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Femme fatale (2002)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 mag 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 mag 2022


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Femme fatale

Francia/Svizzera/USA 2002 thriller 1h54’


Regia: Brian De Palma

Sceneggiatura: Brian De Palma

Fotografia: Thierry Arbogast

Montaggio: Bill Pankow

Musiche: Ryūichi Sakamoto

Scenografia: Anne Pritchard

Costumi: Olivier Bériot


Antonio Banderas: Nicolas Bardo

Rebecca Romijn: Laure Ash / Lily

Peter Coyote: Bruce Watts

Eriq Ebouaney: Black Tie

Edouard Montoute: Racine

Rie Rasmussen: Veronica

Thierry Fremont: Serra

Gregg Henry: Leonard

Daniel Milgram: Pierre / Bartender

Eva Darlan: Irma

Jean Châtel: Jean

John Stamos: agente


TRAMA: Laure Ash è una ladra di gioielli e una manipolatrice abilissima. Sette anni dopo un furto clamoroso, torna in Francia, a Parigi, inseguita dai vecchi complici che ha raggirato e che la rintracciano attraverso la foto di un paparazzo.


Voto 7

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Le scene inziali sono quelle di un clamoroso furto di un prezioso gioiello d’oro e diamanti del valore di 10 milioni di dollari che non avviene nella maniera tradizionale ma mediante una seduzione erotica tra due donne, in uno delle toilettes del Palais du Cinema dove si svolge il Festival di Cannes: il gioiello a forma di serpente è al collo di Veronica, una bellissima fotomodella e l’altra donna, Laure, fa parte di una banda che ha architettato il piano per il clamoroso colpo. Quando il team che l’accompagna si trova alle strette, lei decide di fare tutto da sola. Sembra l’inizio di un normale film di azione ed invece Brian De Palma, maestro assoluto del sexy-thriller, porta a passeggio lo spettatore per tutto il film e riserva non poche sorprese, come sua abitudine.

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Il regista ci fa fare un salto di sette anni a Parigi, dove la ladra incrocia nel suo destino un fotoreporter a caccia di scoop, e dove – ecco l’imprevedibile – viene scambiata per un’altra donna, identica a lei, una sosia, Lily, sconvolta dalla morte del marito e del figlio. In una sua foto viene riconosciuta da uno dei membri della banda, uscito di prigione, e il vorticoso bailamme degli eventi trova maggior forza per una trama che non conosce pause e soprattutto riserva non poche sorprese.

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Potrebbe essere un buon thriller ed invece il prolifico Brian De Palma ne fa non solo un omaggio al noir classico (da notare che film che viene proiettato in apertura dal televisore della stanza è un film noir del 1944, intitolato La fiamma del peccato (di Billy Wilder), la cui protagonista rispecchia il classico ruolo di dark lady, Barbara Stanwyck), non solo continua a prendere spunti dal suo punto di ferimento chiamato Hitchcock, ma dà modo ancora una volta di scatenare la sua proverbiale verve di virtuoso della cinepresa, con continui voli che disegnano traiettorie in luoghi e attorno ai personaggi misteriosi, che non si comportano mai come ci si aspetterebbe. Un susseguirsi di immagini e frasi che si leggono anche se non pronunciate, e poi ancora suspense e ossessioni voyeuristiche, anche se son passati tanti anni da Omicidio a luci rosse, il cui titolo originale è Body Double, un doppio corpo proprio come succede tra queste due donne tanto uguali.

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L’incontro tra la affascinante bionda ed il fotografo scatenerà scintille, ma è difficile prevedere chi la spunterà e non resta che rimanere immobili in trepida visione per scoprirlo. E come ogni noir che si rispetti, il perno centrale è la donna, la femmina desiderabile, è la femme fatale, bionda come Dio comanda (la attraente Rebecca Romijn), mentre il maschio Nicolas (Antonio Banderas) passa in secondo piano, perché forse l’attore non è il più indicato, chissà.

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Puro cinema per gli occhi, elegante, sinuoso come la protagonista: il film di Brian De Palma è un thriller sexy che si avvolge su se stesso in un seducente inganno e con abbondante uso dello split screen: quando il regista ci induce a credere che ci stiamo avviando verso il finale ci capovolge la realtà, che è tutta ancora da vivere. La trama riprende dall’inizio e torna prepotente l’arrangiamento di Ryūichi Sakamoto, secondo il suo stile, del Bolero di Ravel.

“Mi scusi, lei ha un’aria così familiare, non ci siamo già incontrati da qualche parte?

“Soltanto nei miei sogni.”

Maledetto De Palma! Che figlio di…


 
 
 

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