie della condizione umana, spingendoci illusoriamente a credere di avere il controllo assoluto sulle nostre vite, sui nostri corpi, di poter vincere il tempo, fuggire il dolore. La malattia è, invece, proprio il luogo della fragilità, della caducità, ci mette di fronte ai limiti della nostra esperienza umana ma anche a quanto di più profondo e prezioso essa custodisce. E in questo senso porta i protagonisti a fare i conti con le proprie ipocrisie e a riconoscersi. Ettore e Matteo scelgono di non rimandare più il momento della consapevolezza, scelgono di tornare in superficie.


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Riconoscimenti

David di Donatello 2019

Candidatura per il miglior film

Candidatura per la miglior regista

Candidatura per la migliore sceneggiatura originale

Candidatura per il miglior attore protagonista a Riccardo Scamarcio

Candidatura per il miglior attore non protagonista a Valerio Mastandrea

Candidatura per il miglior musicista

Candidatura per il miglior montatore

Candidatura per il David Giovani



 
 
 

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